di Ippolita Luzzo
La Calabria selvaggia ed esotica, terra di briganti e di assassini. La nostra terra descritta dai viaggiatori del settecento fino ai nostri giorni stasera nelle sale del Museo archeologico lametino con la presentazione dell’ultimo lavoro di Raffaele Gaetano dal titolo “Memorie di viaggiatori nel Lametino” (Laruffa).
“Memorie di viaggiatori nel Lametino” rappresenta un lungo itinerario di ricerca sul tema del viaggio in Calabria tra sublime e pittoresco. Un libro che parte da lontano per accumulazioni, per stratificazioni, e affronta un patrimonio di memorie letterarie che nel tempo decine di visitatori italiani e stranieri hanno dedicato al Lametino, un libro ancora suscettibile di essere ampliato e arricchito man mano che si aggiungeranno ritrovamenti di testimonianze. Anche questo libro è un viaggio e la direttrice del museo Simona Bruni ha confermato il ruolo socio/culturale dell’Istituzione museale nel contesto territoriale per una comunicazione sempre più attenta del patrimonio culturale.
L’autore Raffaele Gaetano ha dialogato con Antonio Pagliuso, assistente alla fruizione e valorizzazione del Museo, e Antonio Vescio, funzionario archeologo che ha poi guidato i presenti in un giro tematico nelle sale del Museo. Bellissima serata cominciata alla scoperta dei luoghi visitati da Louis Millin, le sue motivazioni, i suoi incontri, l’attenzione ai monumenti e ai loro contesti. Nelle città della Magna Graecia, pesantemente colpite dal terremoto del 1783, la ricerca implacabile dell’Antico si fece curiosità pionieristica di fronte alle tracce della dominazione normanna: particolarmente a Mileto, Tropea e Gerace. Sullo sfondo, s’intravedono i bagliori dell’età napoleonica che aveva portato sul trono di Napoli proprio due francesi.
Millin nel suo viaggio fu costretto ad andare per l’interno. Una volta giunto a Reggio Calabria, si spostò sul versante ionico, attraversando la Sila come già aveva fatto attraversando il Vallo di Diano, nell’andare dal Cilento verso la Basilicata, cioè a dorso di mulo. Oltre a Catel e al suo segretario, si trovava con lui, almeno fino a un certo punto, Astolphe de Custine (1790-1857), giovane scrittore che oggi fa da controcanto alla sua narrazione con le lettere calabresi pubblicate nel 1830. Per ferrea volontà dell’erudito, non potevano mancare i libri in quel viaggio. Non molto era stato scritto sulla Calabria, ed egli si si avvalse principalmente dei Travels into Two Sicilies di Henry Swinburne e del Voyage pittoresque de l’Abbé de Saint Non, oltre all’Atlante geografico delle Due Sicilie, con le carte incise del geografo Giovanni Antonio Rizzi-Zannoni tra il 1788 e il 1812: con tutta probabilità, l’opera più utile nelle sue mani. Una serata che ci invita a leggere e a riscoprire viaggiatori che soggiornarono presso l’hotel Centrale, allora come oggi al centro della vita cittadina. Potenza della storia che ci rende protagonisti attraverso i luoghi, le testimonianze, gli scritti, i reperti archeologici.