La carbonara giusta è quella con le materie prime tutte italiane e che arrivano dalla cucina contadina, da produttori di olio, allevatori e agricoltori della penisola.
Romana per tradizione e eccellenza, è la ricetta tra le più conosciute, copiate, rivisitate e sbagliate, ma soprattutto amate ovunque e al terzo posto sul podio per i Millennials (ricerca Doxa-AIDEPI).
Il Carbonara Day lo conferma. Ricorrenza del 6 aprile voluta dai pastai dell’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane e dall’International Pasta Organisation, lo scorso anno pare abbia coinvolto oltre 83 milioni di persone in tutto il mondo e scatenato oltre 29 mila appassionati sui social.
Nel dibattito sulle origini di nome e ricetta, la Capitale si è fatta strada negli anni, incoronandolo a piatto tipico del Lazio, insieme all’altra signora del gusto, l’Amatriciana. Insieme portano una consistente dose di buona fama alla cucina italiana quella, appunto, fatta di lavoro sapiente e tramandato di generazioni, in campo agricolo come nella lavorazione della pasta, del guanciale e del pecorino.
Nota di colore, come la rossa dell’Alto Lazio, vive il quiz del sì e no, primo fra tutti quello sull’uso di aglio e cipolla, in questo caso no ad entrambi, o quello su pasta corta o lunga, lo spaghetto resta un must, o ancora pecorino o parmigiano, è tollerato fare un bel mix.
Infine, per quanto riguarda la scelta di guanciale o pancetta, assolutamente il primo direbbero i nostri Agrichef e in ogni caso per fare una buona carbonara, occhio alla qualità.
(Fonte: Cia-Agricoltori Italiani)