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14 maggio 2022

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Erbe e piante di Calabria: ‘u fhinuacchiu ‘i timpa (finocchio selvatico)


Tutti i calabresi conoscono ‘u fhinuacchiu ‘i timpa, il finocchio selvatico o foeniculum vulgare (da faenum, simile al fieno), la bella e profumatissima pianta che nasce e cresce spontaneamente in tutte le regioni mediterranee.

Di essa si usa tutto: in primavera si raccolgono i germogli freschi, a fine estate-autunno foglie, frutti e soprattutto i fiori con i loro preziosi semi.

Già nell’antichità il finocchio selvatico era molto conosciuto e utilizzato per le sue proprietà digestive e antispasmodiche. Si ritiene che sia indigeno delle sponde del Mediterraneo, e poi da lì si sia diffuso verso Oriente.

Menzionata in alcuni testi egiziani, la pianta in Grecia era apprezzata (pare che fosse chiamata anche marathon perché la pianura teatro della famosa battaglia ne era ricca) ma poi furono i Romani a diffonderne ancor di più l’uso.

Anticamente la simbologia del finocchio selvatico era legata al serpente, cioè all’idea di rigenerazione spirituale, rinascita a nuova vita. Plinio racconta che i serpenti quando cambiano pelle si sfregano contro la pianta di finocchio, da lì la credenza popolare che aiutasse a riacquistare la vista e funzionasse come antidoto ai morsi velenosi dei rettili.

Pare che nell’antica Roma il finocchio venisse utilizzato per coprire i cattivi odori e sapori di cibi poco freschi e che da questo trucco di cucina sia nato il termine «infinocchiare», cioè ingannare, imbrogliare.

Il finocchio è una pianta spontanea davvero preziosa: ha pochissime calorie, si trova dappertutto e possiede grandissime proprietà stimolanti, digestive, antispasmodiche, carminative e antisettiche.

In Calabria queste proprietà sono conosciute da millenni e il finocchio è tuttora molto usato sia in cucina che in fitoterapia: le foglie fresche, per bevande e primi e secondi piatti, mentre i semi per tisane e decotti vari, nei salumi, nel pane aromatizzato, nei taralli e altri prodotti da forno, nei liquori e perfino nei formaggi.

Perciò continuiamo a cercare, a raccogliere e ad usare l’umile fhinuacchiu ‘i timpa, un vero regalo della natura!
Annamaria Persico (articolo pubblicato il 25 aprile 2017 su Reportage) 


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