cane in città
21 febbraio 2017

News

Animali in città. Il rapporto di Legambiente evidenzia enormi differenze fra i territori


Ammonta a 245 milioni l’esborso dichiarato, nel 2015, dalle Amministrazioni comunali (144 milioni) e dalle Aziende sanitarie locali (101 milioni) per la gestione degli animali (d’affezione e non) nelle nostre città.

Sicuramente troppo rispetto ai risultati raggiunti, se si considera che solo il 12% dei Comuni e il 43% delle Aziende sanitarie locali che hanno risposto al questionario inviato da Legambiente per stilare il suo rapporto Animali in città ottengono la sufficienza.

Troppo anche perché buona parte dei costi (l’80% per i Comuni) è assorbita dai canili rifugio, strutture indispensabili secondo il modello attuale, ma fallimentari rispetto al benessere animale e alla prevenzione del randagismo.

Animali in città valuta i servizi che le Amministrazioni comunali e le Aziende sanitarie locali dichiarano di offrire ai cittadini che hanno animali d’affezione e, in generale, per la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici.

In altre parole, cerca di mettere in luce se e come gli enti preposti a regolamentare, gestire e controllare si siano adeguati al cambiamento culturale che negli ultimi 20 anni ha visto quadruplicare i cani e i gatti nelle case degli italiani.

È un lavoro complesso, che incrocia numerosi parametri e indicatori e restituisce una situazione sul territorio fortemente disomogenea. Anche perché le competenze in materia sono demandate a Regioni e Comuni e, al netto della legge per la tutela di cani e gatti (la 281 del 1991), non esiste una legge nazionale che regolamenti in modo unitario la convivenza tra uomini e animali negli 8.000 comuni italiani.

L’indagine di Legambiente, quest’anno alla sesta edizione, nasce dalla convinzione che alcune delle principali sfide che interessano la complessa e plurale relazione che abbiamo con gli animali si giochino nelle aree urbane, dove la convivenza, sempre più stretta, con gli animali ha bisogno di essere pensata e governata in modo nuovo. Per il benessere di uomini e animali.

Al questionario inviato da Legambiente a tutte le Amministrazioni comunali italiane e a tutte le Aziende sanitarie locali (27 domande per i Comuni, 20 per le Asl, raccolta dati online da aprile a ottobre 2016, su dati consuntivi del 2015) hanno fornito risposte complete 1.107 Comuni e 80 Asl, per le quali è stata condotta l’analisi.

Rappresentano rispettivamente il 13,8% delle 8.018 Amministrazioni comunali italiane (e sono responsabili per i servizi di 17.994.107 cittadini) e il 54,4% delle 147 Aziende sanitarie locali (responsabile dei servizi per 4.983 tra comuni e/o circoscrizioni e 37.309.574 cittadini). La capitale non ha fornito risposta.

Il 39,3% delle Amministrazioni comunali ha dichiarato di aver attivato l’assessorato e/o l’ufficio dedicato al settore. Il 98,7% delle Aziende sanitarie locali ha risposto di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in tre casi anche l’ospedale veterinario).

In queste strutture le Amministrazioni comunali dichiarano di impegnare complessivamente 705 persone (in media 0,6 unità a città) e le aziende sanitarie locali 594 persone (media 7,4 unità per azienda).

Teoricamente, dunque, più di un terzo dei Comuni e la quasi totalità delle Aziende sanitarie locali dovrebbe essere in grado di fornire risposte adeguate, ma non è così. Solo 3 città (0,3% del campione) – Terni, Peschiera Borromeo (MI) e Formigine (MO) – totalizzano i punti necessari a raggiungere una performance ottima. Ventidue città (il 2% del campione) ottengono una performance buona, 132 città (l’11,9% del campione) una performance sufficiente.

L’anagrafe canina (l’unica anagrafe obbligatoria ad oggi per gli animali in città) è lo strumento principale per conoscere le presenze dei cani padronali sul territorio.

È di competenza delle Aziende sanitarie locali, fatta eccezione per le regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove l’obbligo di tenerla ricade sui Comuni. La media nazionale è di un cane registrato ogni 7,19 cittadini.

Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Emilia Romagna e Veneto risultano le regioni più virtuose in quanto a registrazioni (con un cane ogni 4 abitanti circa). In fondo alla tabella, Puglia (un cane registrato ogni 10,86 abitanti), Sicilia (12,2) e Calabria (17,91).

Tra le città capoluogo che hanno risposto al questionario, in negativo ci sono Catanzaro (1 cane ogni 463,5 residenti) e Lecce (1 ogni 218,5), in positivo Macerata (1 ogni 2,7) e Arezzo (1 ogni 4,1). Tra le Aziende sanitarie, quelle che dichiarano di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti all’anagrafe canina nel proprio territorio sono il 96,2% per una media di un cane ogni 6,98 cittadini.


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