Com’è stato l’11 settembre di Tonio Cartonio? “Noi del cast della ‘Melevisione’ eravamo in studio per provare le puntate della nuova stagione. Ho questo ricordo dei monitor in studio, che trasmettevano quello che stava andando in onda su Rai Tre in quel momento. Vedemmo questo cambio improvviso di immagini. Ricordo una sensazione di estraneità: eravamo in un bosco magico, indossavamo dei costumi, eppure ci sembrò di essere catapultati in un altro mondo. Quando ho realizzato che non si trattava di un incidente, ma di qualcosa voluto dall’uomo, ho avuto paura. La stessa paura che ho provato l’anno scorso quando è scoppiata la pandemia, quando mi sono ritrovato chiuso da solo in casa: le immagini delle bare, il silenzio intorno”.
Cos’è successo dopo? “Ovviamente non abbiamo più registrato la puntata, ci siamo fermati tutti. Però ricordo che nessuno di noi è tornato in camerino a cambiarsi per tornare a casa“. Una scena quasi felliniana… “Esatto, le immagini delle Torri che crollavano, le parole dei giornalisti. Non riuscivamo ad andare via, avevamo bisogno di stare vicini. Come se fuori dallo Studio 2 potesse essere ancora peggio. Una sensazione davvero molto strana”.
“Voglio raccontare anche un episodio buffo”, prosegue Bertazzi. “Due anni fa abbiamo festeggiato i 20 anni della ‘Melevisione’ e in quell’occasione un ragazzo, in un post sui social, chiese: ‘Cosa faceva Tonio Cartonio con lo spago giallo in mano nella famosa puntata dell’11 settembre?’. Improvvisamente, tutti ricordavano uno spago giallo tra le mie mani. La cosa mi ha incuriosito. Così sono andato a fare una ricerca nelle teche Rai e ho scoperto che in quell’episodio non avevo nessuno spago giallo in mano. Quello che mi ha sorpreso è che, nonostante si trattasse di un ricordo sbagliato, nella memoria collettiva c’era questo spago giallo: un falso storico. Ciò dimostra come i social riescano a condizionare non solo il pensiero ma anche una memoria che dovrebbe essere quanto mai personale”.
Che effetto le fa rivedere quello spezzone, a distanza di vent’anni? “Avrei preferito essere ricordato per un momento più felice… Uscirono anche dei meme sul web che mi fecero molto arrabbiare: presero un pezzo della puntata in cui lanciavo un aeroplanino di carta, ‘montandolo’ sulle Torri che crollano. Faccio fatica a considerarlo black humour: di fronte a una tragedia che ha cambiato il nostro mondo, non lo trovo divertente”.
“Nelle testimonianze di questi giorni leggo anche dell’affetto da parte di chi allora era bambino e associa quell’evento a un momento brutto. Tra l’altro – racconta ancora Bertazzi – ho un ricordo simile della mia infanzia. Era il 1968, avevo 8 anni, e vidi al telegiornale l’avanzata dei carri armati sovietici a Praga per ‘spegnere’ la famosa primavera. Quelle immagini in bianco e nero mi colpirono tantissimo: io giocavo con i soldatini, ma vedere tutto questo sullo schermo, capire che quella era la realtà, mi mise molta paura. Ogni tanto mi affacciavo alla finestra per vedere se i carrarmati stessero passando anche a Chivasso…”.
(di Antonio Atte)