Come noto, con sentenza n. 178 del 24 giugno 2015 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del regime di blocco del rinnovo della contrattazione collettiva per il personale pubblico dipendente attuato con il DL n. 78/2010, conv. in Legge n. 122/2010. Illegittimità limitata al periodo successivo alla pubblicazione della sentenza stessa, ossia a far data dal 30 luglio 2015.
Con raccomandata del 26 gennaio 2016 il Codacons, per conto dei primi 2000 dipendenti pubblici che hanno aderito all’azione collettiva dell’associazione, ha diffidato una serie di Amministrazioni pubbliche (Asl, Ministeri, Regioni, Province, Comuni, ospedali, eccetera) a dare immediata esecuzione alla sentenza della Consulta, provvedendo, ognuna secondo le proprie competenze, a dare corso alle procedure contrattuali e negoziali relative al nuovo triennio 2016-2018 per il personale e ad adottare tutti gli atti dovuti.
A distanza di oltre un anno dall’esecutività della sentenza della Corte, nulla è stato fatto e milioni di pubblici dipendenti attendono ancora il rinnovo del contratto.
Per tale motivo, il Codacons ha presentato un ricorso collettivo al Tar del Lazio, finalizzato ad ottenere la condanna al risarcimento del danno subito da ciascun ricorrente per il periodo compreso tra il 30 luglio 2015 e tutt’oggi, e alla corresponsione di un equo indennizzo, a compensazione del sacrificio imposto ai ricorrenti per effetto del mancato adeguamento del trattamento economico-stipendiale, per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 30 luglio 2015, anche a titolo di arricchimento senza causa dell’amministrazione, per un totale complessivo di 10.400 euro a lavoratore.
Tra le tante motivazioni contenute nel ricorso del Codacons si legge:
«E’ stato violato l’obbligo di provvedere sancito dall’art. 47 bis, D.lgs. 165/01, che al comma 2 impone il riconoscimento, ai dipendenti dei rispettivi comparti di contrattazione, a decorrere dal mese di aprile dell’anno successivo alla scadenza del contratto collettivo, qualora lo stesso non sia stato ancora rinnovato, di una copertura economica “nella misura e con le modalità stabilite dai contratti nazionali”. Ciò, in quanto, come si è visto, né l’Aran né le Amministrazioni hanno provveduto ad emanare il provvedimento di erogazione della cd. indennità di vacanza contrattuale … va ravvisata altresì la violazione della Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori adottata nel 1989 e dalla Carta dei diritti fondamentali UE laddove si afferma che: “Ogni lavoro deve essere retribuito in modo equo. A tal fine è necessario che, in base alle modalità proprie di ciascun paese, sia assicurata ai lavoratori una retribuzione equa, cioè una retribuzione sufficiente per consentire loro un decoroso tenore di vita; i datori di lavoro o le organizzazioni dei datori di lavoro da un lato, e le organizzazioni dei lavoratori dall’altro hanno il diritto, alle condizioni previste dalle legislazioni e dalle prassi nazionali, di negoziare e concludere contratti collettivi».
Tutto ciò considerato il Codacons ha chiesto di:
1) condannare le Pubbliche Amministrazioni a provvedere a dare corso e concludere le procedure contrattuali e negoziali relative al nuovo triennio 2016-2018;
2) condannare le Pubbliche Amministrazioni in solido con i funzionari che saranno ritenuti responsabili ex art. 28 Cost., ad un risarcimento dei danni quantificato in via equitativa in misura almeno pari euro 200 per ciascun mese di ritardo nel provvedere al rinnovo contrattuale, a decorrere dal 30 luglio 2015 e fino all’effettivo rinnovo del contratto collettivo, ovvero in misura maggiore o minore, che sarà ritenuta di giustizia;
3) condannare le Pubbliche Amministrazioni resistenti, in solido con i funzionari che saranno ritenuti responsabili alla corresponsione in favore di ciascun ricorrente di una somma di denaro a titolo di indennizzo, commisurato alla perdita di potere d’acquisto dello stipendio per gli anni 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 e 2015, sino al 30 luglio 2015, di misura non inferiore a euro 100 per ogni mensilità di stipendio dovuta, per ciascun anno, per un totale pari a euro 7.800,00.
L’associazione ricorda infine ai pubblici dipendenti che è ancora possibile aderire all’azione collettiva seguendo la procedura indicata sul sito www.codacons.it