agroalimentare
2 luglio 2016

News

L’embargo russo ha colpito in modo particolare i prodotti agroalimentari dell’Emilia Romagna


La guerra commerciale con la Russia ha colpito duramente l’agroalimentare dell’Emilia Romagna che in due anni ha perso 54,4 milioni di Euro, passando dai 69,7 milioni di euro del 2013 ai 15,3 milioni di euro della fine del 2015.

I dati sono stati forniti da Coldiretti Emilia Romagna sulla base di dati Istat, in occasione della protesta di migliaia di agricoltori italiani che con i trattori sono scesi in piazza a Verona all’indomani della decisione del presidente russo, Vladimir Putin, di prolungare l’embargo imposto sui beni alimentari fino al 31 dicembre 2017.

Il taglio delle esportazioni agroalimentari a quasi due anni dall’avvio del blocco russo – afferma Coldiretti regionale – è dovuto al completo azzeramento delle spedizioni di ortofrutta, formaggi, latticini, carni e salumi italiani che colpiscono in modo particolare l’Emilia Romagna.

Le tensioni commerciali con la Russia – spiega Coldiretti Emilia Romagna – hanno interrotto bruscamente una crescita travolgente delle esportazioni agroalimentari emiliano romagnole verso la Russia, che a partire dal 2005 erano praticamente raddoppiate in valore (+95,7 per cento tra 2005 e 2013).

A salire sul podio dei prodotti agroalimentari emiliano romagnoli più colpiti direttamente dall’embargo in termini di taglio in valore delle esportazioni – precisa Coldiretti regionale – sono nell’ordine l’ortofrutta, in particolare pere, pesche e nettarine, i prodotti lattiero-caseari, parmigiano e grana padano in testa, e infine le carni e i salumi, con il prosciutto di Parma tra i più colpiti.

Lo stop alle importazioni agroalimentari dall’Italia – informa Coldiretti Emilia Romagna – ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy taroccati, Parmesan al primo posto con il Russkiy Parmesan, mentre sono in fase di sviluppo nuovi grandi macelli per maiali per produrre salumi.

A far proliferare la presenza di falsi made in Italy non è stata però solo l’industria russa, ma – spiega Coldiretti regionale – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina e il Brasile che hanno aumentato l’export di prodotti come il Parmesan o il Regianito di origine brasiliana o argentina.


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