A Lamezia Terme, nei giorni dedicati ai Santi patroni Pietro e Paolo, si tiene da secoli la fiera delle cipolle e dell’aglio rosa, due importanti prodotti dell’agricoltura locale.
A fhera ‘i Santu Pietru è una manifestazione antichissima, presente già dal 600 in diversi documenti, non si sa quando istituzionalizzata a Nicastro, ora Lamezia Terme, simile in tutto e per tutto alla tradizione legata alle solennità dei due Santi alla fiera delle cipolle che si svolge anche ad Isernia e in altri paesi sia del nord che del sud Italia.
Probabilmente il legame tra la cipolla e la festa dei Santi Pietro e Paolo è una leggenda che si tramanda da generazioni in cui si narra della madre di San Pietro che era molto cattiva e avara e nella sua vita aveva fatto un solo atto di generosità: il dono di una cipolla a una vecchia donna affamata. Quando la madre di San Pietro morì, per non andare all’inferno supplicò il figlio ricordandogli di quell’unico atto di carità.
Il figlio San Pietro chiese a Gesù di salvarla e questi acconsentì, permettendo alla madre di aggrapparsi a una treccia di cipolla. Mentre la donna cercava di risalire dagli inferi, a questa treccia si aggrapparono anche altre anime, e lei cominciò a tirare calci e a scacciare le povere anime dannate. La treccia con il peso e il movimento dei calci non resse e la madre di San Pietro, per la sua cattiveria, ritornò nelle fiamme dell’inferno.
Ricordiamo che la prima cattedrale di Nicastro era bizantina, probabilmente ubicata nella zona dell’attuale chiesa del Crocefisso e dedicata alla Madonna dell’Assunta, pare distrutta dai Saraceni.
Nella stessa zona fu poi edificata nel 1100 la seconda cattedrale di Nicastro, maestosa e in stile romanico, voluta dalla principessa normanna Eremburga, nipote di Roberto il Guiscardo, che la intitolò appunto a San Pietro in Vincoli, per sottolineare l’appartenenza della città alla chiesa di Roma e continuare nell’opera di latinizzazione dei territori.
All’epoca, in pieno medioevo, re e principi in occasione delle feste locali in genere religiose concedevano l’esenzione di dazi e gabelle, creando così occasioni di risparmio per i compratori che arrivavano anche dai paesi vicini e la fiera di una città come Nicastro doveva essere sicuramente importante.
Si suppone che, a Lamezia Terme come in altre città, la tradizione della vendita della cipolla alla fiera di San Pietro, che continua tuttora, nacque dalla necessità di commercializzare gli ottimi prodotti della fiorente agricoltura locale e poi l’immaginario collettivo e la fede popolare vi ha sovrapposto, nei secoli successivi, la leggenda legata ai culti del luogo.
Probabilmente anche la sede della fiera, che è tradizionalmente Piazza Mazzini, chiamata anche piazza d’Armi, è dovuta alla vicinanza della originaria ubicazione della cattedrale di Nicastro dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Questo edificio fu poi distrutto dal terremoto del 1638 e fatto ricostruire nel 1640 da monsignor Tommaso Perrone nell’attuale sede, sul corso Numistrano.
Annamaria Persico
consulenza Antonio Vescio, archeologo