Via Garibaldi a Nicastro in una foto dei primi anni del Novecento
1 ottobre 2017
Via Garibaldi a Nicastro in una foto dei primi anni del Novecento

Reportage, libri e dintorni

L’amalfitano Giuseppe Amendola, sindaco del Comune di Nicastro alla fine del 1800


Riproponiamo un’articolo a firma di Angelo Di Lieto, pubblicato dal mensile reportage nell’aprile del 2016

Ho occasionalmente rinvenuto, mettendo ordine nel mio archivio, una copia de L’Indipendente, settimanale stampato a Nicastro (con Ufficio in Piazzetta del Duomo, 5) e di cui era amministratore responsabile il sig. Vittorio Nicotera. La prima pagina del periodico, datato 14 Marzo 1888 (Anno II – n. 23) ospitava un articolo dal titolo Il Sindaco Amendola.

Giuseppe Amendola, nato ad Amalfi nel 1854, fu nominato sindaco di Nicastro il 25 gennaio 1885 e riconfermato nella carica, per un secondo triennio, il 29 gennaio 1888. Tuttavia, nel febbraio del 1889 rinunciò al mandato, prendendo atto di non avere più la maggioranza in Consiglio comunale.

A distanza di tre anni, L’Indipendente era orgoglioso di avere previsto che l’avv. Giuseppe Amendola, «scevro da ogni personale interesse», era stato in grado, almeno in parte, fra tante difficoltà insormontabili «con un paio di maniche molto incomode ad infilare, difficili da portare e diabolicamente strette di giro, e seminate di spine in ogni costure», a portare a compimento con assennatezza e sensibilità le necessarie riforme rispondenti agli interessi del paese.

In tre anni il Sindaco Amendola, con coscienza ed ardimento, oltre che con rara onestà, aveva per prima provveduto al risanamento del bilancio, documento com’è noto importantissimo per regolare la ricchezza e la prosperità di un paese, poi aveva assicurato ai cittadini nicastresi un abbondante rifornimento di acqua potabile, che sino a quel momento non si era mai potuto concretizzare, ed inoltre, aveva raggiunto altri diversificati obbiettivi, più o meno importanti, che nel passato non erano mai stati conseguiti.

Amendola non si preoccupò mai del suo eventuale trionfo morale, però la sua capacità, fondata su una notevole forza interiore, coinvolse umanitariamente tutti nella risoluzione dei molteplici problemi sociali.

Ma ecco, qui di seguito, il testo dell’articolo

La parola dall’Indipendente non potrebbe oggi dissonare da quella, onde in altri tempi ed in altri giornali noi lottammo pel Sindaco Amendola. Allora, in mezzo al rumoreggiare di una tempesta, che parea destinata a sommergere nei suoi flutti uomini e cose, noi, con la persistenza dell’apostolo, e dal coraggio che ci veniva dalla nostra profonda convinzione, non ci ritraemmo un solo momento dall’affermare che un nuovo sole spuntava sull’orizzonte di Nicastro, e con esso un’era novella di civiltà e di progresso.

Affrontammo lo sdegno e la sordida persecuzione di molti, e più tardi anche l’indifferenza di non pochi tra i nostri migliori amici, i quali, o per troppo scetticismo, o per altra recondita ragione, mal digerivano che noi si bruciasse prematuramente una gran copia d’incenso sopra un altare, dove ancora nessun sacerdote si era più o meno affermato.

Se non ché forti della nostra coscienza e dominati da un solo principio, da quello del bene del paese, mentre né rancori, né mal celati secondi fini dirigevano la nostra modesta penna, continuammo a ritenere che il Sig. Amendola, elevato alla suprema candidatura cittadina, avrebbe compiuto nobilmente l’opera sua, superando, col valore della propria intelligenza, e con l’ardimento del giovane forte e risoluto, tutta quella barriera di ostacoli, che pure, in quel tempo parea a tutti insormontabile.

Imperocchè in lui scorgevamo non solo l’individuo capace d’immensa operosità intellettuale, ma e soprattutto l’uomo onesto ed avente in sé tutti quei requisiti e quell’autorità necessaria, perché riuscisse, nell’arduo compito della propria coscienza, a trovar la via, la quale dovea sottrarci al buio, dove brancolavano da ciechi e dissennati.

Oggi, alla distanza di tre anni appena, durante i quali, con patriottismo purissimo e con un indirizzo illuminato, sicuro, costante, il Sig. Amendola riuscì ad imporsi alla coscienza vera, nobile dei grandi concetti e delle grandi finalità, iniziando ed in parte attuando le riforme che il paese reclamava, oggi, diciamo, siamo orgogliosi che le nostre previsioni si siano avverate ed il nostro giudizio, scevro da ogni personale interesse, sia stato riconosciuto rispondente al vero.

È la prova di ciò, incontrastabile, luminosa, evidente ce la porge il paese medesimo che, nell’apprendere il decreto, onde il governo del Re confermava l’avv. Sig. Amendola nella carica di Sindaco, si accendeva di forte e nobile entusiasmo, rendendo così omaggio di stima, di affetto e di riconoscenza a chi, interpretando i nostri veri bisogni, aveva saputo affrontare con dignitoso ardimento il pesantissimo fardello della pubblica cosa.

Pesante, anzi pesantissimo fardello, ove si consideri che l’Ufficio di Sindaco, specie in una città come quella di Nicastro, non è una sinecura, né tampoco una semplice dignità, ovvero un titolo onorifico da concedersi alla sfaccendata opulenza di qualche gentiluomo barbogio, o alla vanità irrequieta di qualche ambizioso petulante.

Invece la giornata del primo magistrato cittadino ha un paio di maniche molto incomode ad infilare, difficili a portare, diabolicamente strette di giro, e seminate di spine di tutte le costure.

Perché non solamente il Sindaco ha la delicata missione di provvedere tutto e a tutto, e sempre con assennatezza e sicuri criteri, ma ha l’obbligo sopra ogni cosa di stabilirsi ed attuare un programma, che fosse alla portata dei tempi e rispondesse ai bisogni speciali del paese che s’intende rappresentare.

Ma il Sindaco Amendola ha mostrato effettivamente di essere all’altezza del posto che occupa? Risponda per noi la coscienza vera del paese, e la storia di tre anni di vita laboriosa ed onesta, durante i quali egli, provvedendo prima alla normale sistemazione del bilancio, che nelle Amministrazioni, come nelle famiglie, regola la prosperità e l’agiatezza, riusciva più tardi a menare a compimento pratiche importantissime, tra le quali va notata sopra tutto quella, per cui oggidì Nicastro è sul punto di essere fornita d’acque potabili ed abbondantissime.

Vero è che molte altre cose, e del maggiore interesse, gli restano ancora da fare: e poiché ormai il Sig. Amendola ha spinto i primi passi sulla via del Calvario, mostrando senno e carattere, criterio ed energia, perspicacia e sentimento di opportunità, compia pure il difficile viaggio, e – forte della propria coscienza – non si preoccupi se, a meta raggiunta, gli sarà per essere decretata una croce, ovvero un trionfo.
(tratto da reportage n.4/7 – Aprile/Luglio 2016)


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