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6 marzo 2019

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Trotula De Ruggiero, la prima donna medico della storia era della Scuola Medica di Salerno


Trotula De Ruggiero, (nota anche come Trotta, Troctula, Trocta), fu la più famosa delle Mulieres Salernitanae, le Dame della Scuola Medica di Salerno, dove la scienziata visse, studiò e insegnò nell’XI secolo.

Trotula proveniva dalla nobile famiglia dei De Ruggiero, famosa per la donazione di parte dei suoi beni per la costruzione del Duomo di Salerno. Proprio in questa città visse e, come membro della nobiltà, ebbe la possibilità di frequentare le scuole superiori e di specializzarsi in medicina. Sposò il medico Giovanni Plateario da cui ebbe due figli, Giovanni Junior e Matteo, che continuarono l’attività dei genitori e sono ricordati come Magistri Platearii.

Tradizionalmente è identificata con la coltissima matrona della Storia ecclesiastica di Oderico Vitale: fu infatti l’unica in tutta Salerno ad essere in grado di interloquire nel 1059 con Rodolfo Malacorona, che aveva studiato medicina in Francia. Inoltre la sua fama fu tale che si racconta che al suo funerale nel 1097 avrebbe partecipato un corteo funebre di oltre 3 chilometri. Trotula viene già elogiata nel Dict de l’Herberie del trovatore parigino Routbeuf, attivo fra il 1215 e il 1280, e menzionata anche da Chaucer nei Racconti di Canterbury, nella Storia della donna di Bath. Ma è nel XIII secolo che avviene la sua grande consacrazione: lo testimoniano centinaia di manoscritti distribuiti, tradotti, studiati in tutta Europa da allora e per diversi secoli successivi.

L’essere donna e medico insieme le garantì una stima e una fiducia enormi nella cura di certe patologie, tanto che fino a tutto il XV secolo Trotula rimase un’autorità indiscussa per tutto quello che concerneva i problemi e i disturbi relativi al parto, al concepimento, alla sterilità.

Delle opere tramandate nel corpus salernitano, a Trotula sono attribuiti due trattati: il De Passionibus mulierum (o Trotula maior), un trattato di ginecologia e ostetricia, e il De Ornatu Mulierum (o Trotula minor), dedicato alla cosmesi. Le opere, interpolate dalla tradizione, talvolta risultano di difficile interpretazione: non va infatti dimenticato che i trattati furono composti in latino, lingua ufficiale della scrittura nell’XI secolo, perciò non tutti i nomi, soprattutto quelli tecnici, sono facilmente traducibili.
De passionibus mulierum o Trotula maior
Trotula Maior è il lavoro più famoso di Trotula, trascritto per quattro secoli e tradotto in numerose lingue, edito a stampa nel 1544 da George Krant. Il trattato è composto da 64 capitoli, di cui mancano i primi dodici, nei quali vengono offerti precetti, consigli e norme che attraversano tutta la vita della donna. Il sottotitolo spiega esattamente di cosa si tratta: «Libro unico di Trotula sulla cura delle malattie delle donne prima, durante e dopo il parto mai prima edito in cui vengono minutamente illustrate le infermità e le sofferenze che capitano al sesso femminile, la cura dei bambini e dei ragazzi al momento del parto, la scelta della nutrice oltre alle restanti cose che vi si connettono, le prescrizioni riguardanti entrambi i sessi, le esperienze infinite di varie malattie con alcuni preparati che servono ad abbellire il corpo». Nel trattato viene offerto un quadro completo della natura femminile e la donna è pienamente valorizzata nella sua identità di genere.

Secondo Trotula, la natura della donna, rispetto a quella maschile, è fredda e umida, cosa che, se da un lato consente la complementarietà dei due sessi, dall’altro favorisce determinate malattie che colpiscono solo le donne. Compito della medichessa è dunque quello di diagnosticare le ragioni dell’interruzione della regolarità o della scarsità del mestruo ed individuare con la farmacopea i rimedi opportuni. Questi ultimi sono diretti a ripristinare il giusto equilibrio umorale attraverso erbe e salassi, bagni caldi e infusioni, regime alimentare sano e stile vita di vita rigoroso.
Attenta è l’osservazione di Trotula riguardo alle patologie ginecologiche: esse vengono individuate e analizzate sia sulla base delle ipotesi dell’epoca, sia sulla base della conformazione fisica della donna e della sua alimentazione.

Sulle cause della sterilità, Trotula afferma che esse possono risiedere sia nell’uomo che nella donna, fatto senza precedenti, e inoltre, essendo l’utero legato al cervello, è inevitabile che essi soffrano insieme compartecipando al dolore. La diagnosi differenziale sulle origini della sterilità va condotta sull’esame dell’urina posta al deterioramento con la crusca.
Trotula propone anche adeguati consigli per il concepimento di un maschio o di una femmina o anche per un naturale rimedio anticoncezionale grazie a una pietra detta gagate.
Particolare attenzione meritano le nozioni di ostetricia offerte da Trotula: esse riguardano aspetti come la posizione del feto nell’utero, l’individuazione di segni di gravidanza, il regime delle donne gravide e della partoriente. Il momento del parto però è quello che assume un valore fondamentale: oltre a riporre fiducia nella benevolenza di Dio, è necessario, secondo Trotula, creare un’atmosfera serena, lenta e rispettosa del pudore della donna, per cui ad esempio coloro che assistono al parto devono evitare di guardare la partoriente in volto.

Una volta nato, il bambino merita cure e attenzioni dirette a proteggerlo da stimoli sensoriali eccessivi e mantenuto in ambienti caldi pieni di “cantilene e parole facili“. Alla puerpera vengono prescritti bagni, dieta di cibi caldi, tranquillità e riposo. La nutrice deve avere un colorito luminoso misto di bianco e di rosso ed essere giovane e nutrita con cibi salutari. Trotula non trascura le possibili conseguenze di un parto difficile o mal condotto, né tutte le possibili evenienze della puerpera, dando prova nella sua attenzione di un’ampia e moderna conoscenza della materia.
Gli studi di tipo pediatrico sono contenuti nell’ultima parte del testo, ritenuta un’opera a se stante e riguardano una serie di suggerimenti atti a ricostruire il benessere fisico e psichico della donna e del suo bambino. In questo trattato è contenuta la descrizione di alcuni metodi ed accorgimenti per preservare la salute del neonato e del bambino: si tratta di procedure comunemente eseguite all’epoca, supportate dall’esperienza.

De ornatu mulierum o Trotula minor è dedicato alla cura estetica con ricette cosmetiche che riguardano la pelle, il sorriso, le labbra, le mani, l’alito, i capelli.
Il lavoro riporta 96 piante e derivati, 20 preparati di origine animale e derivati, 17 minerali e 6 preparati misti, per un totale di 63 ricette, in grado di ottenere altrettanti rimedi a scopo cosmetico e/o medicinale.
Tutti gli argomenti trattati non rappresentano per Trotula un aspetto frivolo della cura della donna perché la bellezza è il segno di un corpo sano e della sua armonia con l’universo: le erbe medicamentose, le pomate naturali, i bagni, i massaggi sono tutti metodi curativi utili a qualunque donna per vivere in maniera serena il rapporto con il proprio corpo e di conseguenza quello con la propria psiche.

Nel XIII secolo le idee e i trattamenti di Trotula erano conosciuti in tutta l’Europa e facevano già parte della tradizione popolare. I suoi scritti vennero utilizzati fino al XVI secolo come testi classici presso le Scuole di medicina più rinomate. Il Trotula Maior, in particolare, venne trascritto più volte nel corso del tempo subendo numerose modifiche; inoltre, come altri testi scritti da una donna, venne impropriamente attribuito ad autori di sesso maschile: a un anonimo, al marito o a un fantomatico medico di nome Trottus. Addirittura nel XIX secolo alcuni storici, tra cui il tedesco Karl Sudhoff, negarono la possibilità che una donna avesse potuto scrivere un’opera così importante e cancellarono la presenza di Trotula dalla storia della medicina. La sua esistenza fu però recuperata, con gli studi di fine Ottocento, dagli storici italiani per i quali l’autorità di Trotula e l’autenticità delle Mulieres Salernitanae sono sempre state incontestabili. (Fonte donnedellascienza.it)


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