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12 febbraio 2023

News Lamezia e lametino

LAMEZIA. XXXI Giornata del malato: “Curando la carne dei sofferenti, noi curiamo la carne stessa di Cristo”. Le celebrazioni del Vescovo in Ospedale e in Cattedrale


“La cura dell’ammalato non è solo un fatto tecnico, una somministrazione di farmaci importante e decisiva, ma è il contatto umano con il malato, è cura che abbraccia il paziente e lo sorregge”. Così, nel corso della sua omelia, il vescovo, monsignor Serafino Parisi, durante la celebrazione eucaristica da lui presieduta in Ospedale a Lamezia Terme nel giorno in cui si celebra la “XXXI Giornata mondiale dell’ammalato”.

Un’attenzione particolare, quella di monsignor Parisi nei confronti degli ammalati, di chi soffre, dimostrata sin dal giorno del suo ingresso in Diocesi quando fece la sua prima visita ufficiale proprio ai degenti del “Giovanni Paolo II” per dimostrare vicinanza sia agli ammalati, ma anche a chi si prende cura di loro ed alle loro famiglie.

Appena giunto in ospedale, ha voluto far precedere la celebrazione eucaristica, officiata insieme al cappellano del “Giovanni Paolo II”, padre Giuseppe Ferrara, al direttore dell’Ufficio di pastorale della salute, don Francesco Farina, al segretario, don Marco Mastroianni, ed al cerimoniere, don Antonio Colombino, dalla visita in alcuni reparti del Nosocomio per incontrare gli ammalati e per “pregare insieme”, ha detto, raccontando, senza nascondere la sua emozione, che, nel vedere chi, “con difficoltà a causa delle cannule, si è fatto il segno della croce”, ha avuto “prova di come sia forte questa Parola del libro del profeta Isaia”, da cui era tratta una lettura del giorno, ma anche di cosa significhi realmente “consolazione” che è “l’unica cosa che si può fare quando una persona è lì, ammalata. È quello – ha aggiunto – che non ci è stato consentito di fare in questi due anni di Covid durante i quali abbiamo corso il rischio di essere definiti ‘barbari del Terzo Millennio’ con le persone morte da sole, lontane dai loro affetti”.

Consolare per il Vescovo, infatti, significa “stare con chi è solo. Quella presenza –ha detto al riguardo – , quella compagnia quando si è da soli, ammalati, è il segno di una civiltà dell’uomo che sa farsi vicino a chi in quel momento è nella debolezza, stando accanto all’ammalato, abitando la sua malattia”. Consolare, quindi, è stare accanto a chi soffre, come “Dio lo fa con noi, facendoci sentire la sua compagnia”, è “tenere compagnia a Dio stesso nella carne del malato. Il segno migliore della cura – ha aggiunto il Vescovo che ha colto l’occasione per ringraziare medici, infermieri, operatori sanitari, volontari per tutto ciò che fanno quotidianamente per chi soffre – è fare sentire a chi è ammalato che non è da solo ed anche, per chi è alla fine, che la sua storia continua. E questa è una grande consolazione. La cura per chi è debole – ha concluso monsignor Parisi – , indica che dentro l’umanità c’è già la possibilità di risolvere il problema dell’altro, c’è una compensazione tra la debolezza e la forza”.

Dopo la celebrazione in ospedale, il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi ha presieduto la celebrazione eucaristica in Cattedrale. «Per vedere il volto di Dio, non dobbiamo andare lontano. Noi vediamo il volto di Dio Padre nella carne di Gesù sofferente e crocifissa. Noi vediamo il volto del Signore nei nostri ammalati, nei deboli, nei sofferenti. Lo ha detto Papa Francesco, dobbiamo ripeterlo fino all’eternità: se vogliamo servire veramente Gesù Cristo, dobbiamo inginocchiarci e curare i poveri, gli ultimi, i sofferenti, gli ammalati. Curando la loro carne, noi curiamo la carne stessa di Cristo; assistendo queste persone, noi assistiamo il Signore.”

“Come facciamo a disprezzare gli altri – ha proseguito monsignor Parisi – come facciamo a considerarli un peso, se noi stessi, prima o poi, potremmo trovarci nella loro stessa situazione di sofferenza? Se noi stessi potremmo trovarci nelle condizioni di aver bisogno di una carezza, di tenerezza, di consolazione, di servizio? Sono parole che fanno parte della storia dell’Unitalsi e fanno parte della storia della nostra umanità”.

Soffermandosi sulla pagina evangelica della liturgia domenicale, il vescovo ha sottolineato come “Gesù è venuto a comunicarci una novità: il rapporto tra il credente e Dio non si misura più dalla pratica fredda ed esteriore dei comandamenti, ma nell’incontro e nella relazione con il Signore Gesù. La fede è il rapporto “a tu per tu” con il Signore. Il volto di Dio è rivelato pienamente dal Figlio Gesù: guardando il Signore, noi scopriamo il volto del Padre”.

“Sia questa pagina evangelica della speranza e della carità – ha concluso Parisi – ad animare il vostro servizio come Unitalsi e la nostra vita di persone che non rinunciano ad incontrare gli altri e a far sentire, attraverso di noi, la passione di Dio per gli ultimi, per i bisognosi, per gli ammalati”.

La celebrazione è stata animata dai volontari dell’Unitalsi, presenti insieme a una rappresentanza degli studenti del liceo “Campanella”. Il vescovo ha amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi alle persone ammalate presenti, rivolgendo ai volontari parole di gratitudine e incoraggiamento per il loro servizio.


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