sanremo-2025-la-top-5-prima-serata-brunori-giorgia-lucio-corsi-cristicchi-e-achille-lauro
12 febbraio 2025

News cultura, spettacolo, eventi e sport

GIUDIZI UNIVERSALI. «Sanremo 75, facciamo i Conti con Sanremo… », le pagelle di Gianlorenzo Franzì


La musica come la vita si può fare solo in un modo: insieme.

Le parole di Ezio Bosso aprono la 75^ edizione del Festival di Sanremo, preannunciando una prima serata che lascia spazio alle emozioni delle canzoni (quando ci sono), e che tira come un treno senza tempi morti: ma le canzoni sono 29, e ci vuole davvero una sostanza stupefacente per sopportare un eventuale allargamento delle pause tra un brano e l’altro.

Un po’ in controtendenza rispetto a quanto si potesse pensare (e questo fa sperare in una durata nei limiti del previsto, che poi mette sempre il termine all’una e mezza di notte), Carlo Conti sale, presenta, saluta Baglioni e Amadeus -i due direttori artistici che si sono avvicendati tra la sua precedente gestione e questa 2025- e inizia il conto alla rovescia. Unica concessione fatta ai due co-conduttori: Antonella Clerici (in gran spolvero, e commossa alle lacrime ricordando Fabrizio Frizzi) e Gerry Scotti (in una sua rara -unica? – trasferta in Rai, sempre fresco, frizzante, mai banale). Come sempre più spesso accade, c’è il rimpianto di non aver messo una spalla come conduttore.

Probabilmente, poi.

Gli ascolti non potranno quasi sicuramente essere bulgari come lo scorso anno. Allora Carlo fa i conti (…) e spera almeno di portare a casa un buon riscontro critico, dribblando gli errori andando alla radice del problema: niente show, niente errori, niente critiche. Che poi, pensandoci bene, sarebbe ciò che in tanti hanno auspicato ma nessuno ha mai sperato: un festival della canzone che mettesse al centro la canzone.

Vedremo se sarà un trend (innovativo? Vincente?) o solo una tattica per portare a casa 29 canzoni senza fare letteralmente l’alba.

E allora, andiamo al sodo. Le canzoni.

Gaia, Chiamo io, Chiami tu: probabilmente, la ragazza prepara il jingle del prossimo spot della vodafone. Voto: 1

Francesco Gabbani, Viva la vita: cosa sarebbe successo se Eros Ramazzotti avesse partecipato a Sanremo dopo 20 anni di carriera, quindi a 20 anni di distanza da Una Storia Importante? Risponde Gabbani. Voto: 1 

Rkomi, Il ritmo delle cose Il tempo non lo ha graziato. Almeno per la pronuncia, che sembra essere peggiorata e di molto: il limite della comprensibilità è sfiorato, quello del fastidio abbondantemente sfondato. La canzone è strutturata al limite della coazione a ripetere. Il brano cresce leggermente sul finale, ma sempre mediocre è. Voto: 1 

Irama, Lentamente: il tempo non sembra passato per il caro, vecchio Irama. Nel senso che cambiano i palchi, gli anni, i concorsi, ma la canzone è sempre la stessa, e lui sembra cantare sempre la sofferenza. Per carità, la sua voce è sempre bella, vellutata, ma anche se mangi sempre caviale alla fine ti viene a nausea.  Voto: 1

Noemi, Se t’innamori muori: la potenza vocale di Noemi sa valorizzare una canzone molto normale. L’orchestra predomina e rende notevoli i cambi di ritmo e tonalità. Voto: 6

Coma_Cose, Cuoricini: ancora più difficile di mantenere una coerenza musicale negli anni, è continuare ad esibirsi su un palco mainstream come quello della città dei fiori e riuscire ad essere sé stessi sempre e comunque, iconoclasti eppure accessibili da tutti.  Pezzo ipnotico che rimasterizza i Ricchi e Poveri ma sa essere modernissimo. Esplosivi e geniali. Voto: 8

Cristicchi, Quando sarai piccola: essenziale e toccante, Cristicchi è delicato e sincero, mai banale, sempre emozionante a sentire il peso di ogni sua parola. È presto per chiamare in causa già il premio della critica, ma quando si incontra un’emozione va sempre premiata: “ci sono pagine di vita e pezzi di memoria che non so dimenticare, per restituirti tutta questa vita che mi hai dato”. Non è un influencer, non ha follower, non fa hype né dissing, non fa promozione: Simone scrive musica. L’intonazione è assolutamente mancante, ma chi se ne frega.  Voto: 9

Marcella Bella, Pelle Diamante: marcetta autocelebrativa, la canzone di Marcella è piena di Marcella. Trash e sentita mille e una volta, eppure si stampa nel cervello dopo un solo ascolto, arrivando a fare fatica a dirne male tanto va dritta. Purissimo guilty pleasure. Voto: 7

Achille Lauro, Incoscienti giovani: ad X-Factor si è fatto conoscere dal grande pubblico casalingo, e la sua canzone è proprio come lui: ruffiana. La dizione, questa sconosciuta: Lauro fa a gara con Rkomi a pronunciare male ogni vocabolo, accentuando un irritante biascicamento romanesco che fa il paio con il sax finto-musica-Ottanta e l’orchestra pop-izzata. Voto: 2

Giorgia, La cura per me: finalmente Giorgia mette a frutto anni di errori e una voce che ha pochi eguali. Pochi svolazzi, melodia dritta, brano in crescendo: l’ex conduttrice di X-Factor si allontana dai suoi territori soul blues ma contamina il pop con la sua vocalità straordinaria. Tanto che la canzone ha poco da dire, ma Giorgia lo dice in maniera meravigliosa. Voto: 8

Willie Peyote, Grazie ma non grazie: e invece il buon Willie porta ben due voci soul ad accompagnare la sua canzone in gara. Voto: 7

Rose Villain, Fuorilegge: anche qui, squadra che vince non si cambia. Strofa melodica, ritornello boppone (neologismo che si è diffuso soprattutto tra i giovani e indica una melodia coinvolgente, ritmata e molto apprezzata, ndr) ,lei con voce sicura. Ma torniamo al discorso del caviale. Voto: 3

Dopo 12 cantanti in gara, paradossalmente lo show è in anticipo.

Pausa con Lorenzo Jovanotti, a cui piace giocare facile: porta una delle canzoni più belle che sa essere insieme contemporaneamente rock, tribale, filosofica, new age, multimediale (L’ombelico del mondo), poi passa al Più grande spettacolo dopo il big bang. Il Cherubini continua ad essere un esempio: un vero e proprio self made man che ha costruito una carriera sui concetti e sulla musica senza saper cantare né comporre, uomo positivo sempre e comunque.

Olly, Balorda nostalgia: armonicamente banalissima, melodicamente fortissima. Pare che il ragazzo abbia una solida fanbase, ed essere belloccio non guasta mai. Si candida come sorpresa da top ten da seppellire di insulti? Voto: 4

Elodie, Dimenticarsi alle 7: viene alla mente Due, la sua canzone di Sanremo 2023. Ma in genere tutta la sua produzione: melodia orecchiabile, linea melodica tradizionalissima, ma si sente lo sforzo di Elodie di far sentire la sua (bellissima) voce, per non farla soverchiare dalla cassa in quattro. Voto: 7

Shablo feat Guè. Joshua e Tormento – La mia parola: not my cup of tea, per dirla con gli amici di oltreoceano. Ma il brano è ottimo, strutturato benissimo, il flow (la metrica utilizzata da un Rapper, ndr) è giusto, vibrazioni da fine anni Novanta. Voto: 6

Massimo Ranieri, Tra le mani un cuore: iconico come solo lui sa essere, Ranieri è protagonista di un cortocircuito, se è vero (come è vero!) che Tiziano Ferro è sempre stato considerato il nuovo Massimo Ranieri e adesso Ranieri è il nuovo Ferro. Lui -classe ’51- che con la sua voce potrebbe prendere a colpi di voce tutti i cantanti ora in gara, lì farà cadere ad uno ad uno… Porta un brano scritto proprio da lui, piò orecchiabile di quanto possa sembrare, più moderna nella struttura di quanto si possa pensare. Voto: 9

Tony Effe, Damme ‘na mano: che poi il pezzo non sarebbe neanche male. Ma tu rapper non puoi portare a Sanremo una canzone con il ritornello cantato se hai la voce calante. Per di più pieno di malafede, visto che né il pop melodico né lo stornello romani sono il tuo campo. Voto: n.p.

Serena Brancale, Anema e core: lei è brava e la sua performance molto buona. Eppure tutto si ferma un attimo prima del folk e un attimo dopo del neomelodico. Voto: 2

Brunori Sas, L’albero delle noci: onesto come è sempre stato, cristallino nell’ispirazione, classico nella struttura melodica eppure spinto da suggestioni cantautoriali che lo rendono sempre originale. Brunori è autore di uno dei brani migliori, con l’unico difetto di avere (stavolta fin troppe) reference con Dalla e De Gregori. Voto: 8

Modà, Non ti dimentico: Kecco Silvestre è sempre stato un bersaglio fin troppo facile per la sua tendenza all’ovvietà sonora, ma con una sincerità di fondo che lo rendeva impossibile da considerare antipatico. Fa bene al cuore allora vederlo tornare in pista dopo un periodo difficile, e gli si perdona se la voce non è più quella di un tempo, spezzata dalla vita. La canzone è quello che è, ma mai presuntuosa. Voto: 5

Clara, Febbre: Diamanti come febbre. Un facile calembour per un pezzo ricalcato. Voto: 1

Lucio Corsi, Volevo essere un duro: propiziato dall’apparizione in Vita Da Carlo 3 che lo aveva messo sul palco dell’Ariston mesi prima che lui stesso potesse saperlo, Lucio Corsi arriva a Sanremo come un’apparizione fantasmatica eppure piena di energia soffusa, luminosa. E porta un vero mondo interiore, un universo musicale che palpita sottovoce, padrone della scena, del pianoforte e della chitarra: così naif da diventare cult. Voto: 7

Fedez, Battito: verrebbe quasi da compatire Federico, che urla dal palco i suoi disagi d’amore (e non solo). Quasi. Lui è sempre così derivativo, così poco originale, così poco potente, da depotenziare un pezzo con un rap solido e rime interessanti. Voto: 6

Bresh, La tana del granchio: la canzone non è facile né immediata, ma il suo essere impervia la colloca in posizioni imprevedibili nel gradimento. Sforzo apprezzabile. Voto: 5

Rocco Hunt, Mille vote ancora: siamo in quota Napoli, quindi attenzione a dirne male. Difficile ripetere il “caso Geolier”, anche se Rocco Hunt ha più mestiere di lui. Voto: 6

Sarah Toscano, Amarcord: se Amadeus dava un occhio alla classifica e uno alla modernità, Conti sembra interessarsi più alle quote da conquistare per lo share. Allora non poteva non esserci un gancio ad Amici: Sarah tiene bene il palco per i suoi 19 anni, la canzone meno, un consiglio alla ragazza però: pensa più alla voce e meno alla treccia. Voto: 2

Joan Thiele, Eco: direttamente dal deserto americano, le note vellutate che riecheggiano Shivaree sono qualcosa di straniante ma non troppo sul palco sanremese. Anche qui, si apprezza lo sforzo di andare in territori poco frequentati, ma stavolta si riesce a farlo con la canzone. Voto: 8

Francesca Michielin, Fango in paradiso: un passo avanti e due indietro. Sembra questa l’andatura della Michielin, e non per la fasciatura alla caviglia. Voto: 4

The Kolors, Tu con chi fai l’amore: da Ibiza a Mykonos e ritorno. Resta la (brutta) sensazione del lato B di una hit estiva. Voto: 5

Forse siamo ancora in tempo a fare qualche ora di sonno prima della seconda serata: e giusto per il gusto di essere smentiti da qui fino a quest’estate, per finire…

I tormentoni: Gaia, Olly.

I migliori: Ranieri, Coma_Cose, Cristicchi, Giorgia, Brunori Sas,

I guilty pleasure: Marcella Bella

GianLorenzo Franzì

 


Leggi anche...



News
Cani nuovi bambini? Ricerca svela cosa lega il boom...

I cani sono i nuovi bambini? È la domanda da cui è partita la ricerca di un team di...


News
Maltempo, allerta meteo in 10 regioni: piogge e...

Continua il maltempo sull'Italia e oggi, giovedì 27 marzo, dieci regioni sono in allerta...


News
Ucraina, Meloni serra i ranghi con Tajani e Salvini...

No all'invio di truppe italiane al fronte in Ucraina al di fuori di una missione Onu; Ue e...


News
Ucraina-Russia, Zelensky: “Putin morirà...

"Putin morirà presto, è un dato di fatto. E' tutto finirà". Il presidente ucraino...