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29 giugno 2025

Reportage BLOG

GBLOG. «I miracoli di San Pietro e San Paolo, due pilastri della Chiesa che hanno lasciato testimonianze indelebili e scritti eterni»


di Giampiero Scarpino
A San Pietro è attribuito il primo miracolo dopo la morte di Cristo, la guarigione dello storpio davanti alla porta del Tempio, e ancora a lui è attribuita la prima conversione di un “gentile” alla Chiesa, il centurione Cornelio (Atti 11).L’eco del miracolo dello storpio si sparse rapidamente tra la gente. La guarigione era una testimonianza vivente che Dio operava in mezzo al suo popolo. Tante Persone portarono i loro malati nelle strade, sperando che almeno l’ombra di Pietro potesse toccarli mentre passava.
E ogni volta che l’ombra dell’umile apostolo Pietro  sfiorava i corpi sofferenti, si verificavano guarigioni inspiegabili e liberazioni da spiriti maligni. Erano i segni del potere incommensurabile del nome di Gesù: “Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli” (Atti 5:12).
Ma i miracoli di Pietro non si limitarono alle guarigioni fisiche. Un giorno, nella città di Giaffa, Pietro fu chiamato perché una donna amata e rispettata nella comunità, di nome Tabita, era morta. Con profonda fede e fiducia in Dio, Pietro si inginocchiò accanto al suo corpo, pregò intensamente, e poi con voce ferma comandò: “Tabita, alzati!”. Tabita aprì gli occhi, si sollevò e riprese vita. Questo atto dimostrava che il potere della resurrezione, lo stesso che aveva risuscitato Gesù dai morti, era ancora all’opera anche in Pietro .“Tabita, alzati!” (Atti 9:40).Viaggiando attraverso la regione, Pietro portò con sé il messaggio di Cristo e, in ogni città che visitava, accadevano eventi straordinari. Nella città di Lidda, incontrò un uomo di nome Enea, paralitico da otto anni.
“Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto!”, dichiarò Pietro. E subito Enea fu guarito. Questo miracolo toccò profondamente i cuori delle persone di Lidda e della pianura di Saron e molti si convertirono nella fede in Cristo. “Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto!” (Atti 9:34).
Ma le prove per Pietro non erano finite. Re Erode Agrippa lo fece arrestare, con l’intenzione di giustiziarlo, vedendo in lui una minaccia per il potere politico e religioso. Una notte, mentre Pietro giaceva in una cella, incatenato, un angelo del Signore apparve, la cella si illuminò di una luce divina e le catene caddero dalle sue mani. Pietro fu guidato fuori dal carcere senza che le guardie se ne accorgessero (Atti 12:7).
Il miracolo più grande di Pietro era comunque l’aver saputo guidare i discepoli di Gesù, aver saputo coordinarli, seguirli. Un padre vivente per tutti loro impegnati a portare la parola di Gesù nel mondo . A questi si aggiunse Paolo di Tarso , il Saulo convertito dall’accecamento sulla via di Damasco. Di Lui chi pratica la Chiesa sa’ sicuramente tanto perché Paolo tanto ha scritto nelle sue lettere a noi pervenute. Lettere inviate alle tante comunità del Mediterraneo da lui visitate nell’apostolato .Pietro e Paolo concludono la loro vita a Roma, il primo crocefisso per suo volere a testa in giù , il secondo decapitato sulla via per Ostia . Lo stesso giorno muoiono , lo stesso giorno sono festeggiati per la loro grandezza in Cielo: il primo con le chiavi del Paradiso ed il secondo con la spada . E Paolo per raggiungere Rima era transitato e  dalla Calabria.
La storia di San Paolo in Italia peninsulare ebbe inizio da Reggio Calabria, nella cui Cattedrale si trova una colonna bruciata sulla sommità da un pezzo di legno. Luca, “il caro medico”, era con l’apostolo Paolo quando quest’ultimo arrivò in Italia per la prima volta per giunta da prigioniero. Ecco il racconto scritto proprio da Luca: “Paolo non voleva che l’equipaggio ripartisse da Creta a causa del mare in tempesta. Poi disse di aver fatto un sogno: tutto l’equipaggio in balia della tempesta sulla nave diretta a Roma si sarebbe salvato. Egli volle che tutti rimanessero sulla nave per potersi mettere in salvo e invito’ tutti a prendere cibo dicendo: “oggi è  il quattordicesimo giorno che passate digiuno nell’attesa. Vi invito a prendere cibo perché è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto”. Detto questo, prese un pane , rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Tutti si fecero coraggio e presero cibo. Sulla nave erano 276 persone. Incapparono in una secca e la barca si incagliò; la prua rimaneva immobile ma la poppa si sfasciava sotto la violenza delle onde. I soldati volevano uccidere i prigionieri per evitare che qualcuno fuggisse a nuoto. Il centurione volendo salvare Paolo lo impedì. Diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiungessero terra . Poi gli altri ,chi su tavole chi su altri rottami della nave e così tutti poterono mettersi in salvo. Scoprirono poi di essere sull’isola di Malta.Da lì poi ripartono ed approdarono a Siracusa dove stettero tre giorni, e di qui costeggiando giunsero a Reggio Calabria. “Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Arrivati a Roma fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia. Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione, e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù con tutta franchezza e senza impedimento“. Atti degli Apostoli 28,11-16 e 30-31. Il resto sarà la storia a raccontare fino al 29 Giugno dell’anno 67 dopo Cristo.
Quanto ancora si potrebbe scrivere e testimoniare. Una sintesi di quanto ha scritto Paolo: per me il vivere è Cristo e il morire è un guadagno. Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le ho considerate come spazzatura. Sono stato crocefisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me.Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Quanto a me perciò non ci sia altro vanto che nella Croce di Nostro Signore Gesù Cristo .Noi non predichiamo noi stessi,ma Cristo Gesù Signore e siamo vostri servitori per amore di Gesù. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perchè appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non siamo schiacciati; siamo sconvolti ma non siamo disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi, portando sempre ed ovunque nel nostro corpo la morte di Gesù.”
Giampiero Scarpino


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