Al centro, una riforma aperturista della Costituzione che per molti avrebbe l’effetto di snaturare l’Ordine e trasformarlo in una sorta di Ong. “La paventata ‘riforma’ – scrive l’autore della lettera che viene dalla nobile famiglia dei Marchesi d’Ippolito, una delle Nobili Famiglie di Nicastro originaria di Mantova -voluta da tutti? Sostenuta da pochi, conosciuta da pochissimi addetti ai ‘lavori’ ma soprattutto non conosciuta dai potenziali destinatari. Destinatari ai quali è stata preclusa ogni possibilità di intervenire, prima e durante, se escludiamo forme colorite prive di un qualsiasi carattere sostanziale. Ed a tutt’oggi non si sa a che punto sia, o se sia arrivata ad un punto”.
Denuncia fra’ Carlo d’Ippolito: “Per quanto riguarda i Cavalieri Professi, mai interpellati, non è stata data alcuna seria possibilità di cognizione degli eventi. Quindi, viene da pensare ad un moderno ed ‘incauto’ modo, rispetto a quello già tentato, di sovvertire il Sovrano Militare Ordine senza che si avverta alcun senso di responsabilità: con leggerezza ed approssimazione. Trascurando la cautela che le ombre dell’incertezza oscurano in questo tempo. Proseguendo in un tentativo neanche celato di disgregazione dei concetti fondamentali, queste ombre invece che favorire con decisioni sagge ed appropriate alla gravità di queste ore con generosità e sensibilità, sembrano sviare chi ha la ‘responsabilità’ della conduzione”.
Alla luce delle “divisioni” e dei “dissensi” sempre più vistosi all’interno dello Smom, fra’ Carlo d’Ippolito richiama i ‘responsabili’ “ad un maggior senso di valutazione e cautela onde evitare divisioni non utili e contrapposizioni sterili che porterebbero ad eventi non più controllabili e distruttivi”. A modo di vedere di fra’ d’Ippolito, giudizio condiviso da tanti, non ci sono ragioni sostanziali per una riforma, l’Ordine nasce ed è costituito nel Suo nucleo fondante da Aristocratici Cavalieri Monaci ed è retto dagli stessi principi fondanti (Tuitio Fidei – Obsequium Pauperum ) dal 1048 d.C.: “Ritengo non appropriato parlare di riforme costituzionali in mancanza di un’attenta lettura analitica delle stesse alla luce dei principi ordinamentali fondanti, senza dimenticare la tradizione che non può rimanere relegata a semplice ammennicolo di interessi da salotto, perché costituisce essa stessa un tutt’uno con la Tuitio Fidei e l’Obsequium Pauperum che ci caratterizzano”.
Fra’ Carlo d’Ippolito sferza i Cavalieri di Malta: “Adesso è arrivato il tempo dell’assunzione di responsabilità, i Cavalieri di Malta di oggi agiscano secondo retta coscienza melitense e morale ad essa propria! Rammentino i doveri verso la storia, così come il nostro autentico deposito ci è giunto per mezzo anche dello spirito di sacrificio dei confratelli che hanno difeso non di rado a costo della vita la sacra religione Gerosolimitana e tutto ciò che essa difende e rappresenta da più di novecento anni: i posteri ci chiameranno in giudizio”.


