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13 giugno 2025

Reportage BLOG

GBLOG: «Sant’Antonio è il Santo dei Miracoli»


di GIAMPIERO SCARPINO
Sant’Antonio è conosciuto come il Santo dei Miracoli, o il Taumaturgo, cioè colui che opera prodigi. Quali e quanti sono i miracoli attribuiti a sant’Antonio? Innumerevoli. Raccontarli tutti non si può in un articolo che deve attirare l’interesse del lettore. Ed allora immaginiamo Sant’Antonio in processione per le vie della città o sempre in processione in TV o sui social , visto da utenti, ammalati, anziani. Ecco il Santo dei Miracoli che fa scattare la frase: “Sant’Antonio Miu”. Allevia grande Santo le differenze di chi oggi ti invoca. Passa il Santo dei Miracoli e qui racconto qualche episodio.
Uno dei più belli è il miracolo della mula. Un Miracolo molto forte. Durante un dibattito fra Antonio e un eretico circa la presenza di Gesù nell’Eucaristia, l’eretico sfida il Santo a dimostrare con un miracolo la vera presenza di Cristo nell’Ostia consacrata, promettendo che se ci fosse riuscito si sarebbe convertito alla retta dottrina. L’eretico avrebbe tenuto chiusa la sua mula per alcuni giorni nella stalla, senza darle da mangiare; poi l’avrebbe portata in piazza di fronte alla gente, mettendole davanti della biada. Allo stesso tempo Antonio avrebbe dovuto mettere l’ostia di fronte alla mula: se l’animale si fosse inginocchiato davanti alla particola, ignorando il cibo, si sarebbe convertito.
Nel giorno convenuto il Santo mostra l’Ostia alla mula e dice: «In virtù e in nome del Creatore, che io, per quanto ne sia indegno, tengo veramente tra le mani, ti dico, o animale, e ti ordino di avvicinarti prontamente con umiltà e di prestargli la dovuta venerazione».
E così avviene: la mula abbassa la testa fino ai garretti e si inginocchia davanti al sacramento del corpo di Cristo.
A Ferrara il Santo fa parlare un neonato: una famiglia è minacciata dal sospetto nato dalla gelosia: un padre non vuole nemmeno toccare il figlio nato da pochi giorni perché crede che sia frutto di un tradimento della moglie. Antonio prende allora in braccio il neonato e gli dice:
“Ti scongiuro in nome di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, nato da Maria Vergine, di dirmi a voce chiara, così che tutti sentano, chi è tuo padre”.
Il bambino, fissando negli occhi il genitore, visto che non può muovere le mani, legate dalle fasce, dice: “Ecco, questo è mio padre!”.
E rivolgendosi all’uomo il Santo aggiunge: “Prendi tuo figlio, e ama tua moglie, che è intemerata e merita la tua riconoscenza”.
Un altro grande miracolo è il piede riattaccato: Leonardi, un uomo di Padova, confessa ad Antonio di avere dato con violenza un calcio alla propria madre. Antonio lo ammonisce così:  “Il piede che colpisce la madre o il padre, meriterebbe di essere tagliato all’istante”.
L’uomo, colpito dal rimorso, una volta tornato a casa si recide il piede. La notizia si diffonde per tutta la città ed arriva ad Antonio. Il Santo raggiunge subito l’uomo e, dopo un’orazione, congiunge alla gamba il piede mozzato, facendovi il segno della croce. Avviene il miracolo: il piede rimane attaccato alla gamba e l’uomo si alza in piedi e inizia a camminare lodando Dio e ringraziando Antonio.
In una città Toscana si celebrano i funerali di un uomo molto ricco. È presente Antonio, che, scosso da un’ispirazione, si mette a gridare che quel morto non va sepolto in luogo consacrato, perché il cadavere è privo di cuore.
I presenti sconvolti iniziano un’accesa discussione. Vengono chiamati dei medici, che aprono il petto al defunto. Il cuore non è effettivamente nella cassa toracica e viene poi rinvenuto nella cassaforte dov’era conservato il denaro.
Antonio combatte il titanio Ezzelino da Romano. Antonio fu il difensore dei poveri, sempre e dappertutto, sfidando a viso aperto gli oppressori. Viene a sapere di una terribile strage di uomini perpetrata dal tiranno Ezzelino presso Verona, lo vuole incontrare e gli riserva parole durissime:
“O nemico di Dio, tiranno spietato, cane rabbioso, fino a quando continuerai a versare sangue innocente di cristiani? Ecco, ti pende sopra il capo la sentenza del Signore, terribile e durissima!”.
La reazione di Ezzelino è inaspettata:non da l’ordine alle sue guardie di trucidare il frate francescano, ma comanda che sia allontanato senza violenza. E aggiunge: “Commilitoni, non stupitevi di ciò. Vi dico che ho visto emanare dal volto di questo padre una specie di fulgore divino, che mi ha atterrito. Ho avuto la sensazione di precipitare subito all’inferno”.
Il miracolo del pane è uno dei più belli: il pane di Sant’Antonio.
La storia del piccolo Tommasino, di soli due anni, figlio di buoni genitori che abitavano vicino la chiesa del Santo, un giorno, giocando vicino ad un recipiente d’acqua cadde dentro e annegò. Trovato il figlio senza vita, la madre non si rassegnò, ma si affidò a Sant’Antonio e fece voto di distribuire ai poveri tanto grano quanto era il peso del bambino, se fosse ritornato in vita. Passarono ore e la donna continuò a pregare e ad invocare il Santo finché il bimbo morto ritornò in vita!
La promessa fu mantenuta e da allora la devozione a Sant’Antonio incominciò a diffondersi, attraverso la distribuzione del pane ai poveri.
Rimini è il luogo della predica ai pesci: come nella vita di san Francesco c’è la predica agli uccelli, nella vita di Antonio c’è la predica fantasiosa e poetica ai pesci.Rimini era una città in mano a gruppi di eretici.
All’arrivo di frate Antonio che avrebbe dovuto predicare, i capi danno ordine di non farlo parlare. Antonio dunque non trova a chi rivolgere la parola. Le chiese sono vuote. In piazza nessuno mostra di accorgersi di lui e nessuno lo ascolta.
Cammina pregando e pensando. Arrivato al mare, si affaccia e grida:
“Dal momento che voi dimostrate di essere indegni della parola di Dio, ecco, mi rivolgo ai pesci, per confondere più apertamente la vostra incredulità”. Ed i pesci affiorano a centinaia, a migliaia, ordinati e palpitanti, ad ascoltare la parola di esortazione e di lode.
Ma uno dei miracoli più belli è anche la visione del Bambino Gesù. Poco prima di morire Antonio si ritira in preghiera a Camposampiero, vicino Padova, un luogo che il conte Tiso, aveva affidato ai francescani, nei pressi del suo castello.
Camminando nel bosco, Antonio nota un maestoso noce e gli viene l’idea di farsi costruire tra i rami dell’albero una specie di celletta. Tiso gliela allestisce. Il Santo passa così in quel rifugio le sue giornate di contemplazione, rientrando nell’eremo solo la notte.
Una sera, il conte si reca nella stanzetta di frate Antonio e dall’uscio socchiuso, vede sprigionarsi un intenso splendore. Temendo un incendio, spinge la porta e resta immobile davanti alla scena prodigiosa: Antonio stringe fra le braccia Gesù Bambino. Quando si riscuote dall’estasi e vede Tiso commosso, il Santo lo prega di non parlare con nessuno dell’apparizione celeste. Solo dopo la morte del Santo il conte racconterà quello che aveva visto.
Ed infine la ” breve di Sant’ Antonio”. In Portogallo, nella città di Santaren, viveva una donna fortemente molestata dal demonio. Un giorno la donna decise di suicidarsi gettandosi nel fiume Tago. La donna uscì di casa e mentre si incamminava verso il fiume si imbatté in una chiesa francescana nella quale si stavano celebrando i solenni festeggiamenti in onore di Sant’Antonio da Padova: era infatti il 13 giugno, giorno della festa del Santo.
La donna decise di entrare in chiesa per elevare un’ultima preghiera. Mentre pregava, s’addormentò e in sogno le apparve il Santo che le disse: “Alzati o donna e custodisci questa preghiera che ti dono con la quale sarai libera dalle molestie del demonio”. La donna si sveglio’ , si guardò attorno e scorse proprio lì vicino un foglietto di pergamena sul quale erano scritte le seguenti parole accanto a un segno di Croce: “Ecce Crucem Dómini, fúgite, partes advérsæ. Vicit Leo de tribu Iuda, Radix David. Allelúia! Allelúia!” (“Ecco la Croce del Signore, fuggite, potenze nemiche. Ha vinto il Leone della tribù di Giuda, stirpe di Davide. Alleluia! Alleluia!”). A quella vista la donna si strinse al cuore il biglietto prodigioso e completamente liberata da ogni disturbo malefico fece ritorno a casa.
Grazie all’ordine francescano, la preghiera – comunemente nota come Motto (o Breve) di Sant’Antonio – iniziò a diffondersi rapidamente, diffusione alla quale contribuì anche papa Sisto V (1585-1590), francescano, che volle farla incidere alla base dell’obelisco da lui stesso fatto erigere a Roma, al centro di Piazza san Pietro, dove ancora oggi è visibile.
Questa è stata una parte della grandezza di Sant’ Antonio. Una breve analisi: il 1221 è un semplice frate che partecipa al Capitolo delle Stuoie e poi parte per Montepaolo dove inizierà a predicare dopo un anno circa. Nel 1231 muore a 36 anni. Un cammino di santità in appena nove anni !
E noi oggi inneggiamo a Sant’ Antonio nella sua esclusiva bellezza della Statua napoletana tutta nostra del 1600. “Guardiamolo quanto è bello”  e chiediamogli in primis di alleviare il nostro cuore perché noi non siamo increduli o eretici e lo ascolteremo in silenzio apprendendo da lui . Evviva Sant’Antonio.


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