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16 giugno 2020

News

Stati generali: sindacati aprono a piano Conte


Un piano di rilancio in 9 punti che delimiti una nuova politica economica per il Paese. E’ questo in sostanza il cuore della mission che il documento presentato oggi dal premier Giuseppe Conte a Cgil, Cisl e Uil e alle forze sociali, punta a raggiungere. Un piano che non entra nel dettaglio ma descrive i punti di maggiore attacco della nuova strategia con cui il governo intende traghettare il Paese fuori dalle secche della crisi post Covid 19 e cogliere l’opportunità per sciogliere anche i nodi maggiori che da tempo rallentano lo sviluppo economico: dallo sviluppo digitale alle infrastrutture, dall’ambiente alla sostenibilità ; dal sostegno alle filiere produttive alla pubblica amministrazione fino al capitolo dedicato al lavoro e alle imprese.

Una nuova visione su cui il premier Giuseppe Conte ha sondato la disponibilità di Cgil Cisl e Uil come sonderà anche quella di Confindustria: un brainstorming che andrà avanti fino a mercoledì prossimo quando Conte tirerà le somme e verificherà su quale potenza di fuoco potrà contare per il suo disegno. Una disponibilità che i leader sindacali di Cgil Cisl e Uil oggi non hanno avuto difficoltà a concedere, sebbene a maglie larghe considerata la genericità del documento giudicato, se pure con sfumature diverse, sostanzialmente positivo, puntando però a stringere con il governo un nuovo patto sociale con cui ottenere la garanzia che il nuovo progetto per il Paese parta da obiettivi condivisi, nero su bianco, come solo un accordo istituzionale può fare. Da Conte oggi non è arrivata né poteva arrivare una risposta su questo: ma è iniziato un percorso che Cgil Cisl e Uil sembrano disposti a percorrere. Certo, il clima politico non è dei migliori e a contribuire all’incertezza del quadro anche l’atteggiamento fortemente critico nei confronti del governo da parte di Confindustria. Ma da parte del premier c’è considerazione del momento critico: e l’incontro con Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, non sarebbe potuto iniziare in un modo migliore con l’annuncio della possibilità di anticipare da subito la richiesta di altre 4 settimane di cassa integrazione a quanti abbiano esaurito le 14 settimane previste, azzerando di fatto quel buco di 2 mesi lamentato dai sindacati alla luce del Dl rilancio.

Cgil disponibile ad andare a vedere le carte dunque anche se con i piedi di piombo. “Un progetto di cambiamento del paese deve essere un progetto che mette al centro la persona e il lavoro, i diritti, la giustizia sociale e un modello fondato sul rispetto dell’ambiente, sulla salute e la sicurezza delle persone. Questo vogliamo fare. E su questa base il governo deve sapere che avrà noi al suo fianco se segue questa strada; se dovesse ascoltare altre sirene avremo altri atteggiamenti”, spiega al termine il leader della Cgil, Maurizio Landini, sollecitando “protocolli su temi concreti”.

E grande disponibilità arriva anche dalla Cisl. “Il nostro giudizio è positivo ma siamo anche molto realisti: il senso di responsabilità di tutte le parti sociali e del governo faccia rompere ogni indugio per realizzare un patto sociale forte. E non solo perché l’Europa ci chiede grandi riforme e grandi investimenti che hanno bisogno di accordi ma perché questo accordo lo dobbiamo alle future generazioni”, spiega Annamaria Furlan lasciando gli Stati generali di Villa Pamphili. In linea anche la Uil. “Bisogna ridisegnare il Paese con un Patto che coinvolga tutti: serve un nuovo modello complessivo”, ribadisce Carmelo Barbagallo che apprezza l’impegno del Premier Conte e sollecita la madre di tutte le riforme: quella del fisco. “Se usciremo meglio o peggio dalla crisi dipenderà solo da noi”, conclude.

Segnali poco ‘distensivi’ invece continuano ad arrivare da Confindustria che mercoledì prossimo varcherà il portone di Villa Pamphili. “Disponibili al confronto e agli Stati generali ma anche molto dubbiosi in questo. Non siamo scettici ma siamo realisti. Il piano di Giuseppe Conte non l’ho ancora visto. Ma mi sarei aspettato che il governo presentasse un piano ben dettagliato con un cronoprogramma e con l’impatto degli effetti attesi”, dice il presidente Carlo Bonomi in visita alla stampa estera. Perché su questo, sulle relazioni tra istituzioni e parti sociali, ammonisce ancora, il Paese dovrebbe seguire il modello Germania: “in 21 ore di discussione hanno messo in campo un dossier di 15 pagine e un bazooka di 120 miliardi di euro per rilanciare l’economia”. Un’economia la nostra, invece, conclude, “bloccata dalla burocrazia, dalla incapacità di decidere, dalla idea di un paese che vuol diventare fortemente assistenzialista e fortemente pubblico quando invece dovremmo liberare le energie del settore privato”.


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