“Draghi dovrà scegliere tra Grillo e la Lega, tra la patrimoniale e il taglio delle tasse”. Matteo Salvini, al termine della segreteria politica, pone le sue condizioni, ma non esclude che la Lega possa appoggiare il prossimo governo Draghi. Anzi. Salvini svela i temi su cui misurare l’apertura a un governo retto dall’ex presidente della Bce: “Taglio tasse, taglio burocrazia e controllo dei confini“, indicati come obiettivi di un governo che potrebbe attrarre i voti della Lega.
La giornata, vede impegnato Salvini alla Camera, negli stessi uffici dei vertici – che sono stati praticamente quotidiani – con gli alleati del centrodestra. Ma stavolta non ci sono né Meloni, né Tajani, né i piccoli. È chiaro che, almeno in questa fase, la sintesi unitaria non è stata trovata. Alle consultazioni, mette nero su bianco il testo con le convocazioni di Draghi, il centrodestra va in ordine sparso. Con tre idee diverse.
A questo punto Giorgia Meloni può prendere atto che la subordinata, offerta ieri a Lega e Fi, dell’‘opzione astensionista’ non ha prevalso. Fi, si è portata avanti anche oggi con il lavoro di avvicinamento a Draghi, con lo stesso Berlusconi che ricorda “la scelta di Mattarella di conferire a Mario Draghi l’incarico di formare il nuovo governo va nella direzione che abbiamo indicato da settimane”. Siamo di fronte a “una personalità di alto profilo istituzionale attorno alla quale si possa tentare di realizzare l’unità sostanziale delle migliori energie del Paese…”.
Nel mezzo resta Salvini, che pare puntare il dito contro gli alleati. Che non sono riusciti ad aspettare il confronto sui temi. Da una parte Meloni, attratta dal voto, come ripete da mesi e Forza Italia, che di Draghi ha già fatto (quasi) una bandiera. “Noi a differenza di altri, siamo liberi, non abbiamo, a differenza degli altri già scelto il sì o il no, prima di andare a parlare con Draghi”, aggiunge Salvini, aprendo il capitolo “sulle differenti sensibilità” in questo momento tra alleati.
Poi non risparmia una stoccata, in particolare a Forza Italia. “A differenza di altri, dove ci sono correnti, correntine, fuoriusciti e ripensanti, noi ci confrontiamo sulle idee, poi quando si sceglie, la Lega si muove come un sol uomo”. E a chi gli chiede se è a rischio l’unità del centrodestra replica così: “Per noi vengono prima gli interessi degli italiani, prima di quelli del partito”.
Il leader esce in compagnia dei suoi vice: dal ‘draghiano’ Giorgetti, che si lascia scappare un paragone tra Cristiano Ronaldo e l’ex presidente della Bce (“Lui è un fuoriclasse, come Cr7, non lo puoi lasciare in panchina”), al ‘conservatore’ Lorenzo Fontana, uomo del Veneto e vicino alle posizioni dei territori del nord est, con loro il più giovane Andrea Crippa, anche lui vice, l’uomo che ha fatto da messaggero di Salvini al Sud. Tutti a dar man forte al leader, atteso sabato al confronto con Mario Draghi.