panorama da canterelle
20 gennaio 2017

News Lamezia e lametino

Cantarelle: la valle lametina del Santo Graal


L’Associazione Santi 40 Martiri, nelle incursioni fotografiche fatte in questi periodi di nevicate anche sulle alture delle zone lametine, è stata incuriosita dal simpatico nome che porta una frazione montana nel territorio dell’ex comune di Sambiase, ovvero «Cantarelle».

Questa frazione si trova circa a 700 metri sul livello del mare e si raggiunge facilmente salendo dal quartiere di Caronte, passando dalle terme e dall’anfiteatro del Parco Mitoio, risalendo, infine, il verde tetto del Parco Difesa, costeggiando lo storico Fiume Bagni.

Il nome Cantarelle – simpatico, quanto curioso – racchiude tanti significati: gastronomicamente le «Cantarelle» o «Cantarella» sono un dolce tipico romagnolo molto apprezzato; anticamente, invece, la cantarella è una variante dell’arsenico, molto efficace e difficile da rintracciare, ottenuto cospargendo l’arsenico nelle viscere dei suini e poi facendole essiccare, per macinarle successivamente.

Si presenta come una polvere bianca simile allo zucchero, è un veleno molto tossico che provoca la morte, tra atroci tormenti, in 24 ore. Secondo alcuni fu l’arma di cui si servì la famiglia Borgia, ed in particolare Lucrezia Borgia.

Un’idea che ci eravamo fatti, era anche quella che questo nome fosse stato simpaticamente attribuito a questa porzione di territorio in quanto a Cantarelle vivevano moltissime famiglie di cognome Gallo, e siccome i galli cantano perché non chiamare questo posto con un nomignolo simile alla parola cantare!

Ma, tralasciando le curiosità, abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla vera ricerca etimologica di questo curioso nome, accostandola a quelle che sono le caratteristiche storiche e morfologiche di questa frazione.

Storicamente infatti questa frazione sembra non essere molto antica, nell’800 era conosciuta in gergo come schicciu da fhurcedda o meglio località Forcella. Perché questo nome? Forcella era inspiegabile per noi fino a quando non domandammo agli abitanti locxali, che ci spiegarono che questo termine stava ad indicare, in tempi passati, il fiume Bagni e i suoi due affluenti.

In passato, infatti, in queste zone la vegetazione non era così selvaggia come oggi e dall’altura di Cantarelle era possibile vedere dal lato destro e sinistro rispettivamente i torrenti Carpinà e Carìa gettarsi liberamente dai monti per fondersi a valle – esattamente nella frazione di Miglierina – per far nascere il fiume Bagni, una vera e propria forca o forcella fatta d’acqua. Studiando questo luogo dal punto di vista morfologico ci siamo accorti che Cantarelle si trova esattamente al centro della valle del Bagni, e dalla sua posizione è possibile in effetti seguire il corso dei torrenti Carpinà e Carìa scendere (confluendo nel Bagni) fino al centro urbano.

Altro particolare notevole è che – non essendo molta alta e posta al centro della vallata – si nota come da un lato della zona parta un braccio montuoso che è quello del Monte Mitoio, con le frazioni Vallericciardo Inferiore ed Acquafredda, mentre dall’altro versante vi siano le frazioni montane di Carìa, Acquadauzano e Gabella.

Sembra quasi come essere in un largo recipiente dai prominenti bordi, quasi un bicchiere o una tazza dove tra grotte nascoste, chiese bizantine, nascondigli dei briganti e antichi santi sentieri si contiene la storia in quasi tutti i suoi passaggi. Arrivati a questo punto abbiamo ricercato fonti etimologiche sulla parola Cantarelle, e qui siamo rimasti sorpresi da quello che abbiamo trovato!

Consultando un dizionario di latino ci siamo imbattuti nel termine Cantharellus, diminutivo di canthărus «coppa, calice, tazza» o kantharos dal greco κάνθαρος, che era una coppa per bere diffusa in ambito greco ed etrusco; quindi probabilmente questa frazione fu anticamente chiamata Kantharos fino a diventare Cantarelle, per indicare un panorama e una posizione che davano l’impressione di stare in una sorta di recipiente: un calice o una coppa che si colmava della bellezza di un paesaggio ancestrale, riversando poi tale splendore nella valle.

Una sorta di Graal che traboccando travasava le sue acque, tramite il percorso del fiume Bagni, sull’antica piana rendendo splendida e fertile la nostra terra; e ancora odiernamente, proprio come allora, la discesa di quelle acque raggiunge la valle e la pianura, esattamente come i racconti degli uomini che nel passato ne decantarono le bellezze le storie e le leggende oggi a noi ancora giungono.
Associazione Santi 40 Martiri


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