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28 settembre 2018

News

A proposito dell’alunno disabile, con la faccia al muro…


Un bimbo disabile messo a sedere nel banco con la faccia al muro, con le spalle alle maestre e ai compagni, all’interno di una scuola che porta il nome di Maria Montessori non è un fatto facilmente digeribile per chiunque aspiri ancora nel cambiamento, non di facciata, del sistema scolastico e formativo italiano.

C’è, purtroppo, da osservare come, nonostante tantissimi tentativi, anche encomiabili, si continui a lavorare per cooptazioni e normalità e non per rispetti e diversità, dove l’attenzione per le diversità può portare a mettere in discussione tante cose: le didattiche prevalentemente direttive, in primo luogo, che negano agli alunni meno fortunati (disabili, BES, etc.) la possibilità di seguire percorsi educativi condivisi in classi organizzate anche per loro e non soltanto per chi è capace di camminare da solo; i dirigenti scolastici, salvo le rispettabili eccezioni, ormai relegati al ruolo di capi azienda che vivono il rapporto con la didattica come un fastidio tipico di una impegnativa orticaria, dove tutto va bene se le carte sono a posto e qualsiasi iniziativa che turbi il sonno della normalità, come costruire un’aula organizzata per rimuovere ogni sorta di barriera pedagogica, viene mal digerita.

In tale contesto pedagogico e culturale fa più scandalo, ed è anche comprensibile che sia così, il bambino disabile con la faccia al muro e con le spalle al sole, immagine plastica della resa alla difficoltà dell’handicap, della totale assenza di ripensamento: dell’attuale modello pedagogico; dell’organizzazione scolastica; della dinamica dei curricoli; del punto di vista dell’alunno anche di quello che non sa e non può chiedere, ma che, anche col silenzio, esprime dei bisogni; del ruolo degli insegnanti esposti in vetrina quando sbagliano; del rapporto col territorio che invoca disperatamente di uscire dal modello scuolacentrico per entrare nel modello dedicato alla persona. Sì, proprio alla “persona” anche di quella con la faccia al muro sul cui profilo, tra le carte diligentemente compilate, probabilmente risuona la frase «L’alunno è perfettamente integrato».
Fiore Isabella
insegnante di Lamezia Terme


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