“Ho ricevuto la lettera e non ho aderito”. Lo dice all’AdnKronos lo storico Alessandro Campi che non ha firmato la missiva inviata a Jurgen Boos, direttore della Buchmesse, e a Innocenzo Cipoletta, presidente dell’Associazione italiana editori, da quaranta scrittori che manifestano la loro “preoccupazione” per la gestione messa in campo dal nostro Paese lamentando “l’ingerenza della politica”.
“Della lettera di Giordano – afferma Campi – non condivido l’obiettivo polemico nemmeno troppo implicito: accreditare l’idea che in Italia ci sia un clima di intolleranza e persecuzione nei confronti di scrittori e intellettuali. E che la colpa di questo clima sarebbe, va da sé, del governo di destra in carica. È surreale e persino un po’ ridicolo l’allarmismo che si vuole diffondere. In Italia vige in realtà un regime di pieno pluralismo culturale che a certi ambienti della sinistra, autoreferenziale, poco interessata al confronto delle idee, non priva di venature intolleranti, abituata ad avere sotto il proprio controllo ogni spazio culturale, evidentemente non piace. Tra i cento autori chiamati a rappresentare l’Italia a Francoforte, basta leggerne i nomi, sono rappresentate le più diverse sensibilità ed esperienze. Perché non lo si vuole riconoscere solo per un banale e manifesto pregiudizio ideologico travestito da indignazione morale?”, si chiede Campi.