Oggi 5 aprile si celebra San Vincenzo Ferreri, in valenciano Vicent Ferrer, frate domenicano e predicatore apocalittico.
San Vincenzo, nato a Valencia il 23 gennaio 1350 e scomparso il 5 aprile 1419 a Vannes in Bretagna (dove sono tuttora custodite le sue spoglie mortali) fu proclamato santo da papa Callisto III nel 1455 e il suo culto confermato da papa Pio II con una bolla del 1458.
Il nome Vincenzo deriva da Vincens, cioè vincente, colui che vince il male, qualunque esso sia. S. Vincenzo, protettore in particolare degli orfani, delle vedove e dei poveri ma anche dei muratori e dei costruttori, è patrono di Lisbona e di innumerevoli città e paesi.
Insigne studioso, autore di molti trattati e predicatore di grandissima fama, San Vincenzo è ricordato perciò dalla Chiesa in modo particolare per il suo impegno nella ricomposizione dello scisma d’Occidente, militando nel partito benedettista fino alla revoca dell’obbedienza al papa Luna da parte del re d’Aragona.
Dotato di un forte carisma personale, Vincenzo Ferreri si immedesimava a tal punto nel suo ruolo da autodefinirsi l’angelo dell’Apocalisse. Condusse sempre vita austera e attraversò gran parte dell’Europa a piedi, compiendo decine di miracoli al giorno tra i più disparati facendo sì che la sua popolarità fu grandissima per i secoli a venire.
Fu l’unico santo della Chiesa ad essere stato canonizzato dopo il riconoscimento di più di ottanta miracoli, testimoniati da migliaia di deposizioni al suo processo di canonizzazione.
Il suo culto, sin dai tempi più remoti, è diffuso non solo in Spagna ma in tutto il mondo, in particolare nelle zone che hanno avuto contatti con la Spagna e con l’Ordine domenicano, come l’America latina e soprattutto l’Italia meridionale, dove è considerato quasi come un santo italiano e il nome Vincenzo e Vincenza sono tuttora molto diffusi.
Ancora oggi l’intercessione del santo è invocata dai contadini per i benefici del raccolto, contro i fulmini e i terremoti e per allontanare le malattie gravi.
San Vincenzo Ferreri è raffigurato con l’abito domenicano, saio bianco e mantello nero, con l’indice della mano rivolto verso il cielo e la fiamma dello Spirito Santo ardente sul capo. Molto spesso stringe una croce o regge un giglio oppure un libro, spesso è circondato da nuvole e angeli.
A Lamezia Terme si può ammirare nella chiesa di San Domenico, antico convento domenicano, il quadro di pregevole fattura raffigurante San Vincenzo Ferrer che predica ad un gruppo di eretici.
San Vincenzo è patrono di molti paesi e città e a lui sono dedicate chiese, santuari e bellissime feste. Molto nota e particolare quella di Amendolara, in Calabria, che si svolge l’ultima domenica di aprile da oltre 500 anni coinvolgendo l’intera popolazione.
In onore di San Vincenzo si costruiscono delle enormi pire da bruciare, i fucarazzi (che rappresentano il fuoco dello spirito Santo, lo stesso che circonda il capo di San Vincenzo) fatti con migliaia di fascini di ulivo disposti attorno ad un altro tronco di pino fissato da funi ai bordi delle strade che vengono accesi e benedetti.
La celebrazione, probabilmente all’origine un rito arboreo pagano, dura due giorni e prevede il passaggio di questa che è una processione laica, con la particolarità dei cosiddetti puntilli, barriere umane che al passaggio del corteo (che va insieme alla banda verso i vari fuochi) cercano di impedire l’accesso agli altri con movimenti sincronici accompagnati da canti e cori fino a liberare la strada.
Annamaria Persico (articolo già pubblicato il 5 aprile 2018)
