A vent’anni dalla sentenza definitiva, nulla è cambiato sulla costiera amalfitana. Uno dei più sciagurati interventi edilizi abusivi avvenuti sulla costiera amalfitana negli ultimi 30 anni, passato alla storia a livello nazionale come il criminoso «Sacco di Pogerola», continua a deturpare una delle più belle coste del mondo mettendo a rischio l’incolumità delle persone per l’alto rischio idrogeologico dell’area su cui è stato costruito. Nulla ha potuto contro la distruzione del territorio, lo scempio del paesaggio e il rischio permanente per la stessa incolumità degli abitanti del luogo.
Già nel dicembre 1988 Italia Nostra fece un esposto contro questo abuso smisurato. Oggi, a quasi 30 anni, il Consiglio delle sezioni della Campania di Italia Nostra e il Comitato «Pro Pogerola» tornano in campo: ne sollecitano l’abbattimento e lanciano una raccolta pubblica di firme su Change.org (www.change.org/p/sindaco-di-amalfi-il-sacco-di-pogerola) per chiedere che l’amministrazione comunale di Amalfi si decida a rispettare la legge e agisca a tutela del paesaggio, rispettando le normative vigenti e il buonsenso, provvedendo a demolire totalmente gli edifici abusivi, come imposto dalla sentenza definitiva di condanna.
La raccolta di firme punta a chiedere il rispetto della sentenza di abbattimento degli abusi edilizi, e rendere finalmente giustizia alla vallata di Pogerola, tuttora vittima di una delle più scellerate violenze ambientali avvenute sul territorio italiano e, di conseguenza, liberare il paesaggio dalle costruzioni abusive che da trent’anni lo deturpano ed eliminare i fattori di moltiplicazione del pericolo idrogeologico in un sito già di per sé ad alto rischio, garantendo la sicurezza alle persone che vivono nell’area interessata (che per molti aspetti è simile al territorio dove sorgeva l’Hotel Rigopiano).
La storia del «Sacco di Pogerola»
Verso la fine degli anni Settanta, l’amministrazione comunale di Amalfi (Salerno), città simbolo della costiera amalfitana, luogo turistico mondialmente rinomato, terra di peculiari ricchezze paesaggistiche, culturali, architettoniche e storiche, approvò un intervento edilizio di 250 appartamenti per quattro cooperative e l’Istituto autonomo case popolari. Il tutto, da realizzarsi interamente nella vallata di Pogerola: frazione collinare, ubicata a 300 m s.l.m.
Sin dall’inizio di quel massiccio insediamento, il comitato Pro Pogerola denunziò che dette opere andavano a sorgere su un’area paesaggisticamente vincolata dal 1955 e, soprattutto, su un suolo geologicamente instabile e già sede storica di luttuosi fenomeni franosi.
L’insistente impegno di quel comitato fece sì che l’operazione edilizia speculativa suscitasse l’attenzione della stampa e della tv nazionale. Sull’argomento si ebbero ben 15 interrogazioni parlamentari, e infine l’intervento della Procura della Repubblica di Salerno, la quale bloccò ogni attività edificatoria e rinviò a giudizio amministratori, tecnici comunali e altri.
Intanto, nel 2007, l’Autorità di Bacino Destra Sele, classificò l’intero territorio di Pogerola come aree ad alto rischio idrogeologico, categoria R4 e P4 e, quasi nello stesso periodo, l’Unesco dichiarò quel sito patrimonio dell’umanità!
Sempre a seguito delle insistenze del comitato Pro Pogerola e di Italia Nostra, la Regione Campania e, successivamente, il Comune di Amalfi, emisero ordinanza di abbattimento degli edifici abusivi ancora in rustico, ciò in osservanza a quanto già definitivamente accertato e dichiarato dalla Suprema Corte di Cassazione, con propria sentenza n° 27, del 12/01/1996.
Il 14 ottobre 2008 la cooperativa edilizia destinataria del suindicato provvedimento di abbattimento ha depositato il ricorso presso la 2ª Sezione del Tar di Salerno, ottenendo il 14 novembre 2008 la sospensiva del provvedimento. Il ricorso, mai discusso nel merito, è decaduto e a tutt’oggi gli edifici abusivi in rustico rimangono al loro posto.
(Fonte: Italia Nostra)