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23 aprile 2016

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Collettiva AutonoMIA: Agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria orrori non errori e i nostri corpi solo carne da macello


Attonite apprendiamo l’orrore che si è consumato nel reparto di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria ai danni di donne e bambini, episodi che vanno ben oltre un caso di mala sanità.

Danni permanenti procurati per incompetenza ed incuria su donne e neonati, parti terminati con decessi di neonati sani, procurati aborti senza il consenso delle donne, lesioni irreversibili causate da imperizia o fretta, pazienti maltrattate o ferite durante gli interventi… tutto accuratamente coperto da cartelle cliniche falsificate.

Ci indigna assistere ancora una volta a situazioni in cui il corpo delle donne viene violentato, oggettivizzato, uteri e vagine decontestualizzate dalla persona: carne da macello. Medici che risultano ufficialmente obiettori di coscienza ed esprimono giudizi di condanna sulle donne che, per loro scelta, ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza che invece decidono, in «delirio di onnipotenza» sulla vita e la morte di un nascituro all’insaputa della madre.

Storie di violenza e sopraffazione inaudite, quelle di cui si sta venendo a conoscenza in queste ore, un giuramento di Ippocrate messo sotto i piedi e calpestato senza nessuna coscienza. Donne considerate come oggetti su cui poter operare senza un minimo di umanità e ridendoci sopra, questo emerge dalle intercettazioni, nonostante i gravi e spesso irreversibili danni procurati.

Ci chiediamo quindi dove fossero i responsabili, tutti quelli che, oltre gli inquisiti, ruotavano intorno ai suddetti? E’ possibile che nessun’altro abbia visto e capito quello che stava succedendo? Possibile che l’omertà e la paura di ritorsioni, lavorative o altro, ci faccia dimenticare la nostra condizione di esseri umani e le responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti degli altri?

Complicità e silenzi non fanno da semplice contorno agli orrori di cui siamo venute a conoscenza, non sono meno gravi di quel Silenzio e di quella Complicità che circondano giorno dopo giorno i fenomeni mafiosi.

Il «girarsi dall’altra parte», il «fare gli struzzi» è diventato per la nostra città una modalità comportamentale usuale e sistemica che va combattuta e che rigettiamo. Gli Ospedali dovrebbero essere luoghi di cura e di attenzione nei confronti di chi purtroppo, suo malgrado, si ritrova nelle condizione di paziente, luoghi in cui si dovrebbe avere certezza di Competenza, Professionalità ed Umanità, tre qualità che sicuramente non appartengono ai «professionisti» in questione.

Come donne e come cittadine ci sentiamo parte lesa ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle vittime di queste atroci violenze e alle e ai professionisti che, al contrario, svolgono il loro lavoro egregiamente e tra mille difficoltà in una sanità allo sfacelo. Ci uniamo inoltre alle richiesta della magistratura affinché si superi il muro del silenzio e dell’ omertà: chi è a conoscenza di altre «situazioni sommerse» parli, chi ha subito danni denunci ed abbia il coraggio di scegliere da che parte stare.

Facciamo in modo che non si possano sentire più medici che pronunciano queste frasi: «Mamma che scempio! Che scempio! povero a chi ci capita, mannaia la buttana ah?».
Collettiva AutonoMIA Reggio Calabria


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