Oggi lunedì 21 dicembre arriva il Solstizio d’inverno alle ore 10 e 02 minuti. In questo strano 2020 arriva accompagnato da un fenomeno alquanto raro, una congiunzione tra Giove e Saturno che dopo il tramonto appariranno così vicini uno all’altro da sembrare un unico astro, spettacolo che secondo gli esperti non si vedeva dai tempi di Galileo.
Giove e Saturno si avvicineranno grazie a un gioco di prospettiva il 21 dicembre, separati solo da un decimo di grado e osservando a occhio nudo sembreranno impossibili da distinguere, assomiglieranno quasi ad una stella cometa. L’evento è così unico e raro, per la perfezione dell’angolo di visuale dato alla Terra, che per ritrovare casi simili bisogna andare molto indietro nel tempo: risale al 16 luglio 1623 l’ultimo caso ma la loro estrema vicinanza al sole rendeva impossibile l’osservazione diretta mentre l’ultima volta che Giove e Saturno sono stati osservabili come oggi in questo risale al 4 marzo 1226.
Ma come vedere questo fenomeno dall’Italia? E’ sufficiente una mezz’ora dopo il tramonto, intorno quindi alle 17:20, puntare il vostro sguardo o il vostro strumento di osservazione verso sud-ovest e ammirare i pianeti perfettamente uniti.
Il solstizio però è un appuntamento interessante non solo da punto di vista astronomico, in quanto il giorno più corto dell’anno segna il momento dell’inizio dell’inverno e della rinascita del sole, festeggiato e celebrato da millenni da tutti i popoli del mondo.
Il solstizio, dal latino sol (sole) e stitium (sistere cioè fermarsi), ci porta ufficialmente nella stagione invernale ed è in astronomia il momento in cui il sole, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, raggiunge il punto più basso all’orizzonte, dando luogo al giorno più breve dell’anno con 9 ore e 7 minuti di luce. Dal 22 dicembre in poi però, e fino al solstizio d’estate del 2020, le ore di luce inizieranno di nuovo pian piano ad aumentare.
Erano culti di concezione solare, dai Celti con i loro rituali che si svolgevano presso i monoliti di Stonehenge, Yule degli antichi popoli germanici fino al Sol Invictus dei pagani, ai Saturnalia dei Romani e al Natale dei cristiani.
Soprattutto dei Saturnalia romani, secondo Catullo i giorni più belli dell’anno, e quindi allo scorrere del tempo, troviamo tracce importanti nelle nostre tradizioni natalizie. Dal 17 dicembre fino a gennaio nell’antica Roma c’erano le feste di Eponalia, Opalia, Sigilllaria, Divalia, Larentalia e altre ancora.
In quei giorni era concesso di tutto, in un clima di otium piuttosto goliardico: grandi mangiate, addirittura degli schiavi coi padroni, scambio di auguri, piccoli doni, figurine in terracotta e cera e pane di tante qualità. E nelle case, illuminate da candele che stavano accese per tutto il tempo della festa, si trascorrevano le giornate fra banchetti a base di maialini arrosto, bagni caldi e lunghe partite a dadi.
Annamaria Persico