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5 novembre 2018

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A Lamezia bagno di folla per Lucano: «Ho provato a raccontare una Calabria diversa, Riace ha già vinto»


Nonostante il maltempo da allerta arancione, centinaia di persone hanno gremito la sala e anche i corridoi della parrocchia di San Francesco di Paola di Lamezia Terme per ascoltare Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, creatore del modello di accoglienza famoso in tutto il mondo, attualmente sospeso e sottosposto al divieto di dimora nel suo Comune, con l’accusa reati amministrativi e favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

L’incontro, organizzato dall’associazione Graziella Riga e inserito nella manifestazione #Riace4Nov – Poesie che accolgono svoltasi in contemporanea in decine di città in Italia e in Europa, è iniziato con i versi di Preghiera laica di Erri De Luca e Ceneri tratta da un poema di Jalloun sulla guerra in Iraq.

La scrittrice Daniela Grandinetti ha quindi presentato l’iniziativa, che nasce dall’esigenza di confronto e di partecipazione fortemente avvertita da tanti, concretizzatasi poi nella grande manifestazione del 5 ottobre a Riace. «Eravamo migliaia», ha spiegato Grandinetti, «dagli scouts e gli studenti, ai sindacati a famigliole con bambini, laici e cattolici, senza etichette e uniti in nome di un’idea».

E’ stata la volta quindi di Antonio Saffioti, che ha ringraziato Lucano e ha parlato dell’emergenza che «non è l’immigrazione come vorrebbero farci credere, ma magari la situazione idrogelogica dell’Italia che continua a fare i morti». Padre Vincenzo Arzente dell’Ordine dei minimi ha salutato e ringraziato Lucano, dicendo scherzosamente: «Se la può consolare, sappia che San Francesco di Paola è stato arrestato tre volte», e richiamando il senso di responsabilità verso gli altri a cui tutti sono chiamati, cristiani e laici.

La docente universitaria Giovanna De Sensi Sestito, dopo un bellissimo excursus storico sull’emigrazione, fenomeno che è sempre esistito, che ha disegnato la Storia in ogni senso, e che «mai nessuno è riuscito a fermare, nè con le armi nè con il filo spinato», ha augurato a Lucano «un giudizio equo, alla maniera degli antichi, un giudizio empatico che tiene conto di tutto».

Mimmo Lucano ha quindi risposto alle domande del giornalista Carlo Macrì del Corriere della sera con la consueta semplicità e in alcuni momenti anche tensione ed emozione, nel raccontare alcuni episodi. Dagli albori, quando «fu il vento a portare sulla costa i primi curdi» ed era un semplice volontario di un’associazione, all’esperienza di sindaco, all’amicizia e al segno lasciato dal vescovo di Locri Bregantini, pur essendo Lucano «non di sinistra, ma di estrema sinistra», alla nascita degli Sprar, al rapporto con le istituzioni fino all’attuale vicenda giudiziaria.

«Riace ora è ridotta ai minimi termini», ha detto Mimmo Lucano, «ma la vittoria già c’è stata. Calabresità è anche antropologia dei luoghi che sono segni della storia, l’accoglienza è nel nostro Dna. Questo fa la differenza fra noi e il Nord, questo può far andarci orgogliosi di essere calabresi. Ho sbagliato, certo, ma ho provato a dimostrare che la Calabria non è solo mafia, che c’è una speranza perchè il nostro non è un destino ineluttabile. Non sono perfetto e sicuramente ho fatto tanti errori».

A conclusione della serata il saluto dell’ex sindaco di Lamezia Gianni Speranza e la cantastorie Francesca Prestia ha concluso la serata proponendo un video e brano dedicato a Riace.


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