Proiezioni, spettacoli e incontri volti a riflettere sul ruolo e sul senso della critica nell’epoca dei social media. Può esistere ancora la critica e il mestiere del critico in una società in cui l’avvento del web ha scardinato completamente i canoni del passato? A questa domanda ha cercato di rispondere Paola Abenavoli, critica teatrale per Hystrio.
“Fare critica, teatrale in questo caso, è leggere ciò che viene proposto e tentare la restituzione di un’analisi profonda e meno autoreferenziale possibile con un linguaggio semplice”, ha spiegato. Un lavoro che può e deve essere fatto anche oggi, senza lasciarsi scoraggiare dall’uso, spesso improprio, che viene fatto della tecnologia. Piuttosto, “ si dovrebbe sfruttare il web per avvicinare la critica ad un pubblico che deve essere educato a questa”, solo così si potrebbe restituire alla critica la giusta importanza che merita. “Il critico però – ha continuato la Abenavoli – ha, o quantomeno dovrebbe avere, dei rigidi e fondamentali criteri da seguire, indipendentemente dai gusti personali che rientrano nella sfera della soggettività”.
A seguire, c’è stato l’incontro con Piergiuseppe Di Tanno, tra i più interessanti attori del panorama teatrale contemporaneo. Un interprete che ha saputo cimentarsi in moltissimi linguaggi scenici – dalla performance art al teatro, dalla danza butoh a quella contemporanea – confermando sempre l’eclettismo e l’acume che lo contraddistinguono e per cui, nel 2018, si è aggiudicato il Premio Ubu come Miglior attore under 35. Un premio, questo, che ha segnato una fase di cesura nella sua produzione artistica perché ha contraddistinto “ una sorta di capacità di trasformazione della nostra creazione”, ha spiegato l’attore. Riguardo al rapporto fra teatro e danza, invece, che è l’elemento che forse più di tutti caratterizza la sua cifra stilistica, Di Tanno ha precisato come questa sia stata “ una scelta assolutamente naturale, quasi fisiologica; si tratta di sentire”. Andare verso la danza, per l’attore è “ come un pianeta ‘istintivo’ che si accende quando si spengono le parole”.
Ha chiuso l’incontro Daniele Timpano, drammaturgo, attore e regista teatrale che dal 2008 ha sancito un proficuo sodalizio artistico con Elvira Frosini, dando vita alla compagnia teatrale Frosini-Timpano (conosciuta soprattutto per i loro spettacoli dissacranti). L’artista, che sfugge facili catalogazioni – non a caso, negli anni la sua arte stata ascritta nel cosiddetto “Teatro narrativo” e i suoi testi descritti con echi anarchici e dadaisti – ha cercato di dare una sua personalissima definizione del critico teatrale. “ La figura del critico tout court è una figura che potremmo definire anfibia, di mezzo”, ha asserito l’autore che poi non ha nascosto quanto questa sia importante per lui. D’altronde, “ non facciamo gli spettacoli per noi stessi” ha concluso.
Alle 18 l’incontro con Ippolita Luzzo, blogger e critica letteraria, che ha raccontato la sua opera Pezzi e l’importanza della litweb, la letteratura sul web. Il volume è stato introdotto, presentato e narrato da Teodolinda Coltellaro, critico d’arte e studiosa dei pezzi della Luzzo.
La giornata si è conclusa con la messa in scena di Dux in scatola di e con Daniele Timpano, in cui l’artista si è fatto interprete, in un gioco di rispecchiamenti e sdoppiamenti di personalità tra un io storico ed un io-io meschinamente (nel buon senso del termine) intimo, dell’autobiografia d’oltretomba di Benito Mussolini.