Beh, è lo sdoganamento di qualche mostro iconizzato, se così si può dire! Ci ha pensato un artista bambino, Joe Whale, un talento innato con la passione per i disegni.
I suoi erano letteralmente cacassòtta, come diciamo dalle nostre parti. In altri termini sgorbi, ghirigori, imbratti, schizzi informi (es. «ha linchjutu u quadern’i ‘cacassotti!», «hai riempito il quaderno di scarabocchi»). Gli insegnanti lo hanno finanche etichettato come poco intelligente, inadatto ad esprimersi e a rappresentare la realtà fenomenica: certo non poteva essere un Kant, sarebbe stato inimmaginabile alla sua età!
Era un piccolo filosofo, questo sì che lo possiamo dire, come del resto ogni nostro cucciolo che prova a ricostruire questo mondo selvaggiamente adulto. Ad incoraggiare il piccolo, fortunatamente, ci sono sempre stati i suoi genitori, che hanno guidato il loro figlio, affinché seguisse le proprie attitudini senza vincolarlo assolutamente nelle scelte. Per quanto i canali mediatici abbiano fatto la loro parte, Instagram da aprifila, ad esempio, in men che si dica il suo spazio creativo è diventato pervasivo in lungo ed in largo.
Oggi i figurini di Joe sono diventati virali e vengono presentati in svariati corsi e convegni d’arte: come se non bastasse, il garzoncello scherzoso, di anni 9, ha conseguito pure un ingaggio lavorativo con un bel gruzzoletto. Penso al ristorante “Number 4” di Shrewsbury che recentemente gli ha commissionato di decorare intere sale con i suoi stilizzati lavori artistici: 11 ore per il nostro “Doodle Boy”, come è stato simpaticamente soprannominato, mentre si sbracciava liberamente sulle pareti del locale. Altro che Spiderman! Quanto mi vien da dire, in barba a questa storia, senza essere barboso, è che spesso c’è un’impercettibile intelligenza artistica che passa inosservata: è più facile essere censori piuttosto che posare lo sguardo dell’oltre leopardiano. Eppure il riconoscimento e il valore si misurano quando vanno al di là di quella siepe Recanetese: o ci assiepiamo dentro il recinto del bigottismo? Quindi, con la dovuta cautela, cacassuttijari è la coniugazione verbale dell’Infinito: ben fece, allora, Leopardi a regalarci non poche cancellature del Bello.
Francesco Polopoli