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6 marzo 2021

News

#SANREMOVENTIVENTUNO: CRONACHE DAL FESTIVAL (quarta puntata) di Gianlorenzo Franzì


Cronache da una vittoria annunciata.

Le classifiche delle prime tre serate hanno messo Annalisa e Ermal Meta sul podio di questa 71^ edizione di Sanremo: al di là dei giudizi di merito, se ad Annalisa va dato atto di proporre se stessa e la sua bella voce per arrivare, arrancando, ad una popolarità che sembra sempre sfuggire, all’artista albanese occorre riconoscere di saper essere un fine giocatore. Inviso (a ragione) alla critica più preparata, Ermal sa come comporre per arrivare al suo target nazionalpopolare che premia ogni sua canzone, strutturando i brani con le soluzioni più facili.

Certo, l’Ariston non è un palco dove tradizionalmente si propongono rivoluzioni: ma almeno i Maneskin, ad esempio, con la loro ZITTI E BUONI propongono un rock verace e raffinato, genere certo non tra i preferiti del pubblico televisivo tradizionale da prima serata che -circostanza fondamentale- vota.

In questo senso, è un gradevole cortocircuito il primo intermezzo di Fiorello sull’imperversare del politicamente corretto e sull’onda morizzatrice e censoria che avvolge i nostri giorni, fatto proprio su un palco che della tradizione e delle comfort zone ha fatto un punto di forza.

In perfetta linea, la finta trasgressione del patinato (e un po’ patetico) supposto e autodefinito glam rock di Achille Lauro, protagonista per ogni sera di un “quadro”, oltretutto autoproclamatosi portatore di arte. Prima David Bowie, poi Mina, poi ancora Penelope: tutto bello, tutto importante, ma per quanto le canzoni di Lauro siano belle e orecchiabili, ciò che manca nel cantante di San Basilio è l’autenticità dell’ispirazione e l’urgenza dell’artista. Tutto ciò che De Marinis fa è mediato da una strategia di comunicazione che, guardando oltre la superficie brillante, è fredda e di testa, perfetta e perfettamente bilanciata per accalappiare un pubblico mainstream che viene coccolato e adulato illudendolo con un’infarinatura culturale che sembra importante ma in realtà è solo vistosamente derivativa. Per essere glam non basta vestirsi di lustrini e truccarsi come Ziggy Stardust, e per essere trasgressivi è sorpassato nonché inessenziale lacrimare sangue. E suona ancora più finto il suo “punk rock” (con buona pace dei Sex Pistols) che ecrca di scandalizzare presentando nella quarta serata un matrimonio omosex e un bacio tra lo stesso Lauro e il sodale Boss Drum. Senza un briciolo di testa (cit.), senza un grammo di autoironia, Achille Lauro si prende troppo sul serio per essere preso sul serio anche da altri.

In questo senso, superano di gran lunga Colapesce e DiMartino con la loro MUSICA LEGGERISSIMA: lontana dalle rime intense e impegnate della loro normale produzione ma sempre raffinata, delicata, con un testo in punta di penna mentre rifugge in maniera sottile ogni ovvietà e vestendosi con ammiccamenti d’occhio allo stile, alla storia, al pubblico, ma sempre con gusto e con consapevolezza, con eleganza naturale a metà fra il naif e i kitsch. A metà strada tra le due soluzioni, ecco artisti come Max Gazzé: nato come cantautore innovativo e sperimentale, ha continuato dritto per la sua strada con un percorso interessantissimo e pieno di suggestioni (probabilmente ha raggiunto la sua maturità con OGNUNO FA QUELLO CHE GLI PARE), finché qualcosa non si è spezzata e ha iniziato a ripetere sé stesso. Certo una ripetizione gradevole: ma il suo FARMACISTA ripete stancamente il tracciato musicale solito.

Certo è che il dato anagrafico non vuol dire nulla: la tanto denigrata nouvelle vague di Amadeus che ha pescato tra i talent e i più visualizzati su Youtube ha portato momenti bellissimi come MAI DIRE MAI (LA LOKURA) di di Willie Peyote e presenza assolutamente imbarazzanti come Random o Gió Evan. Bizzarro poi che tra le Nuove Proposte vinca Sanremo 2021 Gaudiano con POLVERE DA SPARO: un brano notevole ma nel solco di una classicità inequivocabile; Davide Shorty (che già si era fatto notare ad X-Factor) conquista il secondo posto e il Premio Lucio Dalla, anche lui con un missage di diversi stili ed echi musicali diversi.

Per il resto, la serata del venerdì è sempre la più moscetta, quella che tutti vorrebbero saltare e che nessuno si capacità di cosa possa servire: se non a iniziare a capire quali sono i refrain belli, quali i brani realmente presi che resteranno.

Quindi, AMARE de La Rappresentante Di Lista lievita ad ogni ascolto, coinvolgente e appassionata; TI PIACI COSÌ smette di brillare dopo i primi ascolti e rimane solo la bellissima voce di Malika Ayane che pure continua ad “oxeggiare; Madame è forse la conferma più luminosa perché VOCE conferma la vena fertilissima della sua autrice; POTEVI FARE DI PIÙ suona un po’ più convenzionale e interna al mondo poetico della cantante, ma Arisa è una delle voci più belle in assoluto della scena musicale italiana, corposa, piena, con un’estensione ampissima; l’impressione che Fiorello e Amadeus tengono botta, ma che lo spettacolo dal vivo ha bisogno, vive e si nutre del pubblico, che è parte essenziale della rappresentazione.

Sanremo 2021 si dimostra allora un disperato tentativo di trovare conferme nel passato e speranza nel futuro: insomma, non quello che vorremmo ma forse quello che siamo e di cui abbiamo bisogno.

P.S. Il mio ciclo vitale non mi ha permesso di arrivare fino in fondo al programma, ma ecco aggiunta in extremis la classifica aggiornata alla quarta serata: 1,Ermal Meta Un milione di cose da dirti 2,Willie Peyote Mai dire mai (La Locura) 3, Arisa Potevi fare di più 4, Annalisa Dieci 5, Maneskin Zitti e buoni 6, Irama La genesi del tuo colore 7, La Rappresentante di Lista Amare 8, Colapesce/Di Martino Musica leggerissima 9, Malika Ayane Ti piaci così 10, Noemi Glicine.

Gianlorenzo Franzì

 


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