Come ogni novembre, da ormai qualche anno a questa parte, il Black Friday inizia a farsi sentire, carico di tutta l’energia e del desiderio di fare grandi affari. Esistono però soggetti per cui questo evento si trasforma in amplificatore delle proprie debolezze e dipendenze: stiamo parlando di chi soffre di shopping compulsivo, conosciuto anche come shopaholism. Eventi della portata del celebre Venerdì Nero, hanno la capacità di attivare il nostro “sistema di ricompensa”, che grazie al rilascio di neurotrasmettitori come ad esempio la dopamina genera una sensazione di piacere, e ci incentiva a realizzare acquisti sconsiderati, non necessari e in alcuni casi molto al di là delle proprie possibilità finanziarie.
Abbiamo approfondito la questione con il Dott. Giuseppe Iannone di Guidapsicologi.it, che ci illustra in cosa consiste lo shopping compulsivo, quando e perché si può considerare una patologia, In che modo pubblicità, moda e social network influenzano il nostro desiderio d’acquisto e i nostri bisogni e ci fornisce alcuni importanti consigli su come recuperare un rapporto sano con lo shopping.
In cosa consiste lo shopping compulsivo? Quando si può considerare una patologia?
«Lo shopping compulsivo, conosciuto anche come shopaholism o sindrome da acquisto compulsivo, è un disturbo del controllo degli impulsi. Chi ne soffre non può fare a meno di acquistare in maniera compulsiva. ed esagerata. Il disturbo condivide diverse analogie con la dipendenza da sostanze. Per esempio la tolleranza, che fa sì che la persona investa sempre più tempo, soldi ed energie per gli acquisti. Ma anche il craving, ossia quella voglia smodata e irresistibile di fare shopping, e i sintomi di astinenza, che si manifestano quando la persona non può fare acquisti. I comportamenti di shopping compulsivo possono interferire con il funzionamento sociale e lavorativo o determinare problemi finanziari. Le persone che soffrono di questo disturbo, infatti possono trascurare la famiglia, il lavoro, gli amici o gli interessi perché totalmente assorbiti dallo shopping», spiega il Dott. Giuseppe Iannone.
Il Black Friday come amplificatore di questo disturbo. Cos’è e come si innesca il “sistema di ricompensa”
«Eventi come il Black Friday possono esacerbare comportamenti di shopping compulsivo in chi già soffre di questa problematica. Offerte vantaggiose e sconti possono fungere da potenti specchietti per le allodole, soprattutto per chi fatica a tenere sotto controllo gli acquisti non necessari. Nel nostro cervello esiste un circuito chiamato “sistema di ricompensa”. Ogni volta che questo sistema viene attivato si genera una sensazione piacevole, grazie al rilascio di specifici neurotrasmettitori come la dopamina. Parole come ‘sconto’, ‘affare’, e simili sono in grado di attivare particolarmente il sistema di ricompensa. E la conseguenza è che si tende ad acquistare senza considerare adeguatamente fattori come la necessità di quello che si sta acquistando e le risorse finanziarie a disposizione», afferma Iannone
In che modo pubblicità, moda e social network influenzano il nostro desiderio d’acquisto e i nostri bisogni
«La pubblicità, la moda e i social possono sicuramente influenzare sia i nostri desideri che i comportamenti di acquisto. Una ricerca condotta dalla Copenhagen Business School ha rivelato che ben il 95% dei nostri acquisti è determinato da decisioni inconsapevoli, impulsi o abitudini. E chi si occupa di vendere conosce bene tali meccanismi e può utilizzarli per incrementare le vendite.
È stato osservato che emozioni negative, come la rabbia, l’ansia, la tristezza, la noia e il senso di colpa fungono da antecedenti a comportamenti di acquisto incontrollati. Ovviamente anche i fattori socioculturali giocano un ruolo importantissimo nella manifestazione di questo disturbo. Non è un caso che lo shopaholism sia un fenomeno che si manifesta prevalentemente nei Paesi del Primo Mondo, nei quali la presenza di un’economia basata sul mercato, la disponibilità di un’ampia varietà e quantità di beni, un reddito maggiore e tanto tempo libero favoriscono l’emergere del fenomeno. Di contro, il disturbo è meno prevalente nei Paesi in via di sviluppo e meno ancora in quelli sottosviluppati. Infine, la possibilità di effettuare acquisti online contribuisce ad esacerbare il fenomeno. Sempre più persone, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, fanno acquisti online, usano app dedicate allo shopping o partecipano ad aste online», racconta lo psicologo.
Identikit dello shopper compulsivo
«Proviamo a tracciare l’identikit dello shopper compulsivo. Lo shopping compulsivo è molto più frequente tra le donne che tra gli uomini. L’età di esordio del disturbo va dai 20 ai 30 anni e il suo decorso sembra essere cronico, se non si interviene sul disturbo. Lo shopping compulsivo, poi, è associato a una significativa comorbilità con i disturbi dell’umore, di ansia, da uso di sostanze, i disturbi alimentari e gli altri disturbi del controllo degli impulsi. In Italia, si stima che ne soffra il 6% della popolazione generale.
L’identikit dello shopper compulsivo è donna, tende a fare acquisti da sola (l’esperienza di shopping viene definita come un piacere privato!) e compra al di sopra delle proprie possibilità, Le donne acquistano solitamente abbigliamento, scarpe, gioielli, cosmetici e articoli per la casa. Gli uomini, invece, tendono ad avere un maggiore interesse per i settori elettronico e automobilistico. La condotta di shopping compulsivo può avvenire in qualsiasi luogo, dai grandi magazzini di alta moda ai negozi di seconda mano. Il reddito non sembra incidere sulla prevalenza del disturbo», dichiara Iannone.
Come recuperare un rapporto sano con lo shopping
«Riconoscere i sintomi è il primo passo per distinguere un comportamento patologico da uno sano. Essere consapevoli di soffrire di questo disturbo è il primo passo che consente alla persona di chiedere aiuto. Gli interventi psicologici e psicoterapici mirano a identificare i contesti nei quali il fenomeno tende a manifestarsi, a riconoscere gli antecedenti che scatenano una condotta di acquisto compulsiva (come le emozioni negative) e a esplorare modi alternativi di trascorrere il proprio tempo. Anche la consulenza finanziaria e i gruppi di auto-aiuto (come i Debitori Anonimi) sono di aiuto per chi soffre di shopaholism. Infine, lasciare il bancomat a casa quando si esce, uscire con una quantità limitata di soldi contanti o uscire in compagnia sono comportamenti che possono contribuire a frenare la tendenza alle spese eccessive», conclude il Dott. Giuseppe Iannone.