Listener
22 luglio 2016

News Lamezia e lametino

Mattia Romano nel ricordo di un amico


Un ricordo incancellabile, attimi che sfuggono per poi ritornare, per poi svanire ancora. Un dolore incommensurabile e lungo una vita intera e oltre. Un figlio che vola via ma che lascia un segno indelebile in tutte le persone che lo hanno amato.

I genitori di Mattia Romano, Felice e Caterina, distrutti da un destino beffardo ancora increduli davanti ad una così grande perdita, cercano di risollevarsi e con serenità affrontano una quotidianità fatta da prove che segneranno per sempre il loro vissuto.

Felice e Caterina intendono ringraziare pubblicamente quanti hanno preso parte al loro dolore; vogliono ringraziare gli amici di Mattia sempre vicini e testimoni di un amore infinito. Allegano alla presente, il ricordo di un amico del loro caro figliolo, racchiuso in questo pensiero.

Le confessioni di una maschera
«Meglio un giorno da leone che cento anni da pecora» dice il nostro motto. E’ facile da dire, ma quando cazzo è difficile accettarlo? Nella mia vita mi è già capitato, come capita a molti, di dover dire addio a molte persone a me care, persone giovanissime con una vita davanti, persone buone a cui volevo molto bene. Ma mai mi era capitato di perdere qualcuno così perfetto da poter essere un esempio per me e per il mondo.

E quando dico perfetto, intendo perfetto a 360 gradi. Mattia aveva 22 anni. Mattia aveva un cuore d’oro, era curioso, era sensibile, era sempre sorridente, era un naturalista, un musicista, un writer ma era anche un sub, un paracadutista, un cecchino, un maestro di arti marziali miste. Era uno spartano, era argento vivo. Era il fuoco dei cannoni su Albione.

Era la folgore che si scaglia dai cieli. Era il volo di D’Annunzio su Vienna. Era il pugno di Carnera. Era il ruggito del leone. Era bellezza. Era giovinezza. Era il figlio modello che ogni genitore desidera.

Era il fratello che tutti vorremmo avere al nostro fianco in caso di pericolo. Era duro ed era puro. Cento persone come Mattia risollevano un’intera città. Con cento persone come Mattia si vince una guerra. In una sola parola, Mattia era il Superuomo di Nietzsche.

So che sembrano le classiche parole che si pronunciano quando muore qualcuno, diventiamo tutti belli e bravi quando moriamo. Ma questa volta no. Questa è solo un’analisi oggettiva di un ragazzo che in pochissimo tempo mi ha dato molto. Maledico Dio per averlo portato via da questa terra, lo benedico per avermelo fatto conoscere. Vi auguro vivamente di avere nella vostra vita persone simili, e vi invito a vivere seguendo le orme di ragazzi come lui. Siano per voi esempio. Siano per voi fari e allo stesso tempo ancore.

Ps: Ora che ho finito di far sapere a tutti quanto sei bello e bravo, parlo un secondino con te. Oggi ti ho dato l’ultimo saluto, ma quanti lacrimoni ci hai fatto versare pezzo di merda? Quel tricolore era zuppo di lacrime.

Guidami da lassù a diventare come te e mettimi una buona parola con gli Dei affinché mi mandino in figlio che valga almeno la metà di te! Ora vola libero verso l’infinito! Come hai scritto qualche giorno fa «il Cielo come punto di partenza non come limite». A presto fratello! Ci rivedremo e recupereremo il tempo perduto!
Un amico di Mattia


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