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11 aprile 2020

News

Coronavirus. Misure fino al 3 maggio, cosa cambia. Conte: «Non possiamo vanificare gli sforzi. In Europa lottiamo per eurobond, no alle falsità che ci indeboliscono»


“Abbiamo deciso di prorogare le misure sino al 3 maggio, una decisione difficile ma necessaria e di cui mi assumo tutta la responsabilità”. Il premier Giuseppe Conte lo annuncia aprendo la conferenza stampa sul nuovo Dpcm per l’emergenza coronavirus. La decisione, spiega, è stata assunta dopo “vari incontri” e il comitato tecnico scientifico “ci ha dato conferma che la curva epidemiologica è incoraggiante, le misure adottate stanno dando frutti e stanno funzionando”.

Il presidente del Consiglio sottolinea che “stiamo avendo anche riconoscimenti” per le misure di contenimento del Covid-19, “l’Italia è un esempio per altre nazioni. Ma proprio per questo non possiamo vanificare gli sforzi, se cedessimo adesso rischieremmo di perdere tutti i risultati conseguiti sinora, sarebbe una grande frustrazione per tutti”. “Dobbiamo mantenere alta la soglia attenzione – avverte – anche adesso che ci si avvicina alla Pasqua, anche per i ponti del 25 aprile e del primo maggio. Siamo tutti impazienti di ripartire, l’auspicio è che dopo il 3 maggio si possa con cautela, gradualità ma ripartire. Dipenderà dal nostro comportamento. Bisogna compiere un ulteriore sforzo, anche in giorni di festa, mantenere le distanze sociali. Vale anche per le attività produttive, la salute viene prima ma ponderiamo tutti gli elementi in campo”.

Conte fa comunque riferimento a qualche “piccola variazione: dal 14 aprile riapriamo cartolibrerie, librerie, negozi per neonati e bambini. Il lavoro per la fase 2 è già partito, non possiamo aspettare che il virus scompaia del tutto dal nostro territorio”.

“Superata la fase acuta stiamo lavorando a un programma che poggia su due pilastri: una task force di esperti e un protocollo sicurezza sul lavoro” riferisce il presidente del Consiglio. Il pool sarà formato da “varie professionalità e dialogherà con il comitato tecnico scientifico. Dobbiamo inventarci nuovi modelli organizzativi” nel lavoro, “modelli più innovativi che tengano conto della qualità della vita”. “Questo gruppo di esperti sarà presieduto da Vittorio Colao e tante personalità che risiedono in Italia e all’estero come Giovannini, Maggino, Mazzucato”.

“Il protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro l’abbiamo siglato a metà marzo con le parti sociali: quello è il nostro testo base. Ora gli esperti lo stanno integrando e rafforzando – spiega – Le imprese approfittino di questo periodo di sospensione per sanificare i luoghi di lavoro e per attrezzarsi per una corretta applicazione delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro”.

DPCM: RESTA LOCKDOWN MA QUALCUNO RIPARTE – Dunque il lockdown resta, “una scelta difficile ma necessaria”, eppure qualche attività riparte dalla stretta del Covid-19, circa una decina stando alla bozza del Dpcm circolata in queste ore. Librerie e cartolerie, come noto, negozi con articoli per bambini ma non solo. Riprende l’uso delle aree forestali, per la produzione della legna, la fabbricazione dei pc, la silvicoltura, che si accompagna alla ripresa della produzione di fertilizzanti e prodotti chimici per l’agricoltura e a quella di utensileria manuale.

Riprende la produzione del sughero, ma anche gli articoli in paglia e i materiali da intreccio, le attività di riparazione e manutenzione di aerei e treni, oltre alla cura e manutenzione del paesaggio. Via libera anche alle opere idrauliche. Autorizzate anche le attività degli organismi internazionali, come l’Onu e le sue agenzie, proseguono anche le attività di call center, ma, a differenza del precedente Dpcm in scadenza lunedì prossimo, viene precisato nel testo del decreto che vengono consentite “in entrate (Inbound)” e comunque “nei limiti in cui siano espletate in relazione alle attività di cui agli allegati al presente decreto”.

All’articolo 4 del Dpcm vengono poi riportate le misure igienico-sanitarie, tra queste l’invito ad “evitare abbracci e strette di mano”, “evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri”, “pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol”. All’articolo 5, infine, le misure per gli esercizi commerciali, dal “distanziamento interpersonale” all”‘uso di guanti ‘usa e getta’ nelle attività di acquisto, particolarmente per l’acquisto di alimenti e bevande”.

DPCM: REGOLE PIÙ STRINGENTI PER ARRIVI E TRANSITI IN ITALIA – Ci sono poi regole più stringenti per chi arriva in Italia dall’estero, anche se per soggiorni brevi. Nella bozza del Dpcm che il premier Conte ha annunciato in conferenza stampa si legge infatti che “chiunque intende fare ingresso nel territorio nazionale, tramite trasporto di linea aereo, marittimo, lacuale, ferroviario o terrestre, è tenuto a consegnare al vettore all’atto dell’imbarco” una dichiarazione che indichi i motivi del viaggio (che devono essere sempre comprovate esigenze lavorative, necessità, salute), indirizzo completo dell’abitazione o della dimora in Italia dove sarà svolto il periodo di sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario e il mezzo di trasporto privato che verrà utilizzato per raggiungere la stessa; recapito telefonico anche mobile presso cui ricevere le comunicazioni durante l’intero periodo di sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario”.

Inoltre i vettori e gli armatori dovranno acquisire e verificare la documentazione “provvedendo alla misurazione della temperatura dei singoli passeggeri e vietando l’imbarco se manifestano uno stato febbrile, nonché nel caso in cui la predetta documentazione non sia completa”. Sono infine tenuti ad adottare le misure organizzative che assicurano in tutti i momenti del viaggio una distanza interpersonale di almeno un metro provvedendo anche, al momento dell’imbarco, a dotare i passeggeri, che ne risultino sprovvisti, dei dispositivi di protezione individuale. Lo stesso vale per chi debba fare ingresso in Italia per transiti e brevi soggiorni dovuti a motivi di lavoro.

UE – “L’Europa sta affrontando un’emergenza mai vista in tempi di pace. Alcune stime dicono che serviranno 1500 miliardi. Negli Stati Uniti il sostegno pubblico già ora è nell’ordine dei 2000-2300 miliardi, numeri mai visti in tempi di pace. Le proposte messe ieri sul tavolo dei ministri delle Finanze dell’Eurogruppo sono un primo passo verso la risposta europea. Il ministro Gualtieri ieri ha fatto un gran lavoro”, dice.

“E’ un primo passo che l’Italia giudica ancora insufficiente e su questo sono d’accordo col ministro Gualtieri. Bisogna lavorare per costruire qualcosa di ancora più ambizioso, la principale battaglia che l’Italia deve condurre sui tavoli europei è quella di un fondo che deve essere finanziato con una vera e propria condivisione economica dello sforzo, come ad esempio con gli eurobond, i famosi eurobond. Il fondo deve avere una potenza di fuoco proporzionata alle risorse di un’economia di guerra. Deve essere disponibile subito, se arriveremo tardi sarà una risposta insufficiente”, prosegue. “Sul tavolo sono stati messi strumenti significativi, ma il nostro strumento è l’eurobond, condurremo fino alla fine la nostra battaglia”, afferma.

Quindi il riferimento alla “nuova linea di credito destinata alle spese per la sanità collegata al Mes. Vedo che in Italia su questo punto, sin dalla notte, si è creato un dibattito legittimo e vivace. Il governo troverà l’opportunità per informare tempestivamente il Parlamento. E’ altrettanto importante che il dibattito si sviluppi con chiarezza. Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri, non è stato attivato la scorsa notte come falsamente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non è assolutamente così. Questo governo non lavora con il favore delle tenebre, l’Eurogruppo non ha firmato nulla e non ha istituito nessun obbligo: è una menzogna. Su richiesta di alcuni stati membri, non dell’Italia, l’Eurogruppo ha lavorato alla proposta di questa linea di credito collegata al Mes. Terzo punto: l’Italia non ha firmato nessuna attivazione del Mes, non ha bisogno del Mes, uno strumento totalmente inadeguato e inadatto all’emergenza. L’ho chiarito ai miei omologhi: l’Italia non ha bisogno del Mes, non lo ritiene adeguato”.

“C’è un intero paragrafo destinato ad accogliere la nostra prospettiva degli eurobond, non abbiamo ancora un regolamentazione concreta e dobbiamo ancora costruire questo strumento. Ma per la prima volta lo abbiamo messo nero su bianco e gli altri paesi hanno dovuto accettare di lavorare già da adesso per questo strumento affinchè sia immediatamente applicabile. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i cittadini italiani, le menzogne e le falsità ci fanno male e ci indeboliscono. Le falsità di questa notte rischiano di indebolire l’Italia”, dice ancora il premier. “Lotteremo per avere gli eurobond e spiegherò con forza al prossimo Consiglio europeo che la risposta comune o è ambiziosa o non è. Non firmerò finché non avremo un ventaglio di strumenti adeguati. C’è il rischio di non ottenere il risultato in tempi brevi? Se conoscete una scorciatoia, ditemela. Io devo andare al Consiglio europeo per lottare strenuamente, l’unica scorciatoia è andare lì e lottare con dignità affinché questo strumento sia adottato subito. E state tranquilli, ci saranno determinazione e coraggio”, dice battendo la mano sul tavolo.


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