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20 febbraio 2018

News

Abramo, Lamezia Terme e i Commissari


Il Sindaco di Catanzaro ci aveva proprio provato a scagliare un bel sasso. Ma dopo la precisazione del Commissario Alecci ha subito ritirato la manina. Non lo abbiamo capito, poverino: voleva solo rendersi utile, prestandoci un po’ dei suoi «super» burocrati.

La Commissione Straordinaria ha poi fatto a meno della sua carità pelosa, riuscendo alla fine a trovare le necessarie risorse umane dentro e non fuori del nostro Comune.

Ma la vicenda non può comunque esimerci da una attenta riflessione sul perché Abramo volesse istaurare una sorta di Protettorato su Lamezia, nonostante lui sia alle prese con i soffitti della Sala consiliare che gli cadono in testa, venga da un clamoroso flop della raccolta differenziata, non riesca a completare un indispensabile depuratore e, subito dopo aver fatto deliberare al Consiglio comunale la sistemazione in centro storico del nuovo ospedale Pugliese, abbia ora deciso con Tallini e company di costruirlo a Germaneto. In sintesi, nonostante sia il Sindaco di una amministrazione comunale che non è proprio un grande esempio di affidabilità.

Perché allora Abramo ha creduto che fosse l’occasione buona per far decidere a Catanzaro i destini di Lamezia su temi cruciali come «acqua, rifiuti, distribuzione del metano, aeroporto e sanità»?

Di sicuro ha colto lo stato si debolezza di una città annichilita dal fatto che i suoi amici lametini di centrodestra ci hanno regalato il terzo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.

Ma non è tutto. C’è anche che Catanzaro è al momento in crisi di astinenza rispetto alla allegra gestione dell’aeroporto, ha urgenza di consolidare l’accentramento sul suo territorio di tutti i servizi sanitari stroncando ogni pur pallida ipotesi di sviluppo del nostro ospedale, è in difficoltà per acqua, depurazione, rifiuti e vorrebbe asservirci ai suoi interessi, fiuta il business della distribuzione del metano e vorrebbe assumerne la leadership.

Certo, la nostra debolezza è reale.

Nonostante il caos in cui ha trovato la gestione amministrativa, la terna commissariale si è inventata una specie «straordinaria» (per noi che ci siamo ormai tristemente abituati) di due «commissari a scavalco» che, invece di stare a Lamezia giorno e notte per adempiere al loro (immaginiamo ben remunerato) mandato di risanamento, vengono in città un paio di giorni a settimana.

Ci sta pure toccando di sperimentare una, anch’essa «straordinaria», specie di commissario/sindaco lasciato ad operare da solo, senza assessori e senza, o quasi, dirigenti.

E in questi primi tre mesi i Commissari Straordinari, invece di ascoltare le tante associazioni che innervano il tessuto civile della città e come le nostre sono da tempo in lista d’attesa, hanno preferito incontrare personaggi che si trovano citati nelle relazioni degli scioglimenti per mafia, così finendo per accreditarli come salvatori della patria.

Ma una netta inversione di rotta è ancora possibile. E Prefetto e Ministro che ce li hanno mandati hanno il dovere di affiancare i tre Commissari con atti concreti, reperendo risorse e persone per dare risposte ai tanti problemi che assillano la città e così evitare che quegli stessi che ci hanno infilato per l’ennesima volta in questo buco nero assurgano ora a paladini e difensori della città.
Nicolino Panedigrano (AmoLamezia)
Felice Lentidoro (Cittadinanzattiva)
Giuseppe Gigliotti (Italia Nostra)


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