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13 maggio 2022

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Champions League: perché le squadre italiane fanno fatica?


Sono ormai cinque anni che una squadra italiana non partecipa a una finale di Champions League. Era l’edizione 2016-2017 e la Juventus del primo ciclo di Allegri veniva sconfitta senza appello dal Real Madrid di Cristiano Ronaldo allenato dall’ex di turno Zidane. Nelle ultime cinque edizioni inoltre nessun club del nostro Paese è riuscito ad accedere a una semifinale della maggiore competizione calcistica europea maschile. I motivi sono diversi e non tutti riconducibili alla forza economica di altri colossi, come le inglesi Manchester City e Paris Saint Germain.

 

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La variabile della panchina “lunga”, ma non solo

Uno fra i principali motivi per cui le squadre italiane soffrono nelle competizioni europee è la mancanza di ricambi di qualità. Se infatti Inter, Milan, Juventus e Atalanta, le ultime italiane ad aver partecipato alla Champions, possono contare su almeno 12/13 calciatori di primo livello, lo stesso non si può dire per gli uomini in panchina. Inoltre, con la regola dei cinque cambi per partita introdotta nel 2020, le sostituzioni sono diventate fondamentali, e se il Real Madrid ha raggiunto l’ennesima finale della sua storia illustre, ciò lo si deve soprattutto ai goal e alle prestazioni di uomini subentrati a gara in corso. Il discorso della panchina lunga è sicuramente anche legato alla disponibilità economica, ma non dipende soltanto da ciò. Squadre come il Villarreal o l’Atletico di Madrid non hanno né più né meno possibilità economiche rispetto a team come Juventus e Inter.

Manca il lavoro sulle nuove leve

Il calcio italiano non vince un titolo europeo dal 2010 a livello di club, mentre l’europeo vinto dalla nostra nazionale nel 2021 è parso come un piccolo sussulto positivo, prima della seconda eliminazione consecutiva da un mondiale avvenuta per mano della Macedonia del Nord. In Italia al momento il problema fondamentale è non aver “prodotto” cambi di qualità dopo la generazione di fenomeni che ci ha portati sul tetto del mondo nel 2006, ed è uno dei motivi per cui anche sulla nazionale di Mancini le quote e gli esperti di scommesse nutrono forti dubbi sia per ciò che concerne il percorso nella Nations League 2022-2023 che terminerà il 18 giugno del 2023, sia per la qualificazione ai prossimi europei di calcio 2024 che si terranno in Germania. Comunque vadano queste partite preliminari, è sicuro che il mondiale del Quatar sarà seguito con passione dagli amanti di calcio italiani che potranno guardare i match nazionali e puntare sui loro preferiti con le scommesse Italia live, nonostante la sentita mancanza del team azzurro in questa occasione.

Difatti il problema principale sottolineato più volte anche dal CT Mancini è la mancanza di nuovi talenti in Serie A, mancanza dovuta al poco “coraggio” da parte di società e tecnici nel lanciare subito ragazzi interessanti. In Italia, da sempre, esiste il costume di mandare i giocatori all’inizio della loro carriera a, come si suol dire, “farsi le ossa” in Serie B o addirittura in Serie C, cosa che invece non accade all’estero, dove anche in squadre blasonate riusciamo a trovare calciatori di 20 anni.

 

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Fabio Capello, grande conoscitore di calcio e allenatore che la Champions League l’ha vinta con il Milan nel 1993-1994, in una recente intervista al Corriere dello Sport ha aggiunto un’altra chiave di lettura interessante sul perché della sofferenza dei club italiani in Europa. Il discorso del tecnico friulano ha avuto come oggetto l’arbitraggio, che in Italia ha la tendenza a “spezzettare” il gioco e a interrompere il ritmo, mentre in Europa si fischia molto meno. Questa differenza di direzione della gara farebbe, secondo Capello, arrivare le squadre italiane impreparate in Europa, dove i ritmi sono nettamente più alti e i contatti molto più permessi.


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