“E cammina che è verde, c@%%0”; “guarda questo str0n%o alla cassa se si sbriga”.
Ma quanto siamo bravi a trovare il pelo nell’uovo, la pagliuzza negli occhi altrui, chi ha la gobba non se la vede, e potremmo andare avanti per un bel po’, perché è pieno il mondo di proverbi che indicano chi vede i difetti altrui tralasciando i propri.
Una media di 4,2 milioni di telespettatori per la diretta di RaiUno nell’ormai classico Capodanno targato Rai, un successo mediatico abbastanza clamoroso.
A dare uno sguardo alle percentuali, allo share e insomma ai numeri delle 22 edizioni di L’Anno Che Verrà, questa del 2024-2025 (con il 37%) è stata la diretta con lo share più alto dal 2013 (38%), se si esclude lo scorso anno quando il mastodontico palco è stato montato a Crotone (40%).
Insomma, in tv è stato un successo.
Uguale, o anche minore, a quello riscontrato con il pubblico: per quanto prevedibile, le almeno tre decine di migliaia di persone che hanno affollato il lungomare Falcomatà di Reggio Calabria sono state un gran bel colpo d’occhio, una marea di gente direzionata però con un servizio d’ordine ineccepibile.
Non bisogna dimenticare che L’Anno Che Verrà è probabilmente un evento musicale Rai per importanza e dimensioni secondo solo al Festival di Sanremo: cosa che ha ben in mente il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. che più volte -e giustamente- nella conferenza stampa del 30 dicembre ha rimarcato insieme al sindaco Giuseppe Falcomatà quanto positivo sia stato e sarà ancora l’accordo che la Regione Calabria ha stipulato con la Rai, accordo che durerà ancora fino al 2026 e per un terzo capodanno.
L’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va
Pure su questo, nulla a eccepire. A voler dimenticare i 100.000.000 contatti che il pubblico italiano Rai (in tv o sul web) ha avuto con la regione, il 31 dicembre nel prime time su RaiUno sono andati in onda quelli che probabilmente sono i primi, veri spot turistici sulla Calabria: belli da vedere, veloci, ritmati, mostravano per la prima volta una regione che sembrava (perché lo è) realmente bella da vedere, realmente interessante sia dal punto di vista storico che paesaggistico.
Dimenticando i picciotti con le bretelle e i ciucci per le strade, la Calabria è adesso un luogo dove si girano film di successo e fiction attesissime, dove la cultura va a braccetto con la bellezza, dove la varietà locale è entusiasmante.
Il racconto che Occhiuto fa di questa regione è finalmente, diciamolo, vincente.
Al netto delle critiche, al netto delle lamentele, al netto del fatto che niente è perfetto ma tutto perfettibile: bisogna avere -il coraggio? No, meglio- la felicità di dire che è la prima volta che la Calabria non è invasa da luoghi comuni, da velleità irrisolte, da bugie marchiane.
È questo che è stato L’Anno Che Verrà a Reggio Calabria: un trionfo di una terra con la quale Pierpaolo Pasolini ebbe un rapporto intenso e tormentato, e nella quale diceva avrebbe voluto vivere e morire.
A questo proposito, un applauso ad Anton Giulio Grande che (sempre nella conferenza stampa del 30 dicembre) ha dribblato la -solita e prevedibile- citazione di D’Annunzio e del lungomare reggino, per porre l’attenzione sulla Calabria vista da Pasolini: un applauso a lui che ha messo eleganza e stile nella guida della Calabria Film Commission, coinvolta dalla Regione nel sostegno di questo tris di capodanni perché coinvolta, da un bel po’ di anni ormai, nella filiera turistica, considerando giustamente l’audiovisivo come facente pienamente parte delle attrattive di un luogo; e oggi più che mai sulla cresta dell’onda, competitiva e agguerrita, moderna e non più arretrata.
E a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane
E allora, dicevamo in apertura: quanto siamo bravi a trovare l’ago nel pagliaio.
Mentre si spera che le battute sull’età abbiano fatto il loro tempo (per una Patty Pravo non proprio nel fiore degli anni c’era Big Mama, senza dire di Leo Gassman, di Arisa, Diodato, Clementino, ma anche l’ironia senza tempo di Nino Frassica e l’idolo di tiktok -ahinoi- Sal Da Vinci); sfidiamo chiunque stia leggendo ora a fare un rapido conto di quante volte, negli ultimi dieci giorni del 2024, ha detto la parola c@%%o o 5tron%0 rivolto a qualcuno. Ora, chi non l’ha mai fatto può smettere di leggere.
Contando sul fatto che siete ancora tutti qui, quanti post ci sono stati sui social che applaudivano al Capodanno Rai a Reggio Calabria? Quanti post sul successo mediatico dell’accordo Rai-Regione Calabria?
E quanti post sul 78enne che, ad otto secondi dalla mezzanotte, ha chiamato teste di cazzo di pensava non gli avesse aperto il microfono?
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà: io mi sto preparando, è questa la novità.