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16 dicembre 2018

News

La Nuova Frontiera dei Liberi & Forti. L’appello per Lamezia: «Noi cavalieri erranti. Non possiamo tirarci indietro, è il tempo di uscire dall’irrilevanza»


di Carmela Dromì

Può apparire strano che mi sia fatta introdurre dal Don Chisciotte di Guccini; l’ho fatto innanzitutto perché personalmente sono legata a questa figura letteraria spesse volte fraintesa e confusa, ma l’ho fatto anche perché quanto ascoltato fino adesso mi proietta con estrema facilità nella convinzione che la politica, debba avvalersi di Ideali e sentimenti, debba costruirsi in un progetto, certamente non a breve scadenza, che tenga conto di una lettura realistica della società in cui vogliamo operare. Il Don Chisciotte, optando per la follia come punto di vista con il quale leggere la realtà, permette a Cervantes quella libertà di osservare il mondo del suo tempo e di penetrare nei recessi della vita umana con tutte le lenti possibili, senza tuttavia esporsi,, perché inutile farlo, a giudizi definitivi.

Il Don Chisciotte è un’opera comica nel più alto dei significati e cioè nel medesimo tempo profondamente triste, ricca di implicazioni e per molti aspetti moderna. Il cavaliere nell’urto del suo mondo con la realtà, conferisce alla storia un significato più profondo e universale. Egli è comico in tutto tranne che nell’ardente sincerità della sua fede.
Penso che in ogni epoca l’uomo sia stato costretto, e lo sia tuttora, dalle vicende della vita e della Storia a ripetuti compromessi, a sconfitte, a tristezze; perciò mi chiedo se la follia di Don Chisciotte (vedi “Erasmo”) sia una vera follia o se egli fosse invece un saggio, cioè uno che ha scoperto, contro ogni apparenza, il significato primo dell’esistenza. Tanto è vero che egli finisce per coinvolgere nella sua “follia” anche il terrestre, pragmatico, realistico Sancio Panza.

Il cavaliere dalla “triste figura”, immaginiamolo su un ronzino, si scontra con un mondo che non ha più i suoi punti di riferimento e non condivide i suoi ideali di hidalgo e di cavaliere. Punti di riferimento di cui si avverte l’assoluta mancanza in questa fase storica della nostra città.
Noi in questo momento vogliamo essere i cavalieri erranti, così come pensiamo lo sia stato, permettetemi il collegamento, don Luigi Sturzo al quale ci ispiriamo come storia personale, come pensiero e come ideali; vogliamo, proprio come fatto da Sturzo rivolgerci a tutti coloro credono che sia possibile ripartire con un pensiero politico “libero e forte”; Quel Luigi Sturzo ,“infaticabile promotore del messaggio sociale cristiano ed appassionato difensore delle libertà civili” prodigo nello sforzo di realizzare un impegno politico e sociale , alimentato da una solida base culturale aperta alla ricerca della verità e rispettosa sia di una ben intesa integralità del cristianesimo che di una sana laicità della politica. Pensiero di grande attualità, che rimanda ad un impegno creativo e responsabile dei cristiani di interpretare “i segni dei tempi”, per realizzare una prassi politica animata dalla fede e vissuta come esigenza intrinseca della carità. D’altronde lo stesso Paolo VI e prima e dopo di lui molti altri hanno definito la Politica la più alta forma di carità!
L’analisi fatta dalla Dott.ssa Saladino, che pone in evidenza criticità visibili nella nostra città, la realtà testimoniata dal dottor Romano il quale ha ribadito come le criticità possono essere trasformate in opportunità, le voci dei nostri giovani impegnati e determinati a restare in Calabria, per quanto la politica si dimostri sorda e cieca nei loro confronti, ci impongono una riflessione che non può non motivarci a rompere gli indugi decidendo di metterci in gioco in un confronto costruttivo e propositivo.

A questo proposito vogliamo dire ai nostri giovani, ma anche a noi stessi, quanto afferma Piero Calamandrei uno dei Padri della Costituzione, in un discorso rivolto a studenti della Cattolica nel 1955: “ Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico (…)

In virtù di ciò è importante indignarsi di fronte ad un’analisi fatta dallo Svimez che ci vede cittadini con diritto di cittadinanza limitato, e l’indignazione, se non fine a se stessa, può passare solo attraverso una assunzione di responsabilità.

La dott.ssa Saladino ha sottolineato come Lamezia Terme è la seconda città in Calabria per migrazione giovanile!
Noi ci dobbiamo sentire addosso questa responsabilità che è nostra e impegna laicamente solo noi stessi.
Questa responsabilità si fonda nel sapere che è nostro dovere coniugare i valori, coniugare cioè, il senso della nostra missione con le competenze che rendono concreto e visibile il ruolo di servizio verso le donne, gli uomini e soprattutto i giovani di questa città. Da ciò nasce e trova vigore il popolarismo sturziano che vede nella dottrina sociale della chiesa dalla Rerum Novarum di Leone XIII in poi il suo principale alimento. Per Sturzo il popolarismo era una vera e propria dottrina politica, un sistema di idee che trovava origine dentro una visione della realtà che di per sé suggeriva azioni e visioni politiche.
La visione, per Sturzo, non poteva che essere quella cristiana, alla luce della quale sarebbero stati interpretati i fatti e affrontati i problemi della società civile.
Riprendere il suo pensiero è importante perché ci aiuta a riflettere sul senso etico del nostro agire mentre noi siamo abituati a riflettere solo sull’aspetto tecnico, operativo del nostro agire. Il programma illustrato dall’avv. Palmieri, che ringrazio, offre una visione che trova ragione di essere nella fonte ispiratrice che mette la comunità e la persona al centro della progettazione politica.

Quante volte si sente dire per risolvere un problema politico o economico: qui ci vuole un tecnico ma ci vogliono uomini onesti e competenti, ma prima di tutto onesti. • La moralità degli uomini politici è un fatto essenziale per restituire valore ideale all’impegno politico e trasformarlo in vera e propria carità politica, è necessario anche un rinnovamento della consapevolezza civile dei cittadini, che devono prendere coscienza delle responsabilità politiche e condividere quei valori di base per i quali Sturzo e con lui tanti si sono battuti per tutta la vita.
Oggi c’è una corsa ad indossare abiti nuovi, ma se non cambia la sostanza, se non si appartiene ad una storia di pensiero le cose non cambiano realmente, non basta e soprattutto non serve cambiare abito. Siamo ormai accorti perché quanto viviamo lo viviamo sulla nostra pelle! Non illudiamoci; quanto oggi viene codificato e inserito in codici comportamentali, rientra in una stategia gattopardesca laddove tutto sembra cambiare perché nulla cambi!
Servono persone nuove, scevre da vecchie logiche trasformiste! Persone libere che liberamente si mettono in gioco!

Serve un progetto sociale,politico ,economico che parta da una visione dell’uomo, da una risposta alla domanda fondamentale: che cosa è l’uomo, quali le sue reali esigenze? Serve una nuova visione culturale della politica, che dia risposte, che metta in sicurezza una città costantemente minacciata dalla prevaricazione, da metodi impositivi che tolgono slancio ed entusiasmo; serve libertà che permetta ad ognuno una personale partecipazione alla vita cittadina.
A questa visione di cultura, ma anche di azione, i cattolici negli ultimi decenni del secolo scorso hanno gradualmente abdicato, ritenendo i principi della DSC non sempre applicabili al loro agire sociale e politico avallando una visione dualistica della vita e dell’impegno civile che ha contribuito e, non poco, al dilagante fenomeno del relativismo etico e morale!
Cari amici oggi siamo chiamati a una maggiore consapevolezza e a una grande
responsabilità, laddove la rettitudine, parola in disuso, sia regola e garanzia per tutti.
Abbiamo la possibilità di avviare un’azione di ricostruzione e di impegno che possa dare un respiro più ampio anche all’azione politica nella nostra città! Abbiamo la consapevolezza che tutto quanto accaduto ci interroga personalmente come laici impegnati nel sociale e in politica.

Se questa consapevolezza diventa patrimonio comune, allora è giunta l’ora della responsabilità.
Responsabilità significa assumersi il compito di tradurre il pensiero in azione, fare in modo che “l’intelligenza della fede diventi intelligenza della realtà”. (Benedetto XVI).
Cosa occorre fare? Cosa proponiamo? L’avv. Palmieri ha illustrato una possibile linea, quella che è la nostra idea di città futura, le coordinate di un possibile lavoro teso a potenziare le grandi risorse esistenti nella nostra città e nella piana. Non serve inventarci cose che non ci appartengono per storia, tradizione e cultura. Basta osservare e coniugare un passato ad un presente innovativo e alternativo rispetto ad una conduzione che ha generato caos e smarrimento. Tutto ciò con onestà intellettuale, riferimento assoluto in termini di integrità e libertà! Libertà come unica e necessaria garanzia per porre al centro della politica unicamente il bene della persona, la dignità, il rispetto!
Tutti sentiamo che serve un cambiamento di rotta che è molto di più di semplici politiche economiche o nuovi partiti.
Occorre incrementare gli spazi di partecipazione, riconoscere le competenze e coniugarle alle risorse, dare voce e ruolo a quanti offrono il proprio lavoro, la propria esperienza professionale, la propria presenza all’interno di un agire quotidiano, in stretto contatto con la gente, con le loro attese e i loro bisogni. Fare in modo che ci si possa riappassionare all’impegno civile e politico. Le condizioni credo che ci siano, ognuno di noi ha ancora voglia di partecipare.

Ecco, allora, il perché questa sera siamo qui, cavalieri erranti, con lo sguardo rivolto al futuro, forti delle nostre radici.
Siamo chiamati ad una specifica soggettività esercitando un preciso ruolo politico, che sviluppi la responsabilità sociale tesa ad aiutare l’espressione delle persone e delle comunità.
Protagonisti attivi e non stanche comparse!
Prepariamoci al futuro con un nuovo protagonismo che deve coinvolgere tutti coloro che, “liberi dal bisogno”, non per vanagloria personale, bensì per concorrere a rivitalizzare la qualità dell’azione sociale e della politica ed a riconnettere un “sistema dei valori” sui quali innestare una nuova fase della politica tesa soprattutto allo sviluppo. In un mondo globalizzato e in un contesto storico-culturale “dominato” e ribadisco dominato,da una politica assistenzialistica, si vuole proporre un progetto di “ risorgimento sociale “( permettetemi il termine) ed economico all’interno di una rinnovata comunità d’intenti.
Non possiamo tirarci indietro: è il tempo di uscire dall’irrilevanza.
Riteniamo pertanto necessario creare momenti di riflessione comune per aggiornare l’analisi e la progettazione sociale, per favorire occasioni di formazione, per confrontarci con chi è impegnato o si vuole impegnare in politica e nelle istituzioni su programmi e progetti che rafforzino l’agire comune.
Occorre più coraggio da parte di tutti, maggiore partecipazione e maggiore coinvolgimento di tutti gli attori sociali. C’è bisogno di un nuovo patto che abbia come unico obiettivo la rinascita economica e sociale della nostra città.

Evitare qualsiasi forma di autoreferenzialità; ognuno chiuso nel proprio ambito non potrà mai risolvere i problemi di questa città, che sono problemi di tutti!
Tutto ciò coincide con l’emergente necessità di ridare voce, sostanza e futuro ad una esperienza politico di ispirazione cristiana, riformista, popolare e sociale, riempire un vuoto che, tanto a livello nazionale e ancor di più a livello locale, invoca una nuova rappresentanza a cui va data una risposta politica, culturale, programmatica e organizzativa. Questo non può essere espressione di un solo gruppo o di un solo movimento; la vera sfida questa sera è quella di cominciare a costruire una sintesi efficace e feconda, basata essenzialmente su principi etici e culturali condivisi che, sinergicamente conducano al bene comune per la città di Lamezia, pronta a rialzarsi e riappropriarsi del prestigio che le appartiene da sempre!
Noi ci siamo; questa sera abbiamo voluto dare il nostro contributo, presentare una nostra possibile proposta, una nostra visione futura; pensiamo si possa fare e si possa costruire insieme anche rifuggendo da logiche che consideriamo obsolete e nocive! Se don Chisciotte è riuscito da solo a convertire Sancho, anche noi, soprattutto se i tanti protesi verso lo stesso scopo, che è esclusivamente il Bene comune per la nostra città, riusciremo ad invertire la rotta. I mulini a vento possono essere fermati!
(n.d.r. questo testo è stato il discorso conclusivo dell’incontro pubblico svoltosi a Lamezia il 13 dicembre organizzato da La nuova frontiera dei liberi e forti, di cui la dott.ssa Dromì è presidente)


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