In origine l’uomo usava le mani per mangiare, e attingeva direttamente da ciotole piene di cibo, ricorrendo a frequenti abluzioni per lavarsi le dita. Nel corso dei secoli, per ovviare a molti inconvenienti come scottature, macchie e sporcizia, fu introdotto pian piano l’uso di alcuni strumenti: fu creato il cucchiaio, per le pietanze liquide e cremose, adattato il coltellaccio da caccia alla tavola ed una sorta di spiedo anche a più punte, utile solo ad infilzar carne, pesce, verdura e frutta. Niente di tutto questo era adatto però al consumo della pasta, in particolar modo degli spaghetti.
Gli spaghetti, il formato della pasta più apprezzato al mondo, erano un problema perfino per i reali di Napoli, i Borbone. Non era bello vedere i reali mangiarli con le mani o in serie difficoltà nell’intento di arrotolarli con certi spilloni a più punte.
Ecco allora che al ciambellano di corte Gennaro Spadaccini venne l’ispirazione. Creò un modello in legno della prima forchetta a quattro punte che fece collaudare per la prima volta proprio a Ferdinando IV, presso la Reggia di Capodimonte.
I reali rimasero colpiti dall’utilità a tavola di un semplice oggetto come la forchetta e dopo il real collaudo, si decise di utilizzare altri materiali magari più igienici come l’acciaio, l’argento e l’oro. La forchetta così fatta di materiali preziosi, abilmente cesellata, fu presentata dai Borbone presso le corti europee e ben presto fu conosciuta in tutto il mondo.
Immediatamente l’oggetto fu accolto in milioni di case consentendo a tutti, finalmente, di mangiare in piena comodità i tanto amati spaghetti napoletani.
Domenico Rispoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA