polecenelle
4 marzo 2025

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CARNEVALE IN CALABRIA: curiosità e antiche tradizioni tra “fharze”, “pruppetti”e “risu d’azata”. Le ‘Polecenelle’ di Alessandria del Carretto


Il Carnevale 2025 si conclude oggi Martedì grasso, 4 marzo, ultimo atto del Carnevale prima che il Mercoledì delle Ceneri 5 marzo sancisca l’inizio della Quaresima.

Ma perchè si dice Martedì grasso? Ricordiamo che il Carnevale è una festa mobile, le cui date vengono fissate a calendario in base a quando si celebra la Pasqua (che nel calendario liturgico cattolico/romano si colloca necessariamente tra l’Epifania e la Quaresima), e si celebra esattamente 40 giorni prima della Pasqua. Il giorno in cui si conclude il Carnevale è chiamato Martedì grasso si chiama così perché in questa data era abitudine consumare i cibi più gustosi e grassi, appunto, rimasti in dispensa prima del Mercoledì delle Ceneri, che da inizio alla  Quaresima, i 40 giorni di preghiera e digiuno che precedono la Pasqua.

La parola Carnevale infatti deriva dal latino carnem e levare, ossia “eliminare la carne”, sempre in esplicito riferimento agli obblighi religiosi imposti dalla Quaresima, il periodo di 40 giorni di digiuno e preghiera che conduce appunto alla Pasqua.

In Calabria il martedì grasso, il giorno prima del mercoledì delle Ceneri in cui inizia il periodo di astinenza della Quaresima, si chiama infatti anche azata, cioè alzare, togliere la carne, che si festeggiava con grandi mangiate di cibi fritti e a base di carne di maiale di vario genere, innaffiati da vino in quantità. Nel lametino la ricetta della tradizione è “u risu d’azata”, squisito riso al forno ripieno di salumi, carne e formaggi. La ricetta: https://www.reportageonline.it/carnevale-in-calabria-lantica-ricetta-di-u-risu-dazata-ovvero-riso-al-forno-con-salsiccia/

Le tradizioni del Carnevale in Calabria sono antichissime, discendono direttamente dalle feste Dionisiache magnogreche e dai Saturnali romani e nel tempo, anche con l’avvento del Cristianesimo, non hanno mai perso il significato della rinascita, preceduta necessariamente dal Caos, dalla destabilizzazione, sia pure temporanea, dell’ordine precostituito.

Il Carnevale si festeggia in tutta la Calabria dal Pollino allo Stretto. Tra i più importanti e tradizionali ricordiamo tra i tanti quelli di Castrovillari. Amantea, Lamezia, Acconia, Cittanova senza dimenticare il più antico ad Alessandria del Carretto, piccolo Comune a cavallo tra il Pollino e lo Jonio Cosentino, dove sfilano le ‘Polëcënellë’, maschere tradizionali antichissime tipiche del posto, che quest’anno sfileranno anche a Venezia, in occasione di un raduno di maschere antropologiche di tutta Italia il ‘Carnevale delle Tradizioni’ dell’Unpli.

Un festa popolare di cui rimangono poche tracce soprattutto culinarie in alcuni piatti calabresi tipici del Carnevale, periodo che coincide anche con il rituale della macellazione del maiale. Quindi ai più fortunati toccano frittole e “cuadare”, ma su ogni tavola è un trionfo di polpette fritte e al sugo, frittate di pasta e lasagne sempre con salsiccia e carne di maiale, il famoso «risu d’azata», e naturalmente dolci fritti come chiacchiere, chinulilli e turdulilli.

Solo fino al martedì, dopo inizia la Quaresima, un digiuno che in Calabria non fa molto soffrire ma questa è un’altra storia.

Annamaria Persico 


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