Un’antica leggenda calabrese narra che il telaio fu inventato dal Demonio non perchè fosse utile alla donna, ma solo per farla impazzire. Pare che i primi telai, quelli escogitati appunto dal Maligno, apparentemente erano perfetti però mancavano le verghe atte a regolare l’ordito e ad impedire che i fili si aggrovigliassero e per questo le tessitrici perdevano la testa ad annodare e riannodare i fili che si spezzavano continuamente.
Un giorno Sant’Anna, donna buona e concreta, andò a far visita ad una sua amica, tessitrice a San Martino di Finita, in provincia di Cosenza, e la trovò arrabbiata ed esasperata proprio per i fili del suo telaio che si aggrovigliavano sempre e che non riusciva a districare in nessun modo, pur dedicando al lavoro gran parte del suo tempo. Sant’Anna studiò per bene il telaio, trovò il difetto e aggiunse le verghe al posto giusto, trasformando quella che era una maledizione in un prezioso strumento di lavoro.
Il Demonio si ritirò in buon ordine, ma riuscì comunque a lanciare un sortilegio contro le laboriose tessitrici per danneggiarle e farle faticare il più possibile: una volta fatta l’annodatura iniziale dei fili, le donne non avrebbero mai dovuto interrompere il lavoro senza prima chiudere la bocca dell’ordito, chiamato anche passo, che è il varco che si apre tra i fili d’ordito in un telaio per permettere l’inserimento del filo di trama.
Se l’avessero fatto, tutti i bambini della casa sarebbero rimasti con la «bocca aperta», cioè muti per sempre.
Annamaria Persico