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13 novembre 2016

News

Gli italiani pagano quasi 950 euro di tasse in più all’anno rispetto ai contribuenti dei più importanti Paesi europei


Cosa accadrebbe se l’Italia avesse la pressione fiscale allineata con il dato medio presente nell’Unione europea? Ogni italiano pagherebbe 946 euro di tasse in meno all’anno.

A segnalarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha comparato la pressione fiscale registrata l’anno scorso nei principali paesi europei; dopodiché ha misurato il differenziale di tassazione esistente tra gli italiani e i contribuenti dei più importanti Paesi dell’Unione.

Dal confronto emerge che la pressione fiscale più elevata si registra in Francia. A Parigi, il peso complessivo di imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali è pari al 48 per cento del Pil. Seguono il Belgio con il 46,8 per cento, l’Austria con il 44,3 per cento, la Svezia con il 44 per cento e, al quinto posto, l’Italia.

L’anno scorso la pressione fiscale nel nostro Paese si è attestata al 43,4 per cento del Pil. La media dei 28 Paesi che compongono l’Ue, invece, si è stabilizzata al 39,9 per cento; 3,5 punti in meno che da noi. Nella comparazione, l’Ufficio studi della Cgia ha deciso di calcolare anche i maggiori o minori versamenti che ognuno di noi «sconta» rispetto a quanto succede altrove.

Ebbene, se la tassazione nel nostro Paese fosse in linea con la media europea, nel 2015 ogni italiano avrebbe risparmiato 946 euro. Effettuando il confronto con la Germania, invece, si evince come i tedeschi paghino al fisco mediamente 973 euro all’anno meno di noi, gli olandesi -1.513 euro, i portoghesi -1.756 euro, gli spagnoli -2.296 euro, i britannici -2.350 euro e gli irlandesi –5.133 euro. Per contro, gli svedesi pagano al fisco 162 euro all’anno in più rispetto a noi italiani, gli austriaci +43 euro, i belgi +919 euro e i francesi +1.243 euro.

«Sebbene la pressione fiscale sia leggermente in calo, per pagare meno tasse», dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia «è necessario che il Governo sia più incisivo sul versante della spending review. Solo con tagli agli sprechi e alle inefficienze della macchina pubblica si possono trovare le risorse per ridurre il carico fiscale generale. La razionalizzazione della spesa pubblica, inoltre, dovrà proseguire molto in fretta. Entro la fine dell’anno prossimo, infatti, per evitare che dal primo gennaio 2018 scatti la clausola di salvaguardia che comporterà un forte aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti, il Governo dovrà reperire ben 19,5 miliardi di euro».

Dalla Cgia ricordano che il dato della pressione fiscale italiana relativa al 2015 non tiene conto dell’effetto del cosiddetto «Bonus Renzi».

L’anno scorso, infatti, gli 80 euro «concessi» ai lavoratori dipendenti con retribuzioni medio-basse sono costati alle casse dello Stato 9,6 miliardi di euro. Quest’ultimo importo è stato contabilizzato nel bilancio della nostra Amministrazione pubblica come spesa aggiuntiva.

Pertanto, se si ricalcola la pressione fiscale considerando questi 9,6 miliardi di euro che praticamente sono un taglio delle tasse, anche se contabilmente vanno ad aumentare le uscite, la pressione fiscale scende al 42,8 per cento.


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