Proprio nella prossimità della festa delle donne sul palcoscenico dell’Ariston durante il Festival di Sanremo sentiamo ciò che di più retrivo non si può. La continua retorica delle donne che tengono fermo un paese.
Proprio quando le donne sono più penalizzate su lavoro ecco la beatificata che parla dal palcoscenico così “Il testo integrale del monologo Una serata che voglio dedicare a tutte le donne italiane, perché hanno in questo momento il compito di tenere il Paese: tengono le scuole aperte, accudiscono tante persone positive al Covid, tengono le famiglie unite. Sono stata una ragazza che amava i Beatles e i Rolling Stones, poi ascoltavo le canzoni di De André e con mio padre guardavo il Festival di Sanremo. Papà volevo che diventassi come Gigliola Cinquetti: una vita tranquilla, un matrimonio ecc.”
Lei è Barbara Palombelli, co-conduttrice Sanremo 2021 Giornalista e moglie di Francesco Rutelli, inizia la sua carriera da giornalista in Rai, a Rai Radio 2, nella redazione della rubrica Sala F. Nel 1979, Barbara Palombelli entra nella redazione dell’Europeo, diventando, un anno più tardi, giornalista parlamentare del settimanale. Dal 1984 al 1987 collabora con il Giornale, mentre dal 1986 al 1988 è vicecaporedattore di Panorama. Nel 1989 è inviata speciale del Corriere della Sera, mentre dal 1991 al 2000 collabora con La Repubblica, per poi tornare al Corriere dal 2001 al 2006 come editorialista.
A lei cosa importa di noi miseri mortali? Infatti per lei tutto facile fu e dall’alto della sua facilità ci invita a scrivere tutte sul Corriere della Sera. Ah no! Ho sbagliato. Nel suo discorso privo di connessioni fra una frase e un’altra irride Tenco che giocando con la pistola si è ucciso e scherza con gli anni settanta senza droghe. Peccato che in quegli anni si consumasse proprio il delitto di drogare una intera generazione per fermare il movimento del 68.
Ma a lei cosa importa? “Io invece ero ribelle, volevo uscire, guidavo la moto e la macchina senza avere la patente. Noi ragazzi negli anni ’60 cercavamo le emozioni. Chiesi a Gino Paoli cosa accadde quando a Sanremo morì Tenco. E mi disse che all’epoca si cercavano emozioni giocando con le pistole, correndo a farmi spenti nella notte o camminando sui cornicioni. Dovevo anche studiare tanto per conquistare la libertà e la stima di mio padre. A 15 anni ho inziiato a lavorare e non ho mai smesso. Ho fatto di tutto, mentre sognavo la televisione. Ho fatto la commessa, la sondaggista e tanti altri lavori. Volevo lavorare e bisognava anche lottare per i diritti, erano gli anni ’70. Voi giovani ve li siete trovati già questi diritti, ma ora dovete lottare per difenderli. Ragazze, dobbiamo lottare sempre. Tanto ci criticheranno sempre, non andremo mai bene a qualcuno. Nemmeno Liliana Segre, che a 90 anni si è vaccinata e qualcuno ha fatto polemiche. Ma non ci dobbiamo arrendere, anche se il prezzo è molto alto.”
Ecco altro stralcio del memorabile discorso a reti unificate tanto il tutto viene inglobato nella melassa televisiva. Mi auguro che lei rivedendosi si vergogni ma intanto noi per l’otto marzo non la vogliamo accanto
Ippolita Luzzo