La Cattedrale di Lamezia Terme, dedicata ai SS. Pietro e Paolo
29 giugno 2016
La Cattedrale di Lamezia Terme, dedicata ai SS. Pietro e Paolo

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Lamezia Terme, San Pietro e la leggenda della cipolla


Oggi, 29 giugno, si festeggiano i Santi Pietro e Paolo, capisaldi della fede cristiana e fondatori della Chiesa Cattolica. Pietro, il discepolo prediletto di Gesù e primo Papa, e Paolo, il grande testimone di fede convertito sulla via di Damasco, furono i primi a diffondere il Vangelo a tutti i popoli e non a caso sono i patroni della Capitale e di innumerevoli città italiane e straniere e alle loro figure sono legate varie leggende e tradizioni da nord a sud dello Stivale.

San Pietro è il patrono di fornai, costruttori di porti, macellai, pescatori, mietitori, cordai, orologiai, fabbri, calzolai, tagliapietre, costruttori di reti da pesca e di navi. Inoltre è patrono della longevità del popolo ed è invocato per intercedere in caso di rabbia, problemi ai piedi e febbre.

San Paolo invece è il patrono di cordai, cestai, giornalisti, missionari, vescovi e la fede popolare prevede che si invochi contro le tempeste di mare, i morsi di serpenti e contro la cecità.

Leggenda vuole che i Santi nelle loro predicazioni sostassero a Galatina in Puglia e si accorsero delle persone ammalate per il morso di un ragno. Decisero di insegnare perciò ai residenti il rito della Taranta, che guarisce dal male con l’acqua di un pozzo da loro benedetta e le ben note musiche e danze salentine.

Un’altra tradizione legata alle solennità dei due Santi è quella della fiera delle cipolle che si svolge ad Isernia, a Lamezia Terme e in altri paesi sia del nord che del sud Italia. Forse il legame tra il tubero e la festa dei Santi Pietro e Paolo è una leggenda che si tramanda da generazioni in cui si narra della madre di San Pietro che era molto cattiva e avara e nella sua vita aveva fatto un solo atto di generosità: il dono di una cipolla a una vecchia donna affamata.

Quando la madre di San Pietro morì, per non andare all’inferno supplicò il figlio ricordandogli di quell’unico atto di carità.

Il figlio San Pietro chiese a Gesù di salvarla e questi acconsentì, permettendo alla madre di aggrapparsi a una treccia di cipolla. Mentre la donna cercava di risalire dagli inferi, a questa treccia si aggrapparono anche altre anime, e lei cominciò a tirare calci e a scacciare le povere anime dannate. La treccia con il peso e il movimento dei calci non resse e la madre di San Pietro, per la sua cattiveria, ritornò nelle fiamme dell’inferno.

A Lamezia Terme la fiera della cipolla e dell’aglio rosa (altro importante e particolare prodotto dell’agricoltura locale) è una manifestazione antichissima, istituzionalizzata forse anche prima dell’Ottocento. Ricordiamo che la prima cattedrale di Nicastro era bizantina, probabilmente ubicata nella zona dell’attuale chiesa del Crocefisso e dedicata alla Madonna dell’Assunta, pare distrutta dai Saraceni.

Nella stessa zona fu poi edificata nel 1100 la seconda cattedrale di Nicastro, maestosa e in stile romanico, voluta dalla principessa normanna Eremburga, nipote di Roberto il Guiscardo, che la intitolò appunto a San Pietro e San Paolo, per sottolineare l’appartenenza della città alla chiesa di Roma e continuare nell’opera di latinizzazione dei territori.

All’epoca, in pieno medioevo, re e principi in occasione delle feste locali in genere religiose concedevano l’esenzione di dazi e gabelle, creando così occasioni di risparmio per i compratori che arrivavano anche dai paesi vicini e la fiera di una città come Nicastro doveva essere sicuramente importante.

Si suppone che, a Lamezia Terme come in altre città, la tradizione della vendita della cipolla alla fiera di San Pietro, che continua tuttora, nacque dalla necessità di commercializzare gli ottimi prodotti della fiorente agricoltura locale e poi l’immaginario collettivo e la fede popolare vi ha sovrapposto, nei secoli successivi, la leggenda legata ai culti del luogo.

Probabilmente anche la sede della fiera, che è tradizionalmente Piazza Mazzini, chiamata anche piazza d’Armi, è dovuta alla vicinanza della originaria ubicazione della cattedrale di Nicastro dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Questo edificio fu poi distrutto dal terremoto del 1638 e fatto ricostruire nel 1640 da monsignor Tommaso Perrone nell’attuale sede, sul corso Numistrano.
Annamaria Persico


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