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10 febbraio 2016

News

Le città italiane alla sfida del clima. Presentato dossier di Legambiente


Sono 101 i Comuni italiani dove, dal 2010, si sono registrati impatti rilevanti legati a fenomeni atmosferici estremi, con 204 eventi tra allagamenti, frane, esondazioni, con danni alle infrastrutture o al patrimonio storico. Secondo i dati del Cnr, dal 2010 al 2015 le sole inondazioni hanno provocato in Italia la morte di 140 persone e l’evacuazione di oltre 32 mila cittadini. Negli ultimi 5 anni sono stati 91 i giorni di stop a metropolitane e treni urbani nelle principali città italiane; 43 invece i giorni di blackout elettrici dovuti sempre al maltempo. E se questi sono gli impatti più noti e visibili, non meno rilevanti sono gli impatti sanitari provocati dalle ondate di calore. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato l’associazione tra elevate temperature e salute della popolazione, in particolare dei soggetti a rischio, soprattutto anziani che vivono in ambiente urbano.

E’ quanto si evince dal dossier Le città italiane alla sfida del clima, elaborato da Legambiente, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, presentato ieri a Roma in una conferenza stampa cui hanno partecipato la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni e il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, con interventi di molti ospiti tra i quali il capo dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, il direttore della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche Mauro Grassi, l’architetto Mario Cucinella e la climatologa Claudia Adamo, moderati dal giornalista e direttore de l’Unità Erasmo D’Angelis.

In Italia sono diverse le ragioni per cui l’adattamento al clima deve diventare una priorità nazionale. L’81,2% dei comuni è in aree a rischio di dissesto idrogeologico, con quasi 6 milioni di persone che vivono in zone a forte rischio idrogeologico. Questo dossier evidenzia come molte grandi città italiane hanno visto ripetersi negli anni fenomeni meteorologici estremi che hanno provocato danni alle infrastrutture e agli edifici e provocato morti e feriti. Tra il 1944 ed il 2012 sono stati spesi 61,5 i miliardi di euro solo per i danni provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano. Secondo i dati di «Italia sicura», l’Italia è tra i primi paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto: circa 3.5 miliardi all’anno dal 1945 in poi. Dal 1950 ad oggi abbiamo contato 5.459 vittime in oltre 4.000 eventi tra frane e alluvioni.

Questi dati dimostrano anche che c’è stato un cambiamento nella quantità e intensità dei fenomeni di pioggia, che sempre più spesso si concentra in pochi minuti con quantitativi di acqua che mediamente dovrebbero scendere in diversi mesi o in un anno, e che quindi c’è bisogno di attivare un sistema di risposta più efficace, in base alle caratteristiche dei diversi territori, a volte condizionati da fenomeni di dissesto idrogeologico, altre dalle conseguenze di una gestione disinvolta del consumo di suolo, dell’edilizia o della rete di smaltimento delle acque.

Oltre ai danni più visibili causati dal maltempo, dobbiamo fare i conti anche con gli impatti sanitari dovuti alla maggiore frequenza e intensità delle ondate di calore. Gli studi realizzati dal Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario nazionale della Regione Lazio, nell’ambito del «Piano operativo nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute», evidenziano dati preoccupanti relativi alle città italiane: durante l’estate 2015, le temperature superiori alle medie nel periodo di luglio nelle città del Nord e del centro (fino a 4°C superiori ai valori di riferimento con picchi che hanno raggiunto i 41°C), associate ad elevati tassi di umidità hanno aumentato il disagio termico della popolazione. L’effetto è stato un aumento della mortalità giornaliera nella popolazione con età superiore ai sessantacinque anni nel mese di luglio 2015, con incrementi compresi tra +15% e +55%. Se si guarda ai dati storici, il 2003 rimane l’anno con le temperature più elevate e con il più grave impatto sulla mortalità per tutti i range di temperatura.


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