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27 settembre 2019

News Calabria

Reggio Calabria: Agorà chiede rettifica intitolazione da «via Suor Teresilla» a «via Chiara Barillà, al secolo Suor Teresilla»


Nell’elenco delle donne a cui la Giunta comunale di Reggio Calabria ha inteso “intitolare vie, strade, piazze, scalinate, e quant’altro”, appare non un nome, ma un’espressione abbreviativa: SUOR TERESILLA. Da queste brevi ma doverose premesse il Circolo Culturale “L’Agorà” ha inoltrato una richiesta ufficiale, tramite PEC, al Comune di Reggio Calabria, indirizzata al Sindaco, al Segretario Generale ed al Presidente della Commissione Toponomastica per chiedere una rettifica di intitolazione luogo pubblico da via Suor Teresilla a via Chiara Barillà, al secolo Suor Teresilla.

A tal proposito, a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal lungimirante e sempre attivo Cantarella, pubblicate sui vari mezzi d’informazione, sembrerebbe che tale indicazione sia semplicemente Suor Teresilla, e che quindi sia necessario rettificarne l’intitolazione. A suon di logica l’indicazione di un luogo pubblico, come da consuetudine deve contenere quegli elementi informativi (nome, cognome, il titolo o lo pseudonimo, la professione o la qualifica, le date di nascita e di morte) che facciano chiarezza nella sua lettura. Ma chi era costei? Per tutti era Suor Teresilla. Per i malati, che accudiva ogni mattina, in qualità di caposala nel reparto di chirurgia all’ospedale San Giovanni Addolorata, per i detenuti di Rebibbia, ai quali da 30 anni dava parole di conforto e aiuti concreti.

Ma il suo nome rimarrà sempre legato al memoriale di Valerio Morucci, una sorta di diario segreto del dissociato Br che il 13 marzo del ’90 fini sul tavolo del presidente della Repubblica Francesco Cossiga con una lettera di accompagnamento della religiosa. La devota, pur essendo consapevole che le colpe dovevano essere riparate, aveva nei suoi intenti il tentativo di riedificazione nell’animo dei colpevoli e nei superstiti quel livello di umanità che era stato tranciato di netto. Con il suo modo di fare entrò nella vita dei nomi più importanti del terrorismo rosso e nero, da Valerio Morucci a Giusva Fioravanti, passando per Renato Curcio e Toni Negri. Suor Teresilla, al secolo Chiara Barillà nasce a Bagaladi in provincia di Reggio Calabria il 1° agosto 1943 da una famiglia povera e anche numerosa e giovanissima, all’età di sedici anni, entrò a far parte della Congregazione delle Serve di Maria Riparatrici, ordine fondato a Vidor in provincia di Treviso il 12 luglio 1900 da Madre Elisa Andreoli.

Suor Teresilla, al secolo Chiara Barillà opera in un momento alquanto delicato della storia della Repubblica italiana, quello degli anni di piombo. E proprio la religiosa di Bagaladi, rappresenta la chiave di lettura tra i vari rappresentanti istituzionali della Penisola, quali Presidenti della Repubblica Italiana, uomini di governo con funzioni di grande responsabilità nella guida del paese, uomini delle forze dell’ordine magistrati ed i brigatisti. Quegli interlocutori si rivolsero a lei ed alle sue preghiere per sostenere l’opera di pacificazione e riconciliazione. Uomini come Giovanni Galloni, Benigno Zaccagnini, Guido Bodrato, Giulio Andreotti, Oscar Luigi Scalfaro, Flaminio Piccoli e Francesco Cossiga hanno dovuto riconoscere, nell’azione di mediazione condotta da questa donna, un altissimo e purissimo valore sociale mai contaminato da strumentalizzazioni di carattere politico: lei si occupava delle persone e della loro anima.

Uomini come Giovanni Galloni, Benigno Zaccagnini, Guido Bodrato, Giulio Andreotti, Oscar Luigi Scalfaro, Flaminio Piccoli, Francesco Cossiga, il vescovo Antonio Riboldi hanno dovuto riconoscere, nell’azione di mediazione condotta da questa donna, un altissimo e purissimo valore sociale mai contaminato da strumentalizzazioni di carattere politico, riconoscendone la caparbietà. L’allora sindaco di Roma Walter Veltroni ebbe ad evidenziare «il suo sincero, costante e appassionato impegno perché i protagonisti della stagione degli anni di piombo, vittime gli uni insieme agli altri, riuscissero a intraprendere la via difficile, lunga e faticosa della riconciliazione». Muore la sera del 23 ottobre del 2005 quando venne investita da una Renault Twingo mentre si recava in pellegrinaggio dal centro di Roma al Santuario del Divino Amore.


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