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10 maggio 2016

News

Svolta green degli italiani a tavola: da +20% bio a +50% gluten free


​Dall’aumento del 50% degli acquisti di alimenti senza glutine all’incremento del 20% di quelli biologici senza l’uso della chimica fino al boom dei consumatori che chiedono la garanzia «Ogm free» e agli oltre 15 milioni di italiani che cercano prodotti a chilometri zero, è svolta green degli italiani a tavola nel 2015 per effetto di un deciso orientamento a fare scelte guidate oltre che dal prezzo, anche da attributi di salubrità e naturalità dei prodotti.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, secondo cui tale exploit è da ricondurre all’attenzione per il benessere, la forma fisica e la salute, oltre che alla crescente diffusione di intolleranze alimentari. Una tendenza in forte ascesa nonostante il sovraprezzo poiché – precisa la Coldiretti – il 70% degli italiani è disposto a pagare di più un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che garantisce l’assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno senza coloranti, secondo l’ultimo rapporto Coop.

Se gli acquisti di prodotti biologici confezionati fanno registrare un incremento record del 20 per cento, con più di un italiano su 3 che dichiara di acquistare cibi bio o naturali, sono quindici milioni le persone che – sottolinea la Coldiretti – mettono nel carrello prodotti locali a chilometri zero, mentre ad acquistare regolarmente prodotti tipici legati al territorio sono ben 2 italiani su tre secondo l’indagine Doxa per Coop.

La svolta verso la qualità riguarda anche i consumatori di «Made in Italy» alimentare all’estero con circa un prodotto alimentare italiano esportato su cinque che è «Doc», con il valore delle esportazioni realizzato grazie a specialità a denominazione di origine, dai vini ai formaggi, dalle conserve all’olio fino ai salumi, che rappresenta appunto il 21% del totale. Questi prodotti sono stati determinanti nel consentire all’Italia di raggiungere nel 2015 il record storico delle esportazioni agroalimentari di 36,8 miliardi, un valore che è praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni (+74%).

Con i prodotti originali sono però aumentate sui mercati esteri anche le imitazioni con l’agro pirateria internazionale che fattura sul falso «Made in Italy» a tavola 60 miliardi di euro nel mondo, quasi il doppio dei prodotti originali.

In testa alla classifica dei prodotti più taroccati – rileva la Coldiretti – ci sono i formaggi a partire dal parmigiano reggiano e dal grana padano, ma anche il provolone, il gorgonzola, il pecorino romano, l’Asiago o la fontina. Poi ci sono i nostri salumi più prestigiosi, dal Parma al San Daniele spesso «clonati», ma anche gli extravergine di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Se gli Stati Uniti sono i «leader» della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo.

A questa realtà però – conclude la Coldiretti – se ne aggiunge però una ancora più insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai Paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero «Made in Italy», perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta.


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