“Perché superiore? Semplice, chi non vorrebbe essere uno che non fa assolutamente niente nella vita se non mangiare, dormire e farsi coccolare? Solo il gatto ci è riuscito”, ironizza il giornalista. Che osserva: “Ma non è cattivo, il gatto; se tu ti comporti come si deve, cioè obbedisci, te lo riconosce. E’ magnanimo, in fondo”. Mattioli rivela poi di possedere due felini, “due maschi, che naturalmente ho adottato perché i gatti non si comprano”, tiene a specificare, “e vengono da un gattile vicino a Napoli. Questo comporta che abbiano due nomi ufficiali, Argante e Goffredo, ma in realtà siano noti come Ciro e Salvatore, i protagonisti di Gomorra”.
La differenza tra un gatto e un cane “è quella che intercorre tra Einstein e Toninelli”, dice Mattioli, che da’ poi alcune dritte sulla convivenza con i felini. “Non è difficile, ad alcune condizioni”, spiega. “E’ inutile cercare di addomesticare il gatto, bisogna sperare che il gatto addomestichi noi. Il rapporto col gatto non può essere paritetico, il gatto è un essere superiore e tu devi adeguarti a questa circostanza”. E il suo libro ‘gattaro’, l’unico su questo tema fra tanti di tutt’altro genere, è nato perché “volevo dire quello che pensavo, mettere un po’ di puntini sulle ‘i’. Cioè credo che non basti essere credenti, ma bisogna fare anche del proselitismo, e convertire il maggior numero di persone a questa fede”. Come festeggerà la giornata del gatto? “Per i gatti è festa tutti i giorni -risponde senza esitazione Mattioli- Io nella vita vorrei essere un mio gatto”.