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28 giugno 2017

News Calabria

Dove va la Sanità calabrese? Bisogna impedire che il servizio pubblico soccomba al privato


Bisogna scongiurare che il nostro Servizio sanitario pubblico soccomba di fatto al privato. I tempi di attesa biblici e il costo del ticket insostenibile mettono a serio rischio i livelli di assistenza minima. Un 30% di cittadini proprio per queste cause rinuncia a curarsi. Il diritto alla cura e alla salute nel nostro Paese non è più garantito.

Fa assai specie che per una visita, se prenoti tramite i canali normali, devi attendere mesi e mesi. Se decidi di rivolgerti al privato e puoi pagare, persino nello stesso ospedale, dopo un paio di giorni un posto lo trovano. Non è davvero etico e giusto. Chi vive in condizioni poco agiate è escluso dal diritto alla salute.

E’ un dovere garantire un servizio sanitario che non lasci indietro nessuno e che anzi riduca le diseguaglianze, che purtroppo esistono, garantendo pari opportunità per le persone ovunque esse risiedano e si trovino e di qualunque estrazione sociale siano.

La Calabria, e di conseguenza Lamezia Terme, ha raggiunto in questi ultimi anni una soglia di assistenza sanitaria pessima. Gestita dal Governo centrale attraverso un Commissario ad acta, ha moltiplicato in maniera vertigionosa le inefficienze senza ridure gli sprechi e tagliando in maniera vergognosa i servizi. Il caso di malattie infettive e della Tin a Lamezia Terme sono emblematici di una gestione arruffona.

Dopo anni che la Regione Calabria è entrata nel cosiddetto Piano di rientro la situazione risulta peggiorata e la gestione accentratrice ha dimostrato,come non conoscere la realta’ in cui si opera, produce effetti devastanti.

Le capacità professionali del personale non si sono nel tempo adeguate alla nuova domanda di salute, vedi riduzione della complessità della casistica, incremento delle fughe di cervelli, aumento della cosiddetta medicina difensiva, blocco del tournover.

E’ venuta fuori una linea di intervento che ha determinato una distribuzione dei Presidi ospedalieri, della rete delle emergenze–urgenze, dei presidi ambulatoriali, territoriali delle guardie mediche, dei centri di salute mentale, dei servizi di prevenzione, non integrati tra loro e non coerenti con gli effettivi fabbisogni del territorio.

Il Comitato malati cronici del Lametino ritiene fallimentare una tale gestione. Quando non è il paziente/cittadino ad essere posto al centro dell’attività medico-sanitaria bensì altri calcoli e numeri, il risultato non può essere che questo.

Immaginiamo che il Commissario al piano di rientro potrebbe rispondere a tutto ciò rimandando all’innalzamento del punteggio Lea (punteggio che misura le attività e la qualità del Servizio sanitario nazionale), che negli ultimi tre anni risulta sensibilmente incrementato tale da raggiungere il livello minimo di sufficienza.

Cosa serve migliorare il punteggio, ridurre i costi se i pazienti hanno difficoltà all’accesso alle cure ospedaliere (file interminabili al Pronto Soccorso e indisponibilità di posti letto) se i tempi di attesa sono incompatibili con le esigenze diagnostiche e terapeutiche delle patologie per cui si eseguono gli accertamenti, se l’adesione agli screening e quindi la possibilità di salvare vite è la più bassa del paese, se le patologie croniche degli anziani necessitanti di strutture residenziali non possono essere prese in carico per indisponibilità finanziare, se i minori con disabilità non trovano risposte adeguate e tempestive, se i servizi non riescono a gestire le patologie da alcool o le patologie emergenti come le ludopatie e potremmo continuare con un elenco infinito.

I cittadini continuano ad avere un ruolo passivo di fruitori dei servizi, non vengono coinvolti nelle decisioni riguardanti il Sistema sanitario e l’organizzazione dei servizi, che continua ad essere definita e organizzata da chi la fornisce.

Il pubblico viene gestito come fosse un fatto privato. Così non va bene! Senza giri di parole diciamo che si sta violando il diritto costituzionale alla salute dei cittadini Calabresi tale da pregiudicare l’accesso alle cure e conseguentemente all’attesa di vita.

Vogliamo essere chiari fino in fondo le visite intramoenia dovrebbero costituire semmai una libera scelta. Le condizioni appena descritte rendono evidente a chiunque che così non è.

I dati ufficiosi e non controllati riferiscono che più di un quarto della popolazione calabrese e lametina sono costretti ad emigrare per curarsi; se aggiungiamo l’altro 30% che per le ragioni esposte sopra rinunciano alla cura e prendiamo in considerazione quanti a pagamento si rivolgono alle strutture e ai medici che operano nel privato in Calabria, il quadro che ne viene fuori è desolante.
Giuseppe Gigliotti
Presidente Comitato malati cronici del Lametino


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