rosmarino
14 settembre 2023

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Noi della Magna Grecia lo sapevamo già: il rosmarino attiva il cervello


Un recente studio scientifico britannico della Northumbria University dimostra che abitare nei pressi della bella pianta mediterranea e in particolare annusare il suo olio essenziale potenzierebbe la capacità mnemonica di adulti e bambini, implementando anche del 15 per cento le capacità cognitive e la memoria a lungo termine.

Al momento non c’è una spiegazione scientifica al fenomeno, che probabilmente dipende dal fatto che certi aromi siano in grado di implementare l’attività elettrica del cervello.

In ogni caso, visto che non c’è nessuna controindicazione, possiamo tranquillamente circondarci di di rosmarino come facevano i nostri avi, tenendo le nostre piantine sulla scrivania, mettendo gocce di olio essenziale sul cuscino o, meglio ancora, gustare i tanti piatti della tradizione che contengono questa magnifica pianta officinale, pane, biscotti, focacce e ancora ortaggi, pesce, carne e quant’altro.

In Calabria il rosmarino, grazie alle sue proprietà stimolanti e fortificanti, antispastiche, antidolorifiche, antisettiche, antiparassitarie, antinfiammatorie e antiossidanti, è usato da millenni nella gastronomia, nell’apicoltura, nella farmacopea e nella cosmesi.

La parola rosmarino, in dialetto calabrese semplicemente rosamarina, potrebbe derivare da rus maris, rugiada di mare, oppure da rosa maris, rosa del mare, in ogni caso il binomio evoca scenari mediterranei in cui la benefica pianta sempreverde dai fiorellini azzurri è sempre cresciuta rigogliosa e utilizzata in molti modi.

Presente ovunque in orti e giardini, è stata anche protagonista di miti e leggende e considerata per lungo tempo una pianta magica, simbolo di vita eterna e di beatitudine.

Del resto già gli Egiziani usavano il rosmarino per curare le malattie dello stomaco e per adornare le mani dei defunti, i Greci lo chiamavano makarites, ovvero beato, e lo utilizzavano per abluzioni purificatrici e come incenso da bruciare per onorare gli Dei.

Per i Romani era simbolo sia dell’amore che della morte e ne usavano i rami per adornare le statue dei Lari, spiriti protettori delle anime dei defunti di una famiglia. Furono loro ad esportare il rosmarino, diffondendolo e facendone conoscere l’uso in tutto l’Impero.

Nel Medio Evo si usavano le fumigazioni di rosmarino per disinfettare gli ambienti e insieme scacciare via gli spiriti maligni e fino a non molto tempo fa si credeva che i bagni con acqua di rosmarino e i fiori posti vicino al cuore, possibilmente raccolti la notte di San Giovanni, scacciassero la tristezza e la malinconia. Un pensiero non molto diverso dalle recenti scoperte scientifiche.
Annamaria Persico (articolo già pubblicato su Reportage il 14 maggio 2017)


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