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2 febbraio 2018

News

All’ospedale di Soveria Mannelli si ripresenta il caso dell’Ufficio ticket


Raccontare la vicenda dell’Ufficio ticket dell’ospedale di Soveria Mannelli è peggio che decifrare i geroglifici della tomba di Tukankamenon. Nonostante siamo avvezzi a delineare le dinamiche del presidio, dove il nostro impegno è profuso da più di un decennio, la matassa ci sfugge.

O meglio, potrebbe per altri versi essere compresa e spiegata in modo semplicissimo. Tutto nasce dalla messa in pensione della titolare dell’Ufficio che ha svolto un servizio mai amato da chiunque, probabilmente perché molto impegnativo. In passato l’Ufficio di cui sopra ha generato noie simili a quella di oggi, ma risolte nell’arco di 24 ore.

Oggi sembra di doversi districare nel labirinto come Teseo. Un fatto grave, anche perché l’azienda era al corrente di tutto, e quindi poteva affiancare qualche unità alla titolare dello sportello. Invece questo non è stato fatto.

Così il 1° febbraio si precipitano in ospedale il sindaco Sirianni, il direttore sanitario e una task force amministrativa inviata dall’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.

Un incontro che doveva essere risolutivo e che invece rischia di aver partorito un topolino. Ne consegue l’invio a Soveria, presso l’Ufficio ticket di una unità amministrativa proveniente da Nocera Terinese.

Giorno 2 lo sportello è riaperto, ma il dipendente è abituato a usare altri criteri di inserimento, cosa che va bene per i servizi ambulatoriali, ma non per le prestazioni del laboratorio analisi.

I dati, o meglio i codici fruibili dal laboratorio, pare non siano in linea con i «dettati» amministrativi convenzionali, in quanto non catalogabili dal metodo che usa il neo titolare (sembra pro tempore, fino a giorno 9 febbraio).

La «vecchia» impiegata caricava le prestazioni del laboratorio, una per una, mettendo codici conosciuti tra l’altro agli infermieri, cosa aliena al neo impiegato.

Da qui la frammentazione delle prestazioni del laboratorio analisi, che in pratica prenderebbe i prelievi e unitamente alle impegnative, per espressa direttiva, deve inviarli a Lamezia dove vengono caricate dal sistema come «espletate in quel presidio». Una volta avuti gli esiti i pazienti dovrebbero andare a pagarle e prendersele a Lamezia. Peggio di così, non poté nemmeno Robespierre.

Un articolato tecnico\gestionale\amministrativo di difficilissima comprensione per uno normale. Se poi a questo aggiungiamo che almeno tre dipendenti dell’ospedale di Soveria avrebbero dato la loro disponibilità ed essere trasferiti presso l’Ufficio ticket a patto che vengano esulati dalle competenze che svolgono attualmente (e ci pare giusto), il quadro così descritto assume contorni che nemmeno Kandisky sarebbe stato capace di tracciare.

Molto probabilmente potrebbero esserci altre chiavi di lettura, una delle quali potrebbe essere questa: giorno 15 febbraio nel laboratorio analisi un tecnico andrà in pensione, e in una situazione dove si vivono equilibri precari, togliere un tassello significa generare il caos allo stato puro.

Dobbiamo pensare, con velato sospetto, ad una possibile dismissione del laboratorio analisi, proprio quanto l’ospedale, comunque, sembra essere in una fase ascendente? E tutto questo perché manca un impiegato all’Ufficio ticket?

A noi sembrano tecniche di «guerra» già viste in passato, che si ripetono con identica simmetria. Un ospedale senza laboratorio, anzi un Pronto soccorso senza laboratorio come fa a emettere diagnosi precise e tempestive come una troponina? Si mandano auto aziendali su e giù per fare gli esami?

Basti pensare che giorno 5 gennaio nel solo turno pomeridiano dal Pronto soccorso di Soveria Mannelli, sono stati inviati per consulenza 13 elettrocardiogrammi alla Cardiologia dell’ospedale di Lamezia Terme – dove già i sanitari lametini erano impegnati al loro Pronto soccorso per consulenze e di reparto – e nemmeno in telemedicina, ma tramite fax (peraltro quasi illeggibili).

Di questi 13 Ecg, 6 prevedevano l’esame delle troponine. Che si fa? Si mandano sei vetture per trasporto sangue a Soveria? A noi tutto questo sembra ridicolo.
Antonio Maida
Presidente Comitato «Pro Ospedale del Reventino»


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