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4 dicembre 2017

Storia, miti e leggende della Calabria e del Sud

Oggi è Santa Barbara: storia, leggenda e proverbi della martire del fuoco. La tradizione del ramo fiorito


Oggi, 4 dicembre, si celebra Santa Barbara, patrona dei Vigili del fuoco, della Marina e del Genio militare, dei geologi, dei montanari, dei minatori e degli architetti.
Venerata sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa, Santa Barbara viene invocata per proteggersi da fulmini e saette e in generale dal pericolo di morte improvvisa.

Tanti sono i proverbi e le preghiere legati a questa Santa: Se a Santa Barbara piove assai, altri quaranta dì aspetterai!, Santa Barbara benedetta, liberaci dal fuoco e dalla saetta!, Santa Barbara, piedi al fuoco e guardala!, La nostra vita è il fuoco, la nostra fede è Dio per Santa Barbara Martire! (dalla preghiera dei Vigili del fuoco).

In Calabria, in particolare a Filadelfia, se ne invoca la protezione durante i temporali: «Santa Barbara nn rumbati ca’ i puorti sunnu apierti, li candili su adumati, Santa Barbara nn rumbati».

Santa Barbara benedeta liberème de sta saeta (Veneto)
Santa Barbara ntu munti stava, di lampi e di trona nun si scantava, si scantava dill’ira di Diu, Santa Barbara amuri miu (Sicilia)

A Napoli si dice Comme Barbarea accussì Natalea, in riferimento alla situazione meteorologica del giorno di Santa Barbara che, secondo tradizione, sarà lo stesso nel giorno di Natale.

Ad Amalfi invece «Santa Barbara, affacciate affacciate ca mo passane ddoje carrozze, una ‘e acqua e una ‘e viento, Santa Barbara fa’ bon tiempo».

Santa Barbara nacque nel 273 d.C. in Asia Minore, per poi trasferirsi a Scandriglia, in provincia di Rieti, con il padre Dioscuro, un ricco pagano che aveva ricevuto dall’imperatore Massimo Erculeo vasti possedimenti in Sabina.

Barbara, che significa straniera, era bellissima, conduceva vita riservata e dedicata allo studio e presto si convertì alla fede cristiana. Richiesta in sposa da molti pretendenti, ella rifiutava sempre.

Quando il padre venne a conoscenza che la figlia si professava cristiana, fece di tutto per cercare di farla tornare al paganesimo, la portò anche dinanzi al Giudice e infine decise di ucciderla.

Secondo la tradizione cristiana, Santa Barbara fu percossa con le verghe che si trasformarono in piume di pavone, fu torturata col fuoco e subì tanti atroci tormenti dai quali uscì indenne, sino alla decapitazione per mano del padre, che però subito dopo fu incenerito da un fulmine.

Tutto ciò simboleggia la lotta del mondo pagano contro quello cristiano e il trionfo del Bene che vince sul Male.

Il culto di Santa Barbara è diffuso in tutta l’Italia e nel mondo e a lei sono legate molte leggende e tradizioni, in cui sempre la giovane martire simboleggia l’Amore e la Fede autentica e salva le popolazioni da varie calamità.

Una bella e antica usanza legata a Santa Barbara, diffusa un po’ in tutta Italia e anche in Calabria, particolarmente nel cosentino, vuole che il 4 dicembre, giorno a lei dedicato, si raccolgano dei rametti di latifoglie, si mettano nell’acqua e poi si pongano accanto al presepe per vederli fioriti a Natale.

Per perpetuare questo rito, basta raccogliere con cura, facendo alla base un bel taglio diagonale, rametti di ciliegio o anche di melo, pero, prugno, nocciolo, e anche gelsomino o biancospino. Portateli in ambiente riscaldato, immergeteli in una vaschettta piena di acqua tiepida e lasciateli così per una notte.

Il giorno dopo ponete i rami in un vaso con acqua a temperatura ambiente, sistematelo in un luogo luminoso e asciutto della casa, magari accanto al presepe, ricordandovi in seguito di cambiare l’acqua e di nebulizzare i rami con lo spruzzino un paio di volte a settimana.

Se il trattamento è stato efficace, sui rami entro un paio di settimane compariranno le gemme e una meravigliosa fioritura avverrà proprio nei giorni di Natale.
Annamaria Persico


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