LAMEZIA. Alle 9,32 di martedì 14 Gennaio 2025, dovevo prendere il treno regionale per Cosenza, la stazione di Lamezia Terme Centrale era piena di gente, chi in fila allo sportello, chi con gli occhi sconsolati sul display, unica espressione esteticamente luminosa ma incapace di raccontarci per filo e per segno l’evolversi della situazione. Insomma il buio più totale come se le incontenibili folate di vento in Calabria, oltre ad abbattere alberi e spingere un container sulla strada ferrata, avessero ostruito le corde vocale dei canali informativi.
Ma c’è di più! L’impianto di diffusione sonora, gracchiante e ad andamento cacofonico, metteva a dura prova non i portatori di ipoacusie ma abbassava vertiginosamente il livello di percezione degli stessi normoudenti. Io, anche se comincio ad avere problemi connessi all”nvecchiamento delle tube di Eustachio, ero tra coloro, costretto a rinunciare alla puntualità del treno ma anche alla possibilità di capirci qualcosa. È chiaro, tanto per intenderci, che non si tratta di mandare a scuola di dizione l’emittente dell’altoparlante “gracchiante” ma di chiamare un tecnico perché provvedesse a regolare il livello sonoro con i decibel necessari per rendere la comunicazione accessibile. Le fitte piogge e le bufere di vento, forse più del chiodo salviniano che blocca i treni, non si possono attenuare se non sperando che il tempo cambi, ma i disagi dei viaggiatori privati delle indispensabili informazioni, penso proprio di sì. Mentre, come nell’opera teatrale di Samuel Beckett aspettavo il treno (Godot), mi è tornata alla memoria la lentissima, romantica e “dinoccolata” litturina degli anni ’50 del secolo scorso, quando attraversava la riglogliosa piana lametina, in direzione Catanzaro; era così lenta che consentiva al viaggiatore posizionato in testa di scendere, rifornirsi di tre o quattro fichi o di staccare dalla vite qualche grappolo di zibibbo, risalire comodamente in coda e fare colazione.
Erano altri tempi ed erano rari anche gli orologi che, oggi, scandiscono in modo pressante, le lancette del quotidiano vivere. Il progresso che regola con puntuale severità la cronologià della vita non sopporta tempi morti e, quando in essi rimane impigliato, come nel caso di un treno fermato da una bufera, si informa l’utenza, con puntualità e chiarezza, sui motivi dell’imprevisto black out, sui tempi dell’eventuale ripristino e sulle soluzioni alternative. Le informazioni, l’altro giorno, ha cercato di averle una troupe televisiva prontamente allontanata dalla polizia come se la stazione centrale di Lamezia Terme non fosse più luogo pubblico dotato di servizi per i cittadini ma un privato disimpegno, gelosamente custodito, dai dicasteri dei trasporti e dell’Interno.
Fiore Isabella
(Ex consigliere comunale di Lamezia Terme)